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martedì 20 maggio 2025

CROSETTO
di Luigi Mazzella




Da Ministro della Difesa a Ministro della Guerra?
 
 
I giudizi su Donald Trump, favorevoli o contrari che siano, non sono mai esenti da eccessi, purtroppo non  solo verbali, come dimostrano gli attentatori. Il neo Presidente degli Stati Uniti suscita reazioni palesemente emotive che, soprattutto in Occidente, dimostrano lo stretto connubio tra passionalità e irrazionalità nella nostra “Way of life”. Eppure il tentativo di giudicare il suo comportamento, "vivisezionandolo" (per così dire)  “sul filo della logica” va fatto. E ciò, prescindendo dalle sue scelte soggettive e personali, come tali insondabili, ma solo esaminandone la coerenza logica con altre ad esse successive.
1) Conoscendo gli interna corporis del potere internazionale meglio di noi quidam de populo, Trump smentisce il suo predecessore Joe Biden e condivide con Putin l’allarme per il pericolo di un risorgente Nazismo in Ucraina (ancora una volta nel cuore del Vecchio Continente). In base a tale convincimento, “il Donald” ritiene che  all’imbianchino di Vienna si si sia soltanto  sostituito il giullare di Kiev; alle SS tedesche le milizie Azov con simboli analoghi; alle persecuzioni degli ebrei in nome della razza ariana i massacri violenti nelle zone di confine di filo russi e russofoni considerati da quei fascisti impossessatisi del  potere come comunisti pericolosi.
2) Coerentemente con tale convinzione, Trump si tira fuori, da Presidente degli Stati Uniti (con pubbliche, solenni e ripetute  ripetute dichiarazioni) dalla guerra e non nasconde  neppure che ciò equivalga a una “resa”. Non dice espressamente, ma è agevole supporre che egli  come ogni altro individuo capace di “leggere” una norma pattizia e di capirne il suo chiarissimo contenuto ritiene  che la guerra è stata decisa dalla NATO in violazione dell’articolo 5 del Trattato che prevede interventi legittimi solo in favore di uno Stato membro (e l’Ucraina non lo è).
3) Meno (molto meno) coerentemente, Trump non esce, da Presidente dell’ America del Nord, dalla NATO e si pone, contraddittoriamente, come “paciere”, pur restando, nel più benevolo dei casi, un ex “co-belligerante”. Per rendere l’idea: è come se Badoglio avesse preteso lo stesso ruolo di mediatore per porre fine alla seconda guerra mondiale. 
4) Con ancora minore coerenza, Trump impone che alle trattative per la pace non partecipino i Paesi rimasti co-belligeranti, lasciandolo, per così dire “con il classico cerino acceso in mano per l’invio, perdurante, di armi e di altri sostegni bellici. 



Domanda: Cosa dedurne? Che se Zelensky e Putin concordano la pace, restano  solo i Paesi NATO (Europei) in guerra con la Russia, implicitamente “autorizzati a inviare” e “condannati a ricevere” missili, bombe e quant’altro da uno spazientito Putin?
Conclusione, in chiave italiana: Naturalmente, l’incoerenza di Trump travolge e coinvolge la nostra titubante Presidente del Consiglio che non sa letteralmente che pesci prendere e si dimena in salamelecchi a destra e a manca nel tentativo di nascondere che, nonostante il suo apparato di esperti del diritto, le è colpevolmente sfuggito un fatto di drammatico rilievo: “ella”, predicando la pace, entrava in guerra. Se usasse il raziocinio la nostra pulzella, deposta l’ascia di guerra, saprebbe come soddisfare le attese degli Italiani che vogliono vivere in pace. Ma siamo nella “civiltà” dei cinque irrazionalismi e lei ne ha subìto, nella sua formazione politica, gli effetti.