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sabato 3 maggio 2025

ADDIO FRANCESCO
di Romano Rinaldi


 
La scomparsa, seppur annunciata tutt’a un tratto improvvisa di Papa Francesco ha scosso molte coscienze, anche le più laiche. La grande emozione e partecipazione di popolo, oltre alla grande moltitudine dei cosiddetti notabili, al suo funerale, è segno che la sua figura ha suscitato molto più interesse nel genere umano di quella di un puro semplice capo della Chiesa Cattolica. Francesco è stato un Papa unico e forse irripetibile; un uomo santo al servizio della migliore umanità. La percezione di queste qualità, mentre è ben chiara nelle menti e nei cuori delle persone comuni, ha suscitato un’onda di partecipazione da parte di tutti i potenti e notabili (con un paio di significative assenze) per motivi evidenti di opportunità politica, pur se con qualche spudorata ipocrisia. Tuttavia un segnale forte della grande influenza della sua dottrina sul mondo.
Mentre piangiamo la perdita di questo sant’uomo, è opportuno pensare alla tremenda responsabilità che incombe sul suo successore che tutti, cattolici e non ma sarebbe più corretto dire credenti e non credenti di qualunque religione o setta, vorrebbero all’altezza delle sfide del tempo. Per dirla con i credenti cattolici, ci vuole proprio che lo Spirito Santo illumini il Conclave per scegliere una personalità autorevole e potente, in grado di opporsi efficacemente a quella parte più arretrata dell’umanità, ancora succube del credo bellico. Egli dovrà far leva sulla immane forza dei numeri espressa non solo dal cristianesimo di Francesco ma anche da tutti gli altri credi, religiosi e laici, già fortemente ancorati ai principii della condivisione delle risorse del pianeta Terra per una pacifica convivenza tra gli uomini. Una tale personalità potrebbe contribuire ad avviare quel salto evolutivo necessario a ridurre alla ragione quelle parti delle popolazioni del mondo che sono ancora talmente primitive, ignoranti e stolte da credere di poter trarre vantaggio sul resto dell’umanità con la forza, la prepotenza, la prevaricazione e la guerra. Una condizione perché alla prossima fumata bianca si levi un legittimo grande coro di Viva il Papa!