Pagine

sabato 7 giugno 2025

PRIMO CONSUNTIVO SU TRUMP
di Luigi Mazzella
 



Populismo, sovranismo, che, secondo i soliti “saputelli” della politica, possono essere di destra o di sinistra… e ancora: progressismo, liberalismo, conservatorismo, liberismo neo o vetero sono diventati tutti, indistintamente, termini privi di vero significato, vuoti di contenuto usati unicamente come insulti per diversificarsi, distinguersi sulla base di programmi politici che, invece, grazie alle elaborazioni compiute dal Partito Democratico americano e alla loro diffusione favorita dai servizi d’intelligence (egemoni o “deviati”) sono divenuti in grande prevalenza simili, distinguendosi soltanto per minimi dettagli. Va detto, infatti, che nei lunghi periodi di Presidenze Democratiche negli Stati Uniti, il Partito della cosiddetta Sinistra progressista, puntando a divenire “mondiale” e “unico” con misure tendenzialmente di condivisione universale ha escogitato una politica pauperistica (in Italia si direbbe: “di carità pelosa”), fatta di redditi di varia denominazione: di cittadinanza, di inclusione, di libertà oltre che di sussidi, di bonus, di cunei fiscali, di flat-tax per poveri, cui la stessa Destra, ove esistente, pur vittoriosa in patria ma sempre servile e filoamericana in politica estera, ha dovuto uniformarsi. La terminologia usata da tutti i politici, cosiddetti di sinistra, di centro e di destra, rappresenta ormai solo la cortina fumogena dietro cui si nasconde la confusione mentale generata dall’odio diffuso e pervasivo che domina ormai incontrastato in Occidente, da considerare, senza ombra di dubbio come la parte di mondo che ha messo al bando (dandogli un definitivo ostracismo) ogni forma di pensiero libero (non condizionato, cioè, da pretese verità assolute, religiose o ideologiche, ugualmente indiscutibili, astratte e  utopiche, rigorosamente lontane dai problemi concreti dell’esistenza che dovrebbero essere, per collettività tendenti alla razionalità, quelli della pace e dell’eudomonia perseguite unicamente con l’uso della logica e del raziocinio).



Dalla follia collettiva dello sventurato Occidente non v’è chi riesca veramente a salvarsi, perché cinque irrazionalismi (tre religiosi e due politici) sono veramente troppi e fanno divampare, per l’odio reciproco che generano, guerre del tutto refrattarie a ogni tentativo di riappacificazione nei tempi brevi. Per sanare i contrasti  tra cattolici e protestanti sono occorse “guerre sante” pluri-secolari. La guerra in atto tra ebrei e islamici rischia di doversi concludere solo dopo stermini e massacri di entità totalitaria. 
A quella tra fascismo e comunismo, la seconda guerra mondiale ha posto solo una “toppa” come dimostra quella in atto tra i Russi (postcomunisti) e gli Ucraini (neo-nazisti). Sull’Occidente nuovamente in fiamme, gli ottimisti per vocazione avevano visto brillare la stella di Trump, sulla cui entrata in azione occorre tracciare un primo consuntivo. La premessa necessaria è quella di dimenticare che il neo Presidente americano ha dato, anche lui, molte prove di essere uomo di fideismi “certi” (Dio lo avrebbe salvato dal colpo di fucile del cecchino per consentirgli di fare grande l’America, popolo eletto) e di irrazionalismi politici “confusi” (convinto, com’è, che Dio ama l’America, destinata a dominare il mondo se non il Cosmo); e ciò, come tutti gli Occidentali cresciuti con biberon di latte e favole utopiche di duplice natura.



La conseguenza doverosa è quella di segnare, come su una lavagna, le cose buone e quelle cattive a lui imputabili. Cominciamo:
1) Trump si è arreso nella guerra a favore dell’Ucraina, intrapresa da Biden e dalla NATO, riconoscendo che non si era tattato di un’invasione territoriale dell’ “Orso Russo”, ma di un soccorso necessario  a popolazioni filorusse e russofone massacrate di botte dai neo nazisti di Azov e di Zelensky, reso urgente anche dopo ben due trattati stipulati a Minsk a tutela delle minoranze mai attuati.  
1 bis) Il neo Presidente americano non è riuscito a convincere gli alleati della NATO, tutti schierati, a parte Orban, con il Partito Democratico di Obama, ormai transnazionale e sostanzialmente unico nell’intero Occidente, a fare altrettanto per arrivare subito alla pace. L’irrazionalismo di tale sua scelta “a metà”, senza, cioè, sconfessare la NATO e omettendo di cogliere e denunciare l’illegittimità dell’entrata in guerra contro il disposto dell’articolo 5 e al tempo stesso di non uscirne, mantenendo praticamente ancora in piedi uno strumento di aggressione bellica,e ciò va segnato certamente a suo sfavore.
2) Trump ha dimostrato di avere lucidamente capito, dopo la sua passata esperienza presidenziale: a)  che CIA, NSA, FBI volevano farlo contare come il due di picche nella nostra “briscola”, rendendo un inane nomen quello di “Capo di Stato più potente del mondo” e che avrebbe avuto contro oltre alle spie e ai poliziotti, anche i generali del Pentagono (che già si era fatto un baffo, nel precedente mandato, del suo ordine di fare rientrare le truppe statunitensi dall’Afghanistan) e gli organi della giustizia americana e dell’associazionismo, dalle formule più elevate a quelle più “terra-terra”; b) che la tradizione guerrafondaia del Paese (la più praticata del mondo) si reggeva soprattutto sui Presidenti Democratici (con qualche eccezione in un senso o nell’altro) e che essi , più di quelli Repubblicani, potevano contare sull’appoggio di Wall Street (e della City londinese), dell’industria delle armi e della giuria svedese dei premi Nobel. 



2 bis) Nonostante tutto ciò il Donald, una volta rieletto e constatato che, non potendo contare su spie, generali e diplomatici con o senza feluca doveva ricevere Capi di Stato e personalità politiche estere coram populo a) aveva fatto ciò invitando  giornalisti della carta stampata e della radio- tv) che con tagli mirati nei colloqui divulgati mettevano in risalto il peggio dei colloqui per contrastare la sua popolarità; b) aveva creato un’imprevedibile “ammuina” aumentando i dazi sull’importazione, litigando con Elon Musk; c) aveva cessato di  insistere  sul buon proposito di Putin di annientare del tutto il rinascente nazismo ucraino (di un Paese cioè che aveva eletto a “eroi nazionali” i collaborazionisti delle SS, nella seconda guerra mondiale), d) aveva mostrato incomprensibili  incertezze sul conflitto israeliano. 
Prima domanda: Un tale comportamento ondivago di Trump non può avere l’effetto di rafforzare le filiali europee del Partito Democratico di Barack e Michelle Obama, dando loro l’opportunità, da co-belligeranti di Zelensky, di opporsi in vario modo alla pace promessa in Ucraina, mettendolo in tal modo “alla berlina”?
Seconda domanda: Dopo la constatazione che   la pace in Ucraina dipende strettamente dal riconoscimento dell’esistenza di un pericolo nazista ai confini della Russia (che a nessun Paese civile e democratico può negarsi il diritto di estirpare come un pericoloso cancro), si può pensare che la possibilità di una pace giusta e duratura in Ucraina vi sarà anche se Trump continuerà a non avere il coraggio di abbandonare la NATO, condannandola alla sua estinzione, e lasciando ai Paesi Europei di co-belligerare autonomamente per sostenere ancora una volta in Europa la rinascita del fascismo, la cui origine, com’ è fuori discussione, è sempre nel vecchio  Continente?
Conclusione: La prima fase del consuntivo può chiudersi qui!