Firenze liberata, da riliberare Com’è andata stamani? Inutile dire del caldo. Firenze è ‘in bùha’, si sa: sempre prima in
classifica in questa stagione. Ma merita segnalare un’attenuante: solo alla
fine delle tre ore di ‘provocazione’, a mezzogiorno, l’ombra ha definitivamente
abbandonato le scalinate dell’ingresso ovest della stazione. Giusto in tempo
per riarrotolare i cartelli, con Francesco, e concederci un’acqua tonica e un
orzo ritempranti dal Gamberini. Alle nove, di stanziali ci sono solo i ragazzi
dell’Esercito e della Questura che presidiano con discrezione. Dopo una decina
di minuti che hanno potuto indovinare chi sono vedendo cosa indosso, ci provo,
a passargli il volantino. ‘Non possiamo…’, declinano sorridendo, col tono
garbato e anche un po’ triste di chi sa di dover sopportare limiti un po’
anacronistici. Ma colgo nello sguardo una manifestazione nitida di simpatia e
di condivisione. Che fa bene al cuore. Sui restanti centosettanta minuti non
c’è molto da dire. Un continuo via-vai, anzi
arranca-arranca, di turisti di ogni colore, età e corporatura alle prese col
compito improbo di caricare su, o accompagnare giù, maxi-trolley da viaggio,
chi persino due o tre a testa… si può capire con quale entusiasmo possono mai
fermarsi a discorrere di carrarmati e ferrovie. E li aspettano, chi entra,
anche motivi aggiuntivi di affanno, in questo agosto che i treni si sono
incartati, e non solo quelli dell’alta velocità: progressivi ritardi anche sui
regionali per l’aeroporto di Pisa, senza neppure servizi bus sostitutivi!
Francesco
Però non proprio tutto è
andato sprecato. Chi aveva uno scampolo di
tempo ha potuto almeno intravedere, e magari arrivare a conoscere più
approfonditamente, qualcosa di cui praticamente nessuno è a al corrente.
Provetti attivisti per la pace ignoravano, mi racconta Francesco che presidia
col cartello in francese la seconda rampa di scale, il bel programma di
avventure militari che la Rete Ferroviaria Italiana ha deciso di condividere
con Leonardo (non esattamente quello ‘da Vinci’). Fortuna vuole che abbia
incrociato casualmente lo sguardo di quest’uomo che pare affrettarsi verso il
binario. Una rapida occhiata di riconoscimento reciproco, e sì, dev’esser lui,
e provo a pronunciare il nome: conferma! È il pubblico ministero che ho
idolatrato per anni: la requisitoria sugli scempi provocati dai cantieri TAV in
Mugello negli ultimi anni del secolo scorso, e nei primi di questo, è un
modello di cultura giuridica, capacità di indagine, profondità etica ed efficacia
comunicativa. Li abbiamo metodicamente raccolti, gli stralci più significatici,
in 26 pillole. Correva l’anno 2008. Si celebrava presso il
Tribunale di Firenze il processo iniziato quattro anni prima, e Idra era parte
civile. “Sotto i riflettori del procedimento -
scrivemmo in premessa - sono
non soltanto somme cospicue del bilancio pubblico nazionale, beni ambientali
rari e risorse territoriali preziose, ma anche valori fondanti della nostra
democrazia, della nostra stessa civiltà giuridica”. Insomma, bruciante
attualità! Perciò avevamo provato a proporre a Marco Paolini di utilizzare
quella requisitoria come canovaccio di una sorta di nuovo ‘Racconto del Vajont’.
Un’orazione civile che avrebbe certo fatto tanto bene alla Firenze di oggi. Ma
fu un treno che perdemmo: Paolini era ormai impegnato per anni e anni a venire.
E così, come è buona norma nel nostro straordinario Paese, adesso si buca
Firenze dimenticando la lezione del Mugello. Chissà
se di questa ‘evoluzione’ delle Ferrovie direzione armamenti, mi viene da
pensare, l’attento magistrato ha notizia.
Sicuramente, però, sono informazioni che quanto meno cadono in buone mani.
Nella tipica maglia gialla
della Seleção
Brasileira in mezzo a un folto gruppo di connazionali fermi per una sosta in cima
alle scale, una giovane moretta ha colto al volo l’opportunità di esibire il
suo buon francese regalando a noi il piacere di restituire tutta l’informazione
possibile all’emisfero australe. ‘Cariocas?
Paulistas?’ ‘Bahianos!’,
esclamano fieri in coro!
C’è anche
chi si avvicina apposta per averlo, il manifestino, decisamente incuriosito.
Ringrazia, torna indietro verso l’ingresso della stazione, e dopo un’occhiata
lo ripiega in quattro e se lo mette in tasca. Forse aspetta qualcuno, perché
rimane lì ancora qualche minuto. Poi, magia, lo riestrae e se lo legge con
cura. Così come, vera sorpresa, questo ragazzino che fa la guardia a una
valigia insieme a una coetanea. Me lo viene a chiedere, il volantino, con un
tono meravigliosamente educato. Ci resto secco! ‘Ma che
bravo che sei!’, gli fo. ‘Da dove vieni?’ ‘San
Miniato!’ ‘Ah, San
Miniato!’ e mi torna in mente in automatico quel capolavoro dei Fratelli
Taviani, La
notte di San Lorenzo’. Ieri, per
l’appunto. Ieri come nel ’44. Quando, anche allora, il 10 agosto di San Miniato
precedeva l’11 agosto di Firenze. E ‘quest’atomo opaco del Male’ dava la peggior prova
di sé nel dramma della campagna toscana come sui ponti minati di Firenze. ‘E lei, è una
tua amica?’ ‘È mia
sorella, gemella!’ Stupendi! ‘In che classe
siete?’ ‘Seconda
media.’ ‘E che lingue
studiate?’ ‘Inglese e
francese.’ ‘E allora a
te te lo darò in francese, così ti eserciti’, e passo una copia alla sorella. In breve, spiego loro a
voce di che si tratta. Che oggi è un giorno di festa, a Firenze, perché 80 anni
fa la seconda guerra mondiale guerra cominciava finalmente a finire. E che
conviene stare in guardia: c’è gente birbona che ha strane preferenze: torna a
preferire le guerre al pane… ‘Ma voi, chi aspettate?’ ‘La mamma.’ E intanto, con ammirevole
cura, leggono. Da un foglio di carta. Non da uno schermo. Dopo un po’, la mamma
arriva. Si organizzano per distribuirsi le valigie, e li vedo scivolare in
stazione prima di avere il tempo di congratularmi con lei e coi suoi cuccioli, e salutarli.
Sono venuti a trovarmi
anche Fabrizio e Luciana. È tanto che non ci si rivedeva. Rifacciamo il punto
sul tempo trascorso, sulle riflessioni maturate, sulle cose in ponte. A partire
dai due appuntamenti proposti a ottobre sull’impatto del digitale nelle scuole,
l’11 al circolo ‘25 aprile’ e il 15 al circolo ‘San Niccolò’. Perché è da lì,
dai nostri bambini e ragazzi sotto attacco elettronico concentrico, che
conviene forse cominciare a riannodare i fili delle relazioni e delle
consapevolezze…