Si
parla di “linguaggio del corpo” a proposito della comunicazione umana non
verbale. Chi ne sostiene la forza ritiene che esso, non sempre ma molto spesso,
è più eloquente delle parole: utilizza i movimenti del corpo, le espressioni
facciali, i gestie la postura per
esprimere autentici e veri pensieri, sentimenti ed emozioni. Concetto analogo
non esprime il cosiddetto “linguaggio della politica”, essendo esso più
strettamente legato all’uso delle parole in gergo “politichese”. Eppure, per me
che sono un rabdomante della scrittura, che non ha fonti informative né
ufficiali né segrete e/o riservate, se la politica non avesse un suo linguaggio
che non è solo quello dei gesti ma quello risultante dalla concatenazione di
determinati eventi, non sarebbe agevole scrivervi questi articoli. Prendiamo
il caso di Donald Trump e dell’elezione del nuovo papa Leone XIV. Io avevo
previsto esattamente ciò che poi si è verificato e non perché avessi avuto
un’imbeccata dallo spirito santo: sono notoriamente e dichiaratamente non
credente. L’avevo intuito interpretando il linguaggio della politica. Non di
certo per effetto del giuramento nel neo eletto Presidente americano sulla
Bibbia (esso fa parte di un rituale consolidato, impossibile da rimuovere anche
oggi, nel terzo millennio e di Lady Gaga) ma in ragione della frase di Donald
Trump, secondo cui Dio avrebbe dirottato la pallottola del suo cecchino nel
corso della campagna elettorale per salvargli la vita e consentirgli di guidare
l’America. La conferma mi era venuta dalla sua foto vestito da Papa pubblicata
con il proprio evidente consenso. D’altro canto, da buon americano, Trump aveva
già avuto prova del ruolo determinante della Chiesa Cattolica nella vita
politica, un tempo solo europea e ora decisamente mondiale. In altre parole, l’America
del Nord aveva già fatto tesoro della “spallata” data da papa Woytila, con
l’aiuto del cardinale statunitense Marcinkus, all’Unione Sovietica, favorendone
il crollo (e provocando l’immissione nel mercato Occidentale dei quattrini
accumulati dai membri della Nomenklatura bolscevica nel dichiarato (e falso) loro
impegno multi decennale orientato, a loro dire, ad aiutare i poveri). L’esperienza
di un Papa filo-americano è stata oggi completata con l’elezione di un
Pontefice per cosi’ dire “di casa”. Naturalmente,
a parte l’inutile sproloquio, per sua tradizione apologetico e falso dei soliti,
fidati e solidamente asserviti addetti
alle note di stampa e agli imbarazzanti talk-show
per uomini (serali) e donne (pomeridiani) di uguale stupidità del sistema
mass-mediatico, sulla stampa e on line sono apparsi i primi commenti
meno conformisti. Il Quotidiano Nazionale scrive di 14 milioni di dollari
donati da Trump (sull’esempio di quanto già avvenuto per papa Pio XI nel 1922)
per influenzare il Conclave e tirare la volata a Prevost. Vero? Falso? Ha un senso indagare? Al punto in cui
è arrivato l’Occidente… tutto è inutile per cambiare rotta. Il nostro mondo ha
accettato il verbo religioso di morire in perfetta letizia. Non resta che dire:
amen!