Il modello militar-energetico. Non è il
caso di tirar giù conclusioni affrettate: ma si pongono diversi interrogativi
al riguardo della vicenda della petroliera Sajewell (bandiera maltese, armatore
greco) a bordo della quale venerdì scorso mentre si trovava nella rada Savona -
Vado sono avvenute esplosioni che la magistratura ipotizza potrebbero essere
conseguenza di atti terroristici. Si è così determinata una situazione che pone
oggettivamente interrogativi assolutamente pressanti anche rispetto al modello
di presunto sviluppo che si sta cercando di proporre all’intero Ponente Ligure:
territorio che si vorrebbe piegare a un complesso di servitù di diverso tipo
collocate però complessivamente sul terreno militar-energetico. In un quadro
che viene definito “nebbia da guerra” il ‘Corriere della Sera’ pubblica oggi un
ampio articolo firmato da Guido Olimpio e Andrea Pasqualetto: in quel testo si inserisce
la vicenda della Sajewell in un intrigante contesto, la Sajewell potrebbe far
parte di una presunta flotta fantasma russa messa in circolazione al fine di
superare fraudolentemente le sanzioni conseguenti all’invasione dell’Ucraina e
relativa guerra in corso. Una vicenda che ovviamente la magistratura seguirà
traendone le conseguenze che deriveranno dalle indagini: il fatto che tutto ciò
sia avvenuto nella (tormentata) rada Savona- Vado non può però che stimolarci
alcune osservazioni riguardanti il destino economico, produttivo, ambientale
del Ponente Ligure.
Dopo aver chiuso la tragica
vicenda del rapporto lavoro/ambiente che ha dilaniato per decenni la Val
Bormida e il Vadese con una pressoché completa desertificazione industriale
lasciando una striscia irrisolta di aree dismesse, non bonificate e non
utilizzabili (questione sulla quale, tra l’altro, si è infranta l’idea priva di
progetto dell’area industriale di crisi complessa) la prospettiva della
striscia di terra che dal ponente genovese passa per l’area centrale della
regione e arriva a sfiorare (stabilimento Piaggio di Villanova d’Albenga) la
zona a più intensa densità turistica che va da Alassio a Ospedaletti sembra
essere legata a una sorta di modello militar-energetico sulla cui prospettiva
di realizzazione andrebbe aperto subito una discussione di fondo. Una discussione
che andrebbe anche estesa al tema infrastrutturale riguardante porti, strade,
ferrovie sia sul nodo di Genova, sia rispetto alle esigenze di uscita dall’isolamento
e del rapporto con il Nord-Ovest da parte dell’area centrale (appunto
Savona-Vado).
Riassumiamo per comodità d’esposizione: a) acquisizione da parte del
gruppo turco Baykar degli stabilimenti Piaggio di Sestri Ponente e di Villanova
d’Albenga (circa 800 dipendenti) consostanziale spostamento della produzione
verso il militare (droni d’attacco, aerei senza pilota). Militare che si
rivelerebbe come un vero e proprio “punto di missione”. Il ministro Arso, in
visita in Turchia (paese direttamente impegnato sul piano militare in Siria e
in Libia) ha ipotizzato anche la possibilità di collegamento tra Baykar e
Leonardo che ha il suo centro direzionale proprio a Sestri Ponente; b) lo stesso ministro Urso ha
ipotizzato la collocazione nella zona del ponente ligure di un reattore
nucleare che lo stesso esponente di Fratelli d’Italia ha definito di avanzata
tecnologia trattandolo quasi come se si trattasse di una sorta di accendino
(forse lo stesso accendino cui Gelli attribuì laresponsabilitàdella strage di Bologna del 1980); c) rimane in sospeso, con buona
pace delle dimostrazioni di protesta e delle più o meno opportunistiche prese
di posizione politica, lo spostamento di una nave rigassificatrice dal porto di
Piombino alla rada di Savona-Vado (il problema potrebbe essere risolto da Trump
decidendo di spostare le sanzioni rivolte verso la Russia dirigendole verso l’Europa
e negando il passaggio del gas liquido dagli USA all’Europa). Al di là di
ipotesi più o meno scherzose ci troviamo comunque anche rispetto alla vicenda
del rigassificatore davanti a un’ulteriore possibilità di torsione negativa
nella prospettiva economica dell’area con evidenti ricadute sul turismo e sull’utilizzo
del territorio. Insomma un concentrato
inquietante di fatti e di ipotesi (plausibili) che la vicenda delle esplosioni
a bordo della petroliera Sajewell sicuramente hanno alimentato all’insegna dell’antico
motto andreottiano: “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.