Esperti e leader della sicurezza americana hanno chiesto agli alleati
europei della NATO di aumentare le loro spese per la difesa da almeno un quarto
di secolo, inizialmente con una spinta leggera, poi con più insistenza, fino a
diventare un frastuono assordante dopo l’elezione di Trump. La famigerata
conferenza stampa della Casa Bianca con il presidente Volodymyr Zelenskyj del
1° marzo ha finalmente scosso gli europei dal loro compiacimento e ha aperto i
cordoni della loro borsa, secondo gli analisti americani, che sembrano molto
soddisfatti di ciò. Ma questo approccio mette il carro della spesa militare
come percentuale del PIL davanti ai buoi di una valutazione dinamica delle
minacce effettivamente affrontate dai paesi europei. Fare spese folli per
raggiungere una quota arbitraria del PIL o un numero casuale di miliardi di
euro, per acquistare sistemi d’arma favoriti dai lobbisti ma di dubbia
rilevanza, è un pessimo sostituto di una strategia globale per la sicurezza
europea. Una strategia di sicurezza europea che meriti questo nome dovrebbe
includere sforzi politici e diplomatici: una diplomazia che ponga fine alla
guerra a breve termine, seguita da un meccanismo di consultazione sulla crisi
che dovrebbe essere l’inizio di una nuova architettura di sicurezza europea
composta da regimi reciproci di controllo degli armamenti, rafforzamento della
fiducia ed eventualmente disarmo.
Uno sguardo più attento all’Europa mostra anche che un nuovo bellicismo ha
travolto le élite del continente e ha raggiunto un livello
catastrofico nelle ultime settimane. Da nessuna parte questo nuovo marzialismo
è stato più pronunciato che in Germania, dove i leader politici e un nuovo
gruppo di “esperti militari” si incoraggiano a vicenda. Questi ultimi si sono
sbagliati enormemente nelle loro previsioni sulla sicura vittoria dell'Ucraina
e sull'imminente collasso della Russia, ma nonostante ciò dominano i più
seguiti dibattiti in prima serata del paese. La settimana scorsa, ai tedeschi è
stato detto che la prossima estate sarà l’ultima in cui saremo in pace, perché
la Russia, sotto la copertura di esercitazioni di guerra in Bielorussia,
invaderà il territorio della NATO. I funzionari tedeschi hanno sbandierato la
parola “Kriegstüchtigkeit” - un sostantivo composto che significa “essere bravi
in guerra”- che non suonerebbe
fuori posto in un graffiante cinegiornale dellaWochenschau del 1940,
pronunciato con la dizione roca e pomposa di quell’epoca. Ci vuole un generale
di brigata in pensione per ricordare ai tedeschi che si tratta di un
inquietante allontanamento dalla precedente nomenclatura,
“Verteidigungsfähigkeit”, o “capacità di difesa”. Gli attuali alti ufficiali
attivi, tuttavia, disegnano frecce sulle mappe dell'area russa di Kursk, in
alta uniforme, nei video YouTube interni della Bundeswehr. Dopo la sospensione
del servizio militare obbligatorio nel 2011, ora ci sono richieste diffuse da
tutto lo spettro politico per ripristinarlo ed estenderlo alle donne, tra lamentele
sul fatto che i giovani tedeschi siano troppo deboli per la guerra.
Ursula la guerrafondaia
Questo nuovo militarismo europeo è curiosamente carente di pensiero
strategico e di analisi basate sui fatti. Sebbene nemmeno l’amministrazione
Biden si sarebbe mai aspettata che l’Ucraina vincesse la guerra, i leader
europei sembrano credere ancora oggi in una vittoria ucraina. Alla conferenza
sulla sicurezza di Monaco del mese scorso, il primo ministro danese Mette
Frederiksen ha parlato della vittoria dell’Ucraina nella guerra mentre sedeva
nello stesso panel di Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per Russia e
Ucraina. L’influente think tank di Bruxelles Bruegel sostiene che la Russia
potrebbe attaccare l’Europa in soli tre anni, semplicemente perché il paese ha
x pezzi di questo e quell’hardware militare. Stranamente, il primo ministro
italiano Giorgia Meloni ha suggerito che l’Ucraina non dovrebbe essere un
membro della NATO ma essere comunque coperta dall’articolo 5, mentre il
presidente finlandese Stubb propone l’adesione alla NATO non ora, ma innescata
nel momento in cui la Russia attaccherà nuovamente l’Ucraina, dopo la fine
della guerra in corso. Il vertice maniacale lanciato da Macron e Starmer è
tutto suoni e furia: ha prodotto una serie di proposte impraticabili che, significativamente,
vengono proposte agli Stati Uniti, non all’Ucraina, per non parlare della
Russia. Questi vertici inoltre non hanno alcun fondamento nelle istituzioni
dell’UE o della NATO. In effetti, la nuova politica militarista
dell’Europa già mina le sue istituzioni e leggi democratiche. In Germania,
un parlamento zoppo [perché delegittimato dalle elezioni] sta affrettando
modifiche alla costituzione tedesca per consentire nuovo debito per la spesa
pubblica, una mossa dubbia in termini di legittimità democratica. È anche uno schiaffo in faccia all’opinione pubblica
tedesca, alla quale per 15 anni è stato detto che il freno al debito iscritto
nella Costituzione tedesca è una legge naturale immutabile, che la spesa per
scuole, ponti, treni in orario o assistenza sanitaria porterebbe la Germania
alla rovina.
Alla riunione del Consiglio europeo del 6 marzo, i governi dell’UE hanno
concordato uno strumento di prestito da 150 miliardi di euro per facilitare la
spesa per la difesa da parte degli Stati membri. La sua illegalità è palese: il
trattato costitutivo dell’UE vieta esplicitamente la spesa per qualsiasi cosa
nel settore militare e della difesa. Si prevede che altri 650 miliardi di euro
verranno raccolti dagli Stati membri per l'acquisto di armi, per le quali
saranno esentati dai rigidi limiti dell'UE sui prestiti. I cittadini dell’UE,
che hanno visto il loro stato sociale ridotto alla fame e i loro beni pubblici
saccheggiati in nome della disciplina fiscale imposta da Bruxelles, hanno tutte
le ragioni per sentirsi traditi. Nel frattempo, osserva Eldar Mamedov, ex
funzionario dell’UE e membro non residente del Quincy Institute, “i lobbisti
delle armi stanno germogliando come funghi a Bruxelles”. Com’era prevedibile,
questa nuova spesa per la difesa è accompagnata da nuove richieste di tagliare
ulteriormente la spesa sociale. Come ha dimostrato l’economista Isabella Weber,
queste dogmatiche politiche di austerità sono state la ragione principale
dell’ascesa di partiti antidemocratici di estrema destra. Un rapido riarmo
accompagnato da un’austerità con steroidi potrebbe portare all’impensabile:
anche l’AfD tedesca rivuole la coscrizione obbligatoria. E le armi nucleari
tedesche.
La frenesia bellicista dell’Europa può essere indotta dalla paura, ma non
dalla paura che la Russia stia effettivamente conducendo una guerra nel cuore
dell’Europa. L’idea che la Russia sconfiggerà e occuperà tutta l’Ucraina, per
poi marciare attraverso la Polonia e subito dopo attraverso la Porta di
Brandeburgo è in contrasto con la realtà militare osservabile. Invece, le élite
europee sembrano temere di perdere potere e status, la posizione di dominio
globale di cui godevano indirettamente nell’oscuro conforto dell’ombrello
nucleare americano. La prospettiva di dover trattare da pari a pari con le
altre nazioni, come dovranno fare nell’ordine multipolare riconosciuto da
Rubio, li fa inorridire. Il primo ministro polacco Tusk ha chiarito quanto sia
importante “vincere”, affermando che “l'Europa è [...] in grado di vincere qualsiasi
confronto militare, finanziario ed economico con la Russia - siamo
semplicemente più forti”, che l’Europa “deve vincere questa corsa agli
armamenti” e che la Russia “perderà come l’Unione Sovietica 40 anni fa”. Macron,
nel suo recente discorso al pubblico francese, ha sottolineato come le capacità
europee siano abbastanza forti per resistere agli Stati Uniti, ma ancor di più,
e soprattutto, alla Russia. In questa mentalità, non deve essere che l’Europa
non sia superiore sotto questo e sotto ogni aspetto. I pensatori americani
della politica estera hanno dimostrato che il perseguimento della competizione
militarista tra grandi potenze è stato dannoso per la sicurezza, la democrazia
e il benessere interno degli Stati Uniti, e hanno consigliato politiche estere
e di difesa restrittive. Una delle loro raccomandazioni, del tutto appropriata,
è quella di ridurre le spese per l’impegno militare degli Stati Uniti verso
l’Europa. Tuttavia, celebrare in questo modo la recente notizia degli 800
miliardi di euro per la difesa europea è incoerente.
L’Europa sembra destinata a spendere ingenti somme di denaro senza capo né
coda, senza prendere in considerazione i nuovi drammatici sviluppi tecnologici
e tattici sul campo di battaglia ucraino, per non parlare di una valutazione
consolidata delle minacce e di come queste potrebbero essere affrontate in modo
più efficace attraverso una serie di politiche estere non violente. Se il
militarismo è stato dannoso per gli Stati Uniti, portando a guerre prolungate
che non portano maggiore sicurezza, all’impoverimento del benessere della
società americana, alla cattura dei suoi politici da parte delle lobby degli
armamenti e all’erosione della sua democrazia, perché tale militarismo dovrebbe
essere positivo per l’Europa?