Dopo le
varie esibizioni di forza e di presunta capacità di entrare da protagonista
pacificatore nei due conflitti che stanno preoccupando tutto il mondo
occidentale, sulla strada di una presunta rinascita del Paese sotto lo slogan
“facciamo l’America di nuovo grande”, la nuova e inedita linea
dell’amministrazione americana non è ancora arrivata a capo di nulla. Anzi,
volendo leggere gli ultimi segnali, sembra proprio che la compagine governativa
stia dando chiare dimostrazioni di incompetenza e improvvisazione
nell’affrontare problemi e situazioni che sembrano molto al di sopra delle sue
capacità. È infatti decisamente improbabile che chi si lancia in guerre
commerciali soprattutto dirette verso gli alleati storici, abbia le capacità e
il carisma diplomatico per portare i contendenti nei conflitti al tavolo delle
trattative per una pacificazione definitiva, quando persino il semplice cessate
il fuoco risulta già un passo troppo lungo per quelle gambe. Se il buon giorno si vede dal
mattino, stiamo purtroppo assistendo a un conflitto armato in Ucraina che viene
rinfocolato dalle decisioni prese a Washington in quanto lette dall’aggressore
come segnali di disinteresse alla difesa dell’aggredito. Sull’altro fronte, la
posizione a tutto spiano pro Netanyahu, senza alcuna considerazione per il
genocidio perpetrato su Gaza dall’attuale amministrazione israeliana, è un
altro evidente segno di incompetenza pacificatrice, per non dire di peggio. In effetti possiamo leggere
questi scomposti tentativi di ritrovare un peso determinante
dell’amministrazione americana nel mondo, non più attraverso una lenta e
costante azione diplomatica, politica e soprattutto economica; ovvero
quell’azione capillare che ha costituito il cuore dell’imperialismo soft
degli USA, perlomeno sugli alleati, bensì attraverso ricatti, minacce e
proposte che non possono essere rifiutate, nello stile della Chicago di cento
anni fa. Insomma questa amministrazione pare aver abbandonato ogni freno
inibitorio e ha deciso, a fronte della perdurante accusa di imperialismo, di
meritarsela per davvero. È un po’ come avesse buttato giù la maschera. Peccato
che a fronte di questa apparente “sincerità” si scoprono anche ingenuità
catastrofiche per non dire una fondamentale stupidità. Solo qualche esempio tra i più
recenti: 1) lo scandalo denominato “Signal Gate” (https://libertariam.blogspot.com/2025/03/dilettanti-allo-sbaraglio-di-romano.html?m=1); 2) il
fallimentare viaggio in Groenlandia del vice presidente e consorte per
assicurarsi il favore della popolazione per una eventuale annessione di quel
vastissimo territorio, di fatto appartenente a un paese Europeo, la Danimarca;
3) la rottura politica, commerciale ed economica con l’unico fedele alleato di
sempre, il Canada, col quale gli USA condividono un confine lungo quanto tutta
l’ampiezza del continente, più i confini orientali dell’Alaska; 4) l’incauta
definizione dell’Europa nel suo complesso come sanguisuga, parassita e senza libertà
di espressione ventilata in più di un’occasione dal presidente e dal suo vice;
5) l’altrettanto inconcepibile posizionamento politico del più ricco
imprenditore del mondo, assurto agli onori della guida del Paese, esibito con
un saluto a braccio teso di inequivocabile matrice nazifascista. Cosa che gli
sta costando una enorme perdita economica che colpisce le sue famose vetture
elettriche. Tanto che persino lo stesso padrone di casa (la Casa Bianca) si è voluto
esibire in un quanto mai improbabile show da autosalone per cercare di arginare
l’emorragia. E qui mi fermo per non tediare il lettore e avendo promesso di
citare solo alcuni esempi.
Volendo giungere a conclusioni un
po’ più generali, il tentativo degli autocrati più potenti al mondo sembrerebbe
quello di dividere il mondo in tre zone di influenza imperiale (USA, RU, Cina).
Ammesso che questo ultimo arrivato (in tutti i sensi) che ho messo come primo
della lista, riesca nel suo intento, per l’Europa resta un’unica alternativa.
In virtù della sua enorme potenza economica, oltre che l’effettiva numerosità
della sua popolazione, rispettivamente il doppio e oltre tre volte quella dei
primi due della lista, all’Europa, dicevo, tocca trovare la strada per
sviluppare in pieno e dispiegare, a mo’ di argine, tutta la sua potenza
democratica, pacifica ed economica, conquistata nel periodo di pace più lungo
della sua storia, unita alla capacità di difendersi da eventuali aggressioni, ed
assumere un ruolo simile a quello che gli USA non sono riusciti ad incarnare efficacemente
nello stesso periodo storico. L’alternativa è la nostra schiavitù all’uno o
all’altro dei nuovi imperi.