JOE WRIGHT E M. IL FIGLIO DEL SECOLO di Luigi Mazzella
Anni fa
avevo visto con grande interesse e apprezzamento L’ora piùbuia di Joe
Wright che seguiva le vicende di Winston Churchill all’inizio della seconda
guerra mondiale.È con
il medesimo interesse, quindi, che ho seguito in streaming il
serial televisivo dello stesso regista M: il figlio delsecolo sul
primo Mussolini, interpretato da un Luca Marinelli, costantemente sopra le
righe, più macchietta che personaggio. Ho tentato di capire i motivi della
scelta di regia.Wright
nasce nell’ambiente del Teatro di marionette di Islington e l’influenza su di
lui esercitata dai genitori (fondatori appunto del Little Angel
Theatre) in questa sua opera si coglie tutta. Sullo schermo si muovono
burattini tra finte quinte teatrali e cupi, "sfuocati" e incerti
scenari di sapore espressionista. Il tutto quanto si conviene a una
rappresentazione che non vuole apparire realistica, nonostante il riferimento a
una realtà che è stata invece molto vera e pesantemente tragica.Al di là degli aspetti spettacolari, certamente
originali ma piuttosto discutibili, il serial riesce a dare una
rappresentazione degli effetti cruenti di un violento fanatismo politico
tendente all’instaurazione di una dittatura, secondo la previsione di Albert
Camus de L’Homme révolté. Nel caso specifico del serial si tratta dei fascisti” e libro e film sono
stati probabilmente ispirati dagli ultimi eventi italiani, quando la
bionda trasandatezza e l’inseguita (e mai raggiunta) eleganza di abbigliamento
di una pulzella della periferia romana è giunta al potere in un Paese con la
stessa minoranza di elettori che consentì al Duce di Predappio tutto ciò che
ben dovrebbero ricordare gli Italiani non proprio a digiuno di notizie
storiche. Il focus del serial non può far dimenticare che i “pupari” dell’Occidente
utilizzano, per i loro interessi, tutte le utopie inventate da maestri
religiosi o filosofici; non solo quelle fasciste.Il clima di faziosità che riescono a introdurre nei Paesi detti
“democratici” va a loro vantaggio, quando decidono “il cambio dei cavalli” per
la loro “corriera”.
Perché faziosità? Fazioso è chi sostiene senza obiettività e con la
mancanza di ogni senso critico il proprio partito politico o la propria
tesi ideologica, l’interesse sciovinistico del proprio Paese animato, com’è, da
forte spirito di parte.Usualmente,
il fazioso attribuisce al partito o alla tesi avversa tutte le negativitàche la critica più feroce ritiene di riscontrare nelle
posizioni combattute; al partito o alla tesi di cui è “fan”, assegna,
invece, tutte le qualità “meravigliose ed eccezionali” illustrate dalla “propaganda”
che è, notoriamente, una falsa rappresentazione della realtà adottata da
chiunque sappia di affermare fini che sono chiaramente di parte.Detto questo v’è da aggiungere che in un clima
culturale contrassegnato dalla presenza massiccia e prevalente di concezioni
assolutistiche (è questa la verità e non altre), di intolleranze religiose (Dio
è uno ed è solo il mio e non quello di altri) o ideologiche (un popolo amato da
Dio deve governare il mondo o l’eguaglianza dev’essere universale), di
autoritarismi impliciti in ogni preteso possessore del Verbo la faziosità
è la norma: la regola sovrana che impera in una collettività di fanatici che
trascorrono la loro vita impegnandosi in grande parte, a scovare e
rintracciare avversari per metterli alla berlina. La faziosità, inoltre, colpisce ricchi e poveri, maschi e femmine,
potenti e quidam de populo; si avvale di un linguaggio da caserma ma può
anche avvalersi di una prosa elegante e forbita; coinvolge persone stupide ma
anche colte (e intelligenti soltanto per ciò che riguarda la cognizione di
saperi specifici). La faziosità, infine, è un male che se non è trasmesso
dai cromosomi si acquisisce rapidamente con l’insegnamento di genitori,
docenti, predicatori faziosi. C’è di peggio: la faziosità non risparmia neppure le cosiddette
Istituzioni, sacre e profane, che sono pur sempre espressioni di una
collettività umana che se è faziosa non può darsi da sola equanimità,
equidistanza e distacco dalle passionalità condivise. Naturalmente
v’è chi si impone di non soggiacere a una visione faziosa delle
cose, ma è difficile che ritenga tale (cioè fazioso) un punto di
vista in cui è stato abituato a credere.
Ergo: in Occidente la faziosità è ineliminabile e fino a quando gli
abitanti della parte ovest del pianeta continueranno a “credere” in ciò che si
propina loro come atto di fede (religiosa o politica) anziché a “pensare”
con la propria testa, facendo affidamento solo sulla ragione… lo spettacolo
offerto al mondo sarà quello della rissa permanente, con scontri feroci (non
sempre solo verbali), ingiurie violente ed epiteti infamanti, carte
bollate, iniziative pubbliche (amministrative o giudiziarie) e private, in un
“crescendo” più che “rossiniano” parossistico e manicomiale. Domanda:si può ritenere “fazioso” anche il serial di
Joe Wright, ritenendo che la messa in scena del libro di Scurati sarebbe stata
meno burattinesca se il fascismo si fosse sviluppato in Inghilterra dove il
“germe” era peraltro penetrato persino negli ambienti e negli alti ranghi della
Corte?