PRIMO CONSUNTIVO SU TRUMP
di
Luigi Mazzella
Populismo, sovranismo, che, secondo i soliti
“saputelli” della politica, possono essere di destra o di sinistra… e ancora:
progressismo, liberalismo, conservatorismo, liberismo neo o vetero sono
diventati tutti, indistintamente, termini privi di vero significato, vuoti di
contenuto usati unicamente come insulti per diversificarsi,
distinguersi sulla base di programmi politici che, invece, grazie
alle elaborazioni compiute dal Partito Democratico americano e alla loro
diffusione favorita dai servizi d’intelligence (egemoni o
“deviati”) sono divenuti in grande prevalenza simili, distinguendosi soltanto
per minimi dettagli. Va detto, infatti, che nei lunghi periodi di
Presidenze Democratiche negli Stati Uniti, il Partito della cosiddetta
Sinistra progressista, puntando a divenire “mondiale” e “unico” con misure tendenzialmente di condivisione
universale ha escogitato una politica pauperistica (in Italia si direbbe:
“di carità pelosa”), fatta di redditi di varia denominazione: di cittadinanza,
di inclusione, di libertà oltre che di sussidi, di bonus, di cunei
fiscali, di flat-tax per poveri, cui la stessa Destra, ove esistente, pur vittoriosa in patria ma sempre servile e filoamericana in
politica estera, ha dovuto uniformarsi. La terminologia usata da tutti i
politici, cosiddetti di sinistra, di centro e di destra, rappresenta ormai solo
la cortina fumogena dietro cui si nasconde la confusione mentale generata
dall’odio diffuso e pervasivo che domina ormai incontrastato in Occidente,
da considerare, senza ombra di dubbio come la parte di mondo che ha messo
al bando (dandogli un definitivo ostracismo) ogni forma di pensiero libero
(non condizionato, cioè, da pretese verità assolute, religiose o ideologiche,
ugualmente indiscutibili, astratte e utopiche, rigorosamente lontane dai problemi
concreti dell’esistenza che dovrebbero essere, per collettività tendenti
alla razionalità, quelli della pace e dell’eudomonia perseguite
unicamente con l’uso della logica e del raziocinio).
Dalla follia collettiva
dello sventurato Occidente non v’è chi riesca veramente a salvarsi, perché
cinque irrazionalismi (tre religiosi e due politici) sono veramente troppi e
fanno divampare, per l’odio reciproco che generano, guerre del tutto refrattarie
a ogni tentativo di riappacificazione nei tempi brevi. Per sanare i contrasti tra cattolici e
protestanti sono occorse “guerre sante” pluri-secolari. La guerra in atto tra
ebrei e islamici rischia di doversi concludere solo dopo stermini e massacri di
entità totalitaria.
A quella tra fascismo e comunismo, la seconda
guerra mondiale ha posto solo una “toppa” come dimostra quella in atto tra i
Russi (postcomunisti) e gli Ucraini (neo-nazisti). Sull’Occidente nuovamente in fiamme, gli ottimisti
per vocazione avevano visto brillare la stella di Trump, sulla cui entrata in
azione occorre tracciare un primo consuntivo. La premessa necessaria è quella
di dimenticare che il neo Presidente americano ha dato, anche lui, molte
prove di essere uomo di fideismi “certi” (Dio lo avrebbe salvato dal colpo di
fucile del cecchino per consentirgli di fare grande l’America, popolo
eletto) e di irrazionalismi politici “confusi” (convinto, com’è, che Dio ama
l’America, destinata a dominare il mondo se non il Cosmo); e ciò, come
tutti gli Occidentali cresciuti con biberon di latte e favole utopiche di
duplice natura.
La conseguenza doverosa è quella di
segnare, come su una lavagna, le cose buone e quelle cattive a lui imputabili.
Cominciamo:
1) Trump si è arreso nella guerra a favore
dell’Ucraina, intrapresa da Biden e dalla NATO, riconoscendo che non si era
tattato di un’invasione territoriale dell’ “Orso Russo”, ma di un soccorso
necessario a popolazioni filorusse e russofone massacrate di botte
dai neo nazisti di Azov e di Zelensky, reso urgente anche dopo ben
due trattati stipulati a Minsk a tutela delle minoranze mai
attuati.
1 bis) Il neo Presidente americano non è riuscito
a convincere gli alleati della NATO, tutti schierati, a parte Orban, con il
Partito Democratico di Obama, ormai transnazionale e sostanzialmente unico
nell’intero Occidente, a fare altrettanto per arrivare subito alla pace.
L’irrazionalismo di tale sua scelta “a metà”, senza, cioè, sconfessare la NATO
e omettendo di cogliere e denunciare l’illegittimità dell’entrata in
guerra contro il disposto dell’articolo 5 e al tempo stesso di non uscirne,
mantenendo praticamente ancora in piedi uno strumento di aggressione bellica,e
ciò va segnato certamente a suo sfavore.
2) Trump ha dimostrato di avere lucidamente
capito, dopo la sua passata esperienza presidenziale: a) che CIA,
NSA, FBI volevano farlo contare come il due di picche nella
nostra “briscola”, rendendo un inane nomen quello di “Capo di Stato
più potente del mondo” e che avrebbe avuto contro oltre alle spie e ai
poliziotti, anche i generali del Pentagono (che già si era fatto un baffo,
nel precedente mandato, del suo ordine di fare rientrare le truppe
statunitensi dall’Afghanistan) e gli organi della giustizia americana e
dell’associazionismo, dalle formule più elevate a quelle più “terra-terra”;
b) che la tradizione guerrafondaia del Paese (la più praticata del mondo)
si reggeva soprattutto sui Presidenti Democratici (con qualche eccezione in un
senso o nell’altro) e che essi , più di quelli Repubblicani, potevano contare
sull’appoggio di Wall Street (e della City londinese), dell’industria delle
armi e della giuria svedese dei premi Nobel.
2 bis) Nonostante tutto ciò il Donald, una volta
rieletto e constatato che, non potendo contare su spie, generali e
diplomatici con o senza feluca doveva ricevere Capi di Stato e
personalità politiche estere coram populo a) aveva
fatto ciò invitando giornalisti della carta stampata e della radio-
tv) che con tagli mirati nei colloqui divulgati mettevano in risalto
il peggio dei colloqui per contrastare la sua popolarità; b) aveva creato
un’imprevedibile “ammuina” aumentando i dazi sull’importazione, litigando
con Elon Musk; c) aveva cessato di insistere sul buon
proposito di Putin di annientare del tutto il rinascente nazismo ucraino (di un
Paese cioè che aveva eletto a “eroi nazionali” i collaborazionisti delle SS,
nella seconda guerra mondiale), d) aveva mostrato
incomprensibili incertezze sul conflitto israeliano.
Prima domanda: Un tale comportamento ondivago di Trump
non può avere l’effetto di rafforzare le filiali europee del Partito
Democratico di Barack e Michelle Obama, dando loro l’opportunità, da
co-belligeranti di Zelensky, di opporsi in vario modo alla pace
promessa in Ucraina, mettendolo in tal modo “alla berlina”?
Seconda domanda: Dopo la constatazione
che la pace in Ucraina dipende strettamente dal riconoscimento
dell’esistenza di un pericolo nazista ai confini della Russia (che a nessun
Paese civile e democratico può negarsi il diritto di estirpare come un
pericoloso cancro), si può pensare che la possibilità di una pace
giusta e duratura in Ucraina vi sarà anche se Trump continuerà a non avere il
coraggio di abbandonare la NATO, condannandola alla sua estinzione, e
lasciando ai Paesi Europei di co-belligerare autonomamente per sostenere ancora
una volta in Europa la rinascita del fascismo, la cui origine, com’ è fuori
discussione, è sempre nel vecchio Continente?
Conclusione: La prima fase del consuntivo può chiudersi qui!