Ospitiamo un duro intervento contro il riarmo e i guerrafondai
della giornalista e scrittrice Lidia Sella. La “sinistra”
pacifista è pervenuta alla conclusione che armarsi sino ai denti sia funzionale
alla pace: un’opinione assurda, al limite della dissonanza cognitiva. Una
convinzione che sembrerebbe germogliata dalle pagine di 1984, il romanzo
distopico pubblicato dal massone George Orwell nel 1948. Un testo dove si
illustrano la “neolingua” e il “bipensiero”, le tecniche per il condizionamento
e il controllo mentale, la mistificazione della realtà e della Storia, cioè gli
stessi meccanismi di propaganda e manipolazione psicologica di massa che, nelle
cosiddette democrazie liberali, trovano ampia applicazione. “LA GUERRA È PACE”, “Il nemico contingente incarna
sempre il male assoluto”… Un decennio dopo l’altro, quasi tutti gli scenari
prospettati in 1984 si sono in effetti avverati. Per una semplicissima
ragione. Il messaggio nella bottiglia che l’autore ci ha trasmesso non
costituiva una profezia. Quanto piuttosto un’anticipazione. E un avvertimento.
George Orwell, affiliato alla Fabian Society, era tenuto all’impegno del
silenzio. Per aggirare l’ostacolo, ricorse al sotterfugio della finzione narrativa.
Riuscì così a mettere in guardia i posteri contro il folle progetto di
predominio del Nuovo Ordine Mondiale, orchestrato dalle élite cosmopolite, a
danno dei popoli, quelle medesime consorterie finanziarie che hanno instaurato
la “Dittatura Europea” (a coniare tale espressione fu l’antropologa Ida
Magli).
Il Rearm Europe Plan, da poco ribattezzato Readiness
2030, approvato dal Parlamento Europeo il 2 aprile 2025, ribadisce il diritto
di Israele all’autodifesa, fa riferimento a una fantomatica “minaccia senza
precedenti di un’aggressione russa sul territorio dell’UE” (art.160), richiede
un investimento di 800 miliardi di euro e, sulla carta, si prefigge di
garantire all’Europa una “pronta difesa”. Nei fatti, con ogni probabilità,
servirà invece a depauperare ancor di più l’Europa. O, forse, a trascinarla in
un conflitto atomico.E, mentre sul Vecchio Continente infuriano venti di
guerra, i media allineati gettano benzina sul fuoco.Michele
Serra, che il 15 marzo 2025 ha promosso a Roma la manifestazione “Una piazza
per l’Europa” – vergognosamente finanziata dal Comune di Roma con 350
mila euro prelevati dalle casse capitoline – è un famoso opinionista di laRepubblica, testata del Gruppo GEDI, che fa capo alla Exor, una holding
controllata della famiglia ebraica Elkann. A onor del vero, Exor non fabbrica direttamente
armi.Però detiene partecipazioni in aziende
attive nel comparto della difesa. Attraversola multinazionale
Iveco Group, Exor possiede Iveco Defense
Vehicles (IDV),
divisione specializzata nella produzione di veicoli militari, quali blindati
e mezzi per le forze armate. Iveco Defense Vehicles
(IDV) ha anche collaborato
con Leonardo, leader italiana nel settore difesa, dando
vita alConsorzio Iveco - Oto Melara (CIO), per sviluppare e immettere sul mercato blindaticome il centauro IIe il VBM
freccia.Exor ha altresì investitonella Rolls-Royce, industria che
sforna motori
sia per aerei civili che per veicoli militari, e
partecipa al Tempest, programma per lo sviluppo di caccia
di ultima generazione.
Nulla insomma accade per caso. E quando i lacchè della
stampa di regime scodinzolano per promuovere i desiderata del padrone, di
solito un motivo c’è. D’altronde i grandi burattinai – detentori di immensi
capitali, proprietari dei maggiori mezzi di informazione e giocolieri della
menzogna – per sedurre l’opinione pubblica non si avvalgono di metodi violenti,
Un semplice lavaggio del cervello è più che sufficiente. Orwell ci aveva
avvisati. Occorre poi tener presente che, per i fabbricanti di
armamenti, la guerra rappresenta un affare alquanto redditizio. Perciò, adesso
come in passato, dietro le quinte dello scacchiere internazionale c’è chi
preferisce incrementare la tensione, anziché agire per attenuarla. Mayer
Amschel Rothschild (1744-1812), per esempio, non si fece scrupoli a dichiarare:
“La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo le conferenze
di pace. Le guerre vanno condotte in modo che le nazioni sprofondino sempre più
nei loro debiti, e risultino così sempre più soggette al nostro potere”.
Un’attitudine che il filosofo Hegel definì nei seguenti termini: “Gli Ebrei
vincono senza aver combattuto”.
Oggi l’Europa continentale è una colonia, soggetta al
giogo anglo-atlantico, schiacciata sotto il tallone militare della NATO,
strozzata dal cappio dell’usura, chiusa nella morsa del “libero mercato” e
delle Borse e, siccome non è sovrana, la facoltà di autodeterminarsi le è
preclusa. Di conseguenza non ha neppure la libertà di optare per la pace. Solo se un giorno i popoli europei sapranno dunque
affrancarsi da questo vassallaggio multiplo, potranno allora riprendere in
mano le redini del proprio destino politico, sociale, economico e culturale. E
inaugurare magari un futuro Rinascimento, nel solco delle nostre millenarie
radici greco-romane. E, tutt’al più, cristiane. Origini però non certo
riconducibili a una matrice talmudica, come viceversa la Van der Leyen ha di
recente avuto la sfrontatezza di sostenere.