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venerdì 28 febbraio 2025

GUERRA ED ECOCIDIO
di Alfonso Navarra


Il collegamento tra disarmo e giustizia sociale e ambientale è il coniglio che estrarrà dal cilindro l’assemblea di ICAN il 2 marzo, a New York, riunione che precede il Terzo meeting ONU dei firmatari del Trattato di proibizione delle armi nucleari? Il tema sembra maturo. Ad esempio, il New York Times di Sunil A. Amrith sostiene che l’ecocidio è diventato inseparabile dal conflitto militare. (Il termine fu varato nel 1970 di fronte alle distruzioni attuate con l’uso dei defolianti nell’intervento USA in Vietnam). L’articolo contiene dati sulle emissioni di gas serra nella guerra ucraina e la stima del 5,5% del “world’s military carbon footprint”. Ne risulta confermato il nostro obiettivo di attivisti ecopacifisti, quando Disarmisti esigenti & partners mandiamo delegazioni alle COP sul clima: bisogna includere le attività militari quando si stabiliscono i target per le riduzioni di CO2. L’articolo suggerisce che riparare il nostro ecosistema danneggiato può diventare un attivo veicolo per la pace. In realtà dovremmo essere ancora più radicali: è vitale riconoscere che non possiamo più permetterci alcun conflitto, per qualsiasi motivo, in forma bellica. E questa presa d’atto non è dogmatismo da nonviolenti ideologici, è intelligente e pragmatica rispondenza alla realtà delle cose. La massima di Papa Francesco, non di esclusiva del mondo cattolico, ma patrimonio delle organizzazioni centenarie come la War Resister International, ci aiutano a inquadrarla: “Oggi non esistono guerre giuste, la guerra è sempre una sconfitta”.