Da Ministro della Difesa a
Ministro della Guerra? Igiudizi
su Donald Trump, favorevoli o contrari che siano, non sono mai esenti da
eccessi, purtroppo non solo verbali, come dimostrano gli
attentatori. Il neo Presidente degli Stati Uniti suscita reazioni palesemente
emotive che, soprattutto in Occidente, dimostrano lo stretto connubio tra
passionalità e irrazionalità nella nostra “Way of life”. Eppure il
tentativo di giudicare il suo comportamento, "vivisezionandolo" (per
così dire) “sul filo della logica” va fatto. E ciò,
prescindendo dalle sue scelte soggettive e personali, come tali insondabili, ma
solo esaminandone la coerenza logica con altre ad esse successive. 1) Conoscendo gli interna
corporis del potere internazionale meglio di noi quidam de
populo, Trump smentisce il suo predecessore Joe Biden e condivide con Putin
l’allarme per il pericolo di un risorgente Nazismo in Ucraina (ancora una volta
nel cuore del Vecchio Continente). In base a tale convincimento, “il Donald”
ritiene che all’imbianchino di Vienna si si sia soltanto sostituito
il giullare di Kiev; alle SS tedesche le milizie Azov con simboli analoghi;
alle persecuzioni degli ebrei in nome della razza ariana i massacri violenti
nelle zone di confine di filo russi e russofoni considerati da quei fascisti
impossessatisi del potere come comunisti pericolosi. 2) Coerentemente con tale
convinzione, Trump si tira fuori, da Presidente degli Stati Uniti (con
pubbliche, solenni e ripetuteripetute dichiarazioni)
dalla guerra e non nasconde neppure che ciò equivalga a una “resa”.
Non dice espressamente, ma è agevole supporre che egli come ogni
altro individuo capace di “leggere” una norma pattizia e di capirne il suo
chiarissimo contenuto ritiene che la guerra è stata decisa dalla
NATO in violazione dell’articolo 5 del Trattato che prevede interventi
legittimi solo in favore di uno Stato membro (e l’Ucraina non lo è). 3) Meno (molto meno)
coerentemente, Trump non esce, da Presidente dell’ America del Nord, dalla NATO
e si pone, contraddittoriamente, come “paciere”, pur restando, nel più benevolo
dei casi, un ex “co-belligerante”. Per rendere l’idea: è come se Badoglio
avesse preteso lo stesso ruolo di mediatore per porre fine alla seconda guerra
mondiale. 4) Con ancora minore coerenza,
Trump impone che alle trattative per la pace non partecipino i Paesi rimasti
co-belligeranti, lasciandolo, per così dire “con il classico cerino acceso in
mano per l’invio, perdurante, di armi e di altri sostegni bellici.
Domanda: Cosa
dedurne? Che se Zelensky e Putin concordano la pace, restano solo i
Paesi NATO (Europei) in guerra con la Russia, implicitamente “autorizzati a
inviare” e “condannati a ricevere” missili, bombe e quant’altro da uno
spazientito Putin? Conclusione, in chiave italiana: Naturalmente,
l’incoerenza di Trump travolge e coinvolge la nostra titubante Presidente del
Consiglio che non sa letteralmente che pesci prendere e si dimena in
salamelecchi a destra e a manca nel tentativo di nascondere che, nonostante il
suo apparato di esperti del diritto, le è colpevolmente sfuggito un fatto di
drammatico rilievo: “ella”, predicando la pace, entrava in guerra. Se usasse il
raziocinio la nostra pulzella, deposta l’ascia di guerra, saprebbe come
soddisfare le attese degli Italiani che vogliono vivere in pace.Ma siamo
nella “civiltà” dei cinque irrazionalismi e lei ne ha subìto, nella sua
formazione politica, gli effetti.