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giovedì 18 luglio 2024

ABROGARE L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
di Franco Astengo



In un momento di grandissima delicatezza per i già fragili equilibri costituzionali muovere una macchina organizzativa di grandi dimensioni come quella referendaria per obiettivi parziali tattici significherebbe mostrare sfiducia rispetto alla nostra capacità di mobilitazione e di conseguimento di un risultato - quello di respingere il ddl sull’autonomia differenziata - fondamentale per la prospettiva democratica del Paese. Al di là delle giuste ragioni di carattere giuridico (ed anche tattico) che pure fanno prevalere per questo tipo di scelta si tratta del nodo politico che va affrontato fino in fondo sul terreno della qualità della democrazia costituzionale che è necessario difendere e affermare. Si ricorda ancora l’importanza nel frangente delle categorie definite “No Lep” che collocano la vicenda ben oltre a quella fondamentale dell’equità e dell’uguaglianza formale ma nel pieno della prospettiva di collocazione strategica dell’Italia anche rispetto all’Europa (intervento in economia, finanza, fisco, ecc.). La richiesta di abrogazione totale risulterebbe inoltre in linea con la necessità di invertire la rotta da quella sciagurata rincorsa alle ragioni di altri che fu all’origine della modifica del titolo V della Costituzione nel 2001; analogo atteggiamento subalterno del resto fu tenuto anche in occasione del referendum del 2020 sul taglio nel numero dei parlamentari, scelta di cui stiamo pagando conseguenze molto amare. Naturalmente la scelta dell’abrogazione totale presenta rischi evidenti e necessità di un impegno straordinario, ricordando sempre le grandi difficoltà di mobilitazione dell’elettorato: ma non è possibile deflettere dal cercare un risultato che alla fine rappresenterebbe una vera alternativa.