L’ITALIA DEI
CONFLITTI PERMANENTI di Luigi Mazzella
Alessandro Orsini
Il professore
Alessandro Orsini, esperto di politica internazionale, dice in tono pacato e
quasi dimesso, cose terribili sul pericolo di una terza guerra mondiale che
dovrebbero preoccupare gli Italiani: almeno quelli che non seguono pecorilmente
le farneticazioni dell’esagitato Calenda.Di recente il
politologo ha detto che la Russia di Putin, in un conflitto armato con
l’Europa, distruggerebbe l’Italia in un istante. Se la previsione non ha
sconvolto nessuno è solo perché si ritiene difficile ipotizzare un possibile
interesse della Russia a prendersi una parte dello Stivale. Né è pensabile che
Giorgia Meloni, pur essendo riuscita a dissotterrare l’ascia di guerra di
Giovanna d’Arco (in un empito di trasporto per Joe Biden che, a differenza di
Romano Prodi, i capelli delle donne non li strappa ma li bacia), compia anche
il prodigio di ricostituire i battaglioni del Duce (quelli “della morte, creati
per la vita”), dando, per giunta, un dispiacere al suo nuovo amico
Donald. Diciamo, oltretutto, che in rapporto alle invasioni, è stata
l’Italia a invadere la Russia insieme agli antenati di Ursula Von der Leyen e
non viceversa.Il professore Orsini, da uomo saggio e
avveduto non ha neppure ipotizzato un conflitto con gli Anglosassoni che,
oltretutto avendoci già distrutto una volta, sia pur senza usare le
bombe atomiche (utilizzate a Hiroshima e a Nagasaki), oggi, con le ogive
nucleari, lo farebbero in un battibaleno.Al professore
Orsini suggerirei, da apprendista della materia, di appuntare piuttosto la
sua attenzione di persona competente al minacciato “riarmo” dei Paese Europei,
che rappresenta, a mio giudizio, il vero pericolo di un
coinvolgimento bellico dell’Italia.E ciò per
una serie di ragioni che elenco:
Basta armi
1) I due
conflitti mondiali precedenti della Storia sono entrambi sorti in Europa,
anche se poi hanno coinvolto altri Paesi. 2) L’Europa con
le tre religioni monoteiste importate nei suoi territori è diventata come una
sorta di appendice del Medio-Oriente da sempre ritenuto un vero “focolaio” di
guerre, perennemente acceso. 3) In più:
sulla base delle uguali farneticazioni dualistiche di un filosofo, Platone,
distruttore implacabile della “razionalissima” filosofia sofista e
pre-socratica, ha favorito la crescita di due cancri politici, il nazifascismo
e il socialcomunismo che ha esportato fuori dai suoi confini, con grave danno
per le popolazioni che hanno ceduto a quel canto di malefiche “sirene”. 4) L’Italia è
ritenuta “il giardino d’Europa”, per le sue bellezze paesaggistiche e
artistiche, oltre che per il suo clima ed è invidiata non di certo da Paesi
lontani ma da quelli ad essa più vicini se non confinanti. 5) Non a
caso tutte le mutilazioni del proprio territorio che essa
ha subìto sono state la conseguenza di guerre perse con Paesi Europei:
Nizza, Savoia, Corsica, Istria, Carso, Quarnaro, gran parte cioè della Venezia
Giulia, Malta (con le sue molteplici, storiche vicissitudini).
Orbene, con una
Francia che dice di voler mostrare i “muscoli” e parla delle sue ogive
nucleari, con un’Inghilterra che con Starmer ripropone l’immagine del suo Paese
come quella di un inferocito pit-bull e con la Germania di Ursula Albrecht Von
der Leyen & co. che minaccia di trasformare in attività produttiva di carri
armati e missili la sua poderosa industria automobilistica, personalmente non
riuscirei ad avere sonni tranquilli. Sta di fatto, però, che il riarmo
europeo è passato con il solo voto contrario dell’ungherese Orban. L’Italia ha
votato a favore ma nella coalizione di centro-destra, solo Salvini e la
Lega sono contro. Meloni dice di essere “tra color che son sospesi” ma
vota sì. Tajani, dopo avere verosimilmente condiviso la scelta degli
eredi Berlusconi di cedere Mediaset alla sinistra è più per il sì che per il
no. A sinistra è
contraria la Schlein che ha contro, però, la metà del partito Democratico,
rimasto non interamente fedele ai loro omonimi e al Deep State, statunitensi;
non vogliono il riarmo europeo Conte e il Movimento 5 Stelle; al
Centro, Calenda e Renzi delirano, invece, per averlo anche
se per diverse, disomogenee frustrazioni. Conclusione: L’Italia
continua a essere il Paese dalle divisioni più profonde. I contrasti non
sono più tra i tanti “Staterelli” pre-risorgimentali ma tra le massime autorità
pubbliche e tra gli aderenti (o simpatizzanti) degli stessi schieramenti
politici nella loro totalità. Gli hippies con i loro fiori nei cannoni sono
scomparsi e gli astensionisti sono paria di cui nessuno (neppure tra i
sondaggisti) si occupa e preoccupa per conoscere la loro opinione.