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domenica 20 luglio 2025

COMMENTI


 
Caro Angelo,
Concordo in pieno sulla intrinseca bellezza dei luoghi della nostra vita come descrivi nel tuo articolo di sabato 19 luglio (https://libertariam.blogspot.com/2025/07/detrattori-di-angelo-gaccione-n-on.html?m=1). E che dire della improvvisa fittissima nebbia che ci sapeva regalare, nei freddi inverni della mia adolescenza, la città di Modena? Unavvolgente bambagia bianca che ondeggiava per le strade e i viali fino a fare allimprovviso scomparire le sagome di case e palazzi dietro una coltre che chiamavamo “fumana” per la sua somiglianza con una effettiva cortina fumogena. A pensarci bene, una situazione di estremo pericolo per il traffico, vista dall’angolazione degli anni successivi ma per me un’occasione per sentire tutto il fascino di quel fenomeno naturale che ti fa immaginare di vivere in un sogno, oltre che nella realtà. 

Oggi quella nebbia “che si taglia col coltello” non scende più sulla città che emanando calore ne impedisce la formazione e pochi la ricordano col mio stesso rimpianto.
Romano Rinaldi





Caro Angelo,
grazie mille. Animali e territorio, se potessero giudicare, avrebbero molte infamie da mostrare. Chi sa se gli esseri parlanti riusciranno ad imparare un giorno a leggere quanto la natura ci sta dicendo? Qualcuno, come Stefano Mancuso, o lo stesso san Francesco hanno saputo leggere il mondo che ci ospita ed hanno anche capito come fare a rispettarlo. Grazie del lavoro che fai e buona estate.
Giuseppe O. Pozzi


 



Mi commuove l’amore che senti per la tua terra. Anch’io negli anni della giovinezza mi sono allontanata il più possibile dalla mia terra prendendone le distanze sia fisiche che culturali. E sicuramente all’origine vi era un rapporto di conflitto con la famiglia che poi veniva esteso a tutto quel mondo da cui essa proveniva. Un mondo che con l’età ricordo con tenerezza. Ma ci sono anche degli aspetti della propria terra da cui inconsciamente si fugge che non sono legati alla famiglia, ma anche alla storia che lascia delle tracce nella convivenza sociale e spesso non buone.
Gianna Caliari
 



Sono d’accordo con il tuo pensiero: non è la terra, sono le persone sulla terra. Tuttavia, mi sento di difendere il poeta. Non conosco il contesto e vedo solo quel verso, ma forse intendeva proprio il contrario. Ad esempio, anch’io ho scritto versi simili che esprimono in realtà l’opposto – il dolore per ciò che accade alla mia terra, occupata da gente indegna. Per esempio: “Non mi manca affatto la neve. Non amo affatto nulla”. È chiaro che una persona non può davvero non amare nulla. La stessa cosa in una poesia che hai pubblicato tu su “Odissea”: “Patria che divori i tuoi figli, belva nel rosso mantello”. Certo, non è la patria a divorare i suoi figli - sono gli uomini stessi a divorare altri uomini. L’intera poesia permetterebbe di cogliere il tono amaro…
Complimenti per il tuo ritratto della terra natia – così vivo, palpitante, pieno dei suoi profumi estivi. Ne ho ricavato un vero piacere nel leggerlo.
Julia Pikalova
 


 
I luoghi non hanno nessuna colpa delle disavventure umane.
Maurizio Nocera