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domenica 2 febbraio 2025

JOE WRIGHT E M. IL FIGLIO DEL SECOLO  
di Luigi Mazzella



Anni fa avevo visto con grande interesse e apprezzamento L’ora più buia di Joe Wright che seguiva le vicende di Winston Churchill all’inizio della seconda guerra mondiale. È con il medesimo interesse, quindi, che ho seguito in streaming il serial televisivo dello stesso regista M: il figlio del secolo sul primo Mussolini, interpretato da un Luca Marinelli, costantemente sopra le righe, più macchietta che personaggio. Ho tentato di capire i motivi della scelta di regia. Wright nasce nell’ambiente del Teatro di marionette di Islington e l’influenza su di lui esercitata dai genitori (fondatori appunto del Little Angel Theatre) in questa sua opera si coglie tutta. Sullo schermo si muovono burattini tra finte quinte teatrali e cupi, "sfuocati" e incerti scenari di sapore espressionista. Il tutto quanto si conviene a una rappresentazione che non vuole apparire realistica, nonostante il riferimento a una realtà che è stata invece molto vera e pesantemente tragica. Al di là degli aspetti spettacolari, certamente originali ma piuttosto discutibili, il serial riesce a dare una rappresentazione degli effetti cruenti di un violento fanatismo politico tendente all’instaurazione di una dittatura, secondo la previsione di Albert Camus de L’Homme révolté.
Nel caso specifico del serial si tratta dei fascisti” e libro e film sono stati probabilmente ispirati dagli ultimi eventi italiani, quando la bionda trasandatezza e l’inseguita (e mai raggiunta) eleganza di abbigliamento di una pulzella della periferia romana è giunta al potere in un Paese con la stessa minoranza di elettori che consentì al Duce di Predappio tutto ciò che ben dovrebbero ricordare gli Italiani non proprio a digiuno di notizie storiche.
Il focus del serial non può far dimenticare che i “pupari” dell’Occidente utilizzano, per i loro interessi, tutte le utopie inventate da maestri religiosi o filosofici; non solo quelle fasciste. Il clima di faziosità che riescono a introdurre nei Paesi detti “democratici” va a loro vantaggio, quando decidono “il cambio dei cavalli” per la loro “corriera”.



Perché faziosità? Fazioso è chi sostiene senza obiettività e con la mancanza di ogni senso critico il proprio partito politico o la propria tesi ideologica, l’interesse sciovinistico del proprio Paese animato, com’è, da forte spirito di parte. Usualmente, il fazioso attribuisce al partito o alla tesi avversa tutte le negatività che la critica più feroce ritiene di riscontrare nelle posizioni combattute; al partito o alla tesi di cui è “fan”, assegna, invece, tutte le qualità “meravigliose ed eccezionali” illustrate dalla “propaganda” che è, notoriamente, una falsa rappresentazione della realtà adottata da chiunque sappia di affermare fini che sono chiaramente di parte. Detto questo v’è da aggiungere che in un clima culturale contrassegnato dalla presenza massiccia e prevalente di concezioni assolutistiche (è questa la verità e non altre), di intolleranze religiose (Dio è uno ed è solo il mio e non quello di altri) o ideologiche (un popolo amato da Dio deve governare il mondo o l’eguaglianza dev’essere universale), di autoritarismi impliciti in ogni preteso possessore del Verbo la faziosità è la norma: la regola sovrana che impera in una collettività di fanatici che trascorrono la loro vita impegnandosi in grande parte, a scovare e rintracciare avversari per metterli alla berlina.
La faziosità, inoltre, colpisce ricchi e poveri, maschi e femmine, potenti e quidam de populo; si avvale di un linguaggio da caserma ma può anche avvalersi di una prosa elegante e forbita; coinvolge persone stupide ma anche colte (e intelligenti soltanto per ciò che riguarda la cognizione di saperi specifici). La faziosità, infine, è un male che se non è trasmesso dai cromosomi si acquisisce rapidamente con l’insegnamento di genitori, docenti, predicatori faziosi.
C’è di peggio: la faziosità non risparmia neppure le cosiddette Istituzioni, sacre e profane, che sono pur sempre espressioni di una collettività umana che se è faziosa non può darsi da sola equanimità, equidistanza e distacco dalle passionalità condivise. Naturalmente v’è chi si impone di non soggiacere a una visione faziosa delle cose, ma è difficile che ritenga tale (cioè fazioso) un punto di vista in cui è stato abituato a credere.



Ergo: in Occidente la faziosità è ineliminabile e fino a quando gli abitanti della parte ovest del pianeta continueranno a “credere” in ciò che si propina loro come atto di fede (religiosa o politica) anziché a “pensare” con la propria testa, facendo affidamento solo sulla ragione… lo spettacolo offerto al mondo sarà quello della rissa permanente, con scontri feroci (non sempre solo verbali), ingiurie violente  ed epiteti infamanti, carte bollate, iniziative pubbliche (amministrative o giudiziarie) e private, in un “crescendo” più che “rossiniano” parossistico e manicomiale. 
Domanda: si può ritenere “fazioso” anche il serial di Joe Wright, ritenendo che la messa in scena del libro di Scurati sarebbe stata meno burattinesca se il fascismo si fosse sviluppato in Inghilterra dove il “germe” era peraltro penetrato persino negli ambienti e negli alti ranghi della Corte?