EURONICS
NOVA: LAVORATORI A RISCHIO di Angelo Gaccione
Sempre
più lavoratori di Euronics Nova, appartenenti a quel gruppo della grande
distribuzione di elettrodomestici che noi clienti conosciamo sotto insegna
Euronics, rischiano di essere licenziati in vari luoghi d’Italia.
Le cronache
e gli allarmi sindacali ci dicono che sono già partiti provvedimenti di
licenziamento collettivo (per circa 600 lavoratori) dalla sede centrale del
Lazio. Riguardano i diversi rami del gruppo: KUS srl, Binova, Nova Casale, Nova
spa, tutti facenti capo a Euronics Nova. Società nata nel Lazio poco prima
degli anni ‘90 e approfittando di problematiche note ha acquisito nel 2019 la
maggior parte dei negozi di Euronics Galimberti, Euronics Castoldi e alcuni
negozi ex Trony, riassumendo anche gran parte del personale ivi presente
cambiando il classico contratto del commercio con contratto CISAL (che garantisce
poche tutele al lavoratore), espandendosi quindi anche in Lombardia, aprendo
anche nuovi punti vendita (tra gli altri quello all’interno di City Life),
ridando fiato a tutti quei lavoratori che si erano ritrovati disoccupati, ma
l’illusione è durata poco, già da qualche mese, iniziando dal Lazio con le
prime aperture di procedimento di licenziamento collettivo, si sta rivelando
una concreta realtà anche in Lombardia, con diverse chiusure di punti vendita e
l’apertura di procedure di licenziamento collettive anche qui: KUS srl e Binova
e Nova spa (circa 200 dipendenti). Quando si parla di lavoratori non bisogna
mai dimenticare che si tratta di famiglie, dunque di migliaia di persone, cioè
di vite umane. E naturalmente di mutui, di spese sanitarie, di affitti, di
bollette, di figli che frequentano le scuole, di coesione sociale e via
enumerando. Se ci soffermassimo su tutto questo, forse valuteremmo con maggiore
attenzione quello che astrattamente definiamo “piani di ristrutturazione”. E se
li chiamassimo “piani per la dignità delle persone”? I sindacati si stanno
muovendo per cercare soluzioni e trattative, e soprattutto capire le loro
intenzioni, ma vengono puntualmente ignorate in quanto ritenuti non
rappresentativi. A Milano tra gli altri, è già stato chiuso il negozio di via
Solari, da poco ristrutturato, con la motivazione di mancato accordo per
rinnovo d’affitto ricollocando i dipendenti (provvisoriamente) in altri punti
vendita senza il giusto preavviso, stessa cosa con le stesse motivazioni anche
altri punti vendita sempre qui in Lombardia, speriamo non venga chiuso quello
di corso Lodi, qui in Porta Romana, centralissimo e molto frequentato da tanti
milanesi e non. Personalmente lo frequento per le mie spese da quando era
ancora gestito dalla famiglia Castoldi. Vi trovavi sempre di tutto oltre ad un
personale preparato ed estremamente disponibile. Questo negozio con le sue
vetrine affacciate su corso Lodi e a due passi dalla metropolitana, non ha mai
avuto particolari problemi, grazie alla posizione e alla clientela fidelizzata.
Le difficoltà recenti dei punti vendita lombardi pare riguardino l’approvvigionamento
di merci che rimangono stranamente stoccate nei magazzini romani e che non
viene consegnata e distribuita. Se così è, è un ottimo alibi per giustificare
un mancato guadagno. Un peccato per noi clienti e soprattutto per i lavoratori
perché si tratta di una buona realtà commerciale. Quello di corso Lodi messo in
piedi da Bruno Castoldi è sul mercato dagli anni ’90. È sempre stato uno dei
negozi più vivaci e frequentati della città, e ha continuato ad esserlo anche
con la nuova insegna di Euronics Nova quando fu rilevato nel settembre del 2019
dalla nuova proprietà, malgrado il Covid. Ora si vuole ristrutturare, ma
ristrutturare dovrebbe voler dire prendere atto degli errori e rimediarvi con
intelligenza, senza sprecare risorse umane fatte di competenza, esperienza,
legami affettivi con l’azienda e con i clienti. Speriamo di essere smentiti dai
fatti, come cliente e fruitore, se dovesse scomparire ne sarei molto deluso.
ULTIMORA Quel che si paventava si è
avverato con l’invio di una lettera da parte dell’azienda Nova Spa di aprire un
provvedimento di licenziamento collettivo tra Lombardia e Lazio per 243 lavoratori
su un totale di 438 (praticamente oltre il 50%), persone ritenute in esubero,
tra questi sono menzionati anche i dipendenti di corso Lodi a Milano. A questo
punto non si tratta più di focalizzare l’attenzione su un unico punto vendita
come quello di corso Lodi da noi menzionato, ma su centinaia di lavoratori e di
famiglie che si troveranno di punto in bianco senza lavoro e a dover fare i
conti con una situazione difficile personale e sociale non indifferente. Sarà
necessario quanto prima analizzare tutte le cause che hanno portato questa
azienda alla soglia del fallimento.