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domenica 16 febbraio 2025

LA QUERCIA DI GOETHE
di Gabriele Scaramuzza



Per una genealogia dei campi di sterminio
 
Tracciare una genealogia critica dei campi di sterminio: tale è l’intento di Franco Sarcinelli nell’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz. Un intento necessario, benvenuto anzi, condotto con l’ampiezza culturale e l’acribia che caratterizza l’autore, ma anche con la sua sensibilità che possiamo ben chiamare “umana”. Vi sono due fotografie nel testo, e si riferiscono ad Auschwitz. Ma in gioco è l’intero universo dei Vernichtungslager: tornano in mente non solo Treblinka, Sobibor, Chelmno, Belzec, Majdanek, ma soprattutto Buchenwald, che può essere considerato un caso unico nel suo genere, ed esemplare: Jedem das Seine sta scritto all’ingresso (al posto del più scontato Arbeit macht frei). È vicino a uno dei centri pulsanti della civiltà tedesca, Weimar, e contiene al proprio interno la perturbante “quercia di Goethe”, emblema della assurdità dei campi. Perché proprio sulla collina dove passeggiava Goethe, a pochi minuti dalla città, è poi stato collocato uno dei Lager più devastanti.  
Riprendo qui quanto ho sostenuto in Non dimenticare il meglio (“Scelte”, Mimesis, Milano-Udine 2021, pp. 9-17). Non basta ricordare, è necessario, assolutamente, non farne una stanca e insipida cerimonia; pena la perdita di ogni sapore del passato e di ogni presa sul presente. Occorre qualcosa che dal di dentro animi la memoria, la sorregga, le dia senso; e questo può ben essere simbolizzato dalla musica: il 27 gennaio è anche la data della nascita di Mozart e della morte di Verdi. Per questa via il Giorno della Memoria può esser vissuto non solo come giorno del grande peggio; ma anche come giorno di una possibile rinascita; chi vuol ricordare è mosso esclusivamente da tristezza e lutto? Una coincidenza per certi versi inquietante può trasformarsi in una chance: per ricordare i valori che sorreggono e rendono possibile la memoria. Perché si traduca in un giorno di riscatto, di impegno a vivere, di ritrovamento di valori: l’ultimo libro di Liliana Segre ha per titolo Ho scelto la vita, e la musica per me è un grande aiuto a ritrovare motivi di questa scelta. Ricordare sì, ma non come obbligo imposto, vuoto rituale: le celebrazioni non devono ricadere in una routine stantia, vuota, privo di quel “principio Speranza” che solo può dar loro senso. Mozart e Verdi danno pur carne al 27 gennaio. “Vergiβ das Beste nicht!”: “Non dimenticare il meglio!” ci raccomanda Walter Benjamin, e l’esortazione, aggiunge, proviene “da una quantità infinita di antichi racconti, senza tuttavia che appaia mai in alcuno di essi”. E conclude: “la dimenticanza riguarda sempre il meglio, poiché riguarda la possibilità della salvezza”.   
Per conto nostro - per chi come noi “ha scelto di vivere”, e di tener vivo ciò che ci ha permesso questa scelta - continuiamo a sentir musica, a frequentare la Scala, come fa Liliana Segre. Idealmente in sua compagnia, finché sarà possibile.  
Quanto a Franco Sarcinelli, ciò che sorregge la sua ricerca si ritrova nel suo recente, impegnativo, Essere umano. Per un’etica del ben-essere (Mimesis, Milano-Udine 2024), dove sono da segnalare anche la prefazione di Alberto Frigo, La presunta banalità del bene e la postfazione di Fabio Fossa, Le domande dell’essere umano e le risposte dell’intelligenza artificiale. È da ascrivere a merito di questo libro il coraggio di tornare ancora una volta (e perché immer wieder si riprenda) al termine “umano”, per tanti versi usurato e compromesso - “com’è umano lei”, dice Fracchia al superiore che lo schiaccia. E soprattutto il coraggio di riproporre domande considerate vane e “inattuali”, eppure così incombenti, circa l’essenza e il destino dell’uomo. Sta qui quanto dà senso alla ricerca sullo sterminio nazista, mille volte tentata e quest’anno di nuovo condotta, con partecipata sensibilità, da Franco Sarcinelli.


 
Franco Sarcinelli
Vita e morte nei campi di sterminio.
Dall’ascesa del nazismo al compimento della Shoah
Mimesis, Milano-Udine 2025
Pagine 312, € 22.