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venerdì 27 settembre 2024

VERSO LA GUERRA ATOMICA
di Franco Continolo

 
Ieri solo tre giornali, il Sole 24 Oreil Fatto Quotidiano e la Stampa, hanno dato notizia con titoli in prima pagina dell’ammonimento di Putin – il titolo della Stampa, l'unico seguito dalle parole iniziali del commento – quello di una professionista dell’antiputinismo – è un esempio di superidiozia giornalistica: "Lo zar spalle al muro alza ancora la posta”. Il riferimento è al breve discorso con il quale mercoledì il presidente russo ha introdotto il Consiglio di Sicurezza dedicato alla revisione della dottrina della deterrenza nucleare. Si tratta di un ammonimento, e di un ammonimento molto tempestivo, perché è rivolto a Washington mentre è in corso la visita del fantoccio Zelensky, il quale, come si sa, avendo ormai esaurito le forze, vuole l’escalation e un più diretto coinvolgimento della NATO. L’ammonimento consiste nel minacciare l’uso dell’atomica anche nel caso di attacco non nucleare NATO; esso si aggiunge a quello di San Pietroburgo, con il quale il presidente spiegava perché l’impiego dei missili a lungo raggio contro la Russia rappresenti un attacco NATO. Siamo dunque a un passo dalla guerra nucleare, e il giornalismo mainstream, non solo nostrano, sottovalutando l’ammonimento, dà prova ancora una volta di asservimento e di irresponsabilità. La lodevole eccezione è Barbara Spinelli che, pur senza fare diretto riferimento all’ammonimento di Putin, denuncia la superficialità, l’incoscienza, con la quale il mondo, sotto la spinta degli Stati Uniti, dell'UE e di Israele, marcia spedito verso la catastrofe nucleare. Disarmo, nucleare in primis, è ormai una parola in disuso, dopo che Washington ha smantellato, uno alla volta, i trattati che avevano portato prima alla Distensione, poi alla fine della Guerra Fredda. Disarmo è una parola assente nella campagna elettorale americana, nota il Bulletin of the Atomic Scientists, che propone i suggerimenti di 9 esperti ai giornalisti per sollecitare il dibattito su una questione vitale. E, con l’eccezione del segretario generale, disarmo è una parola assente anche nell’aula dove si svolge l’Assemblea annuale delle Nazioni Unite. Qui il tono è dato dalle (abituali) fesserie di Baiden. Altri tempi e altra America quella di John Kennedy, il cui discorso del 1961 ha al centro il disarmo nucleare. Il valore di queste parole è accresciuto dal fatto che il presidente era ancora un “cold warrior”, come si può vedere dai giudizi sul Sud Est asiatico e su Berlino. Sarà poi la volontà di cambiare rotta in Vietnam uno dei moventi probabili dei suoi assassini – il criminale Johnson darà via libera immediata all’escalation. Probabile è anche che i mandanti dell’assassinio di Dag Hammarskjold, il segretario generale dell’ONU perito durante una missione di pace in Congo, al quale Kennedy rivolge un commosso omaggio, siano gli stessi del presidente. Sono due assassinii che segnano un cambiamento epocale per la democrazia americana e per il mondo, da allora sotto il giogo del deep state”.