INTORNO A PENSEL DI ZACCARIA GALLO di
Anna Rutigliano
Quando Dante, nel suo XXVI Canto
dell’Inferno, fa pronunciare a Ulisse, assetato di curiosità e animato da un
profondo sentimento di scoperta e conoscenza, rivolgendosi ad i suoi compagni
in procinto di oltrepassare le Colonne d’Ercole: “non dimenticate la vostra
semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza”,
il Divin Poeta lo condanna a peccatore per aver violato la volontà divina, oltrepassando
il destino trascendentale: Ulisse ed i suoi compagni saranno, infatti, vittime
di un violento nubifragio. Ma il destino, protagonista indiscusso e fil rouge dell’intreccio
romanzesco di cui ci parla Gallo, in concomitanza con il caso, assume una
semantica del tutto differente da quella presocratica, intesa come μοĩρα ειμαρμένη
ossia come qualcosa di predestinato e necessario, non controllabile
dall’intelletto umano. Abilmente incastrati dall’autore, secondo una struttura
anulare dall’incipit all’epilogo, susseguendosi per mezzo di prolessi,
analessi, anafore e flussi di coscienza di woolfiana memoria, tutti artifici
retorici che rimandano alle peculiarità del romanzo modernista,destino e caso traghetteranno il lettore in
due epoche distanti poco più di due secoli, quella risalente all’attentato
perpetrato dai Vandeani a danno di Napoleone, nella notte di Natale dell’800, e
quella della tragedia consumatasi all’interno del Bataclan il 13 Novembre 2015,
a suon di musica rock, più recente e prossima a noi, sullo sfondo di una Parigi
post rivoluzionaria prima ancora che globalmente digitalizzata. Il successo da
romanziere di Zaccaria Gallo, noto più per le sue sillogi poetiche, che ho avuto
modo di approfondire, e le cui tracce sono ben risonanti nel romanzo in
questione, a mio avviso, risulta essere un esperimento pienamente riuscito se
consideriamo Pensel un’occasione letteraria per riflettere sulla Storia
e la metastoria secondo Weltanschauungen differenti. È come se la storia delle
due Pensel, all’interno di contesti storici distanti duecento anni, fosse
analizzata secondo molteplici angolazioni dai singoli personaggi del romanzo:
la trama si snoda fra perdono e considerazioni teologiche, fra innocenza
abusata da chi ha solo brama di potere e profonda analisi dell’interiorità dell’individuo
capace di metadiscorsi, da cui però può prender corpo una dolcissima storia
d’amore o il desiderio di donare amore paterno, non ultimo il tema del
sacrificio da parte di patrioti per rivendicare la propria identità di popolo. Così
facendo, Zaccaria Gallo, stabilisce con il suo pubblico lettore un patto di riflessione
corale che ha tutte le caratteristiche psicoanalitiche freudiane circa il destino
dell’esistenza umana, considerazioni che erano state portate alla luce durante
lo scambio epistolare fra Einstein e Freud nel Luglio del 1932 in Warum
Krieg. Il padre della psicanalisi è dispiaciuto, quasi in modo rassegnato
per non poter trovare una risposta esaustiva al quesito del premio Nobel per la
Relativtà, eppure il sorriso di Pensel ci apre un varco di speranza: si
può far giustizia senza spargimento di sangue, a detta dell’autore. E allora, come
il padre della Relatività: Perché la guerra?