Ringrazio la collega Gabriella Galzio per
l’attenzione dimostrata al mio breve scritto sul sacrilegio di stato perpetrato
da Israele nei confronti degli attuali filistei e concordo con lei sull’aspetto
del fondamentalismo patriarcale come perniciosa tendenza dei monoteismi che ha
tenuto a rimarcare nel suo ultimo intervento(https://libertariam.blogspot.com/2025/07/confronti-c-aro-angelo-mi-riferisco.html?m=1). Ci
tengo a precisare che non sono un baciapile né praticante di alcuna religione
ma in sintonia con la collega, penso che il pensiero religioso, così come il
pensiero filosofico abbia avuto ed abbia tutt’ora un ruolo nello sviluppo della
civiltà umana. Altra cosa è l’uso che l’Uomo fa della religione per scopi
politici, di potere e di sopraffazione, sia del “nemico”, sia della propria
gente. In questo esercizio, per esempio, l’Islam sta fornendo, da un buon mezzo
secolo a questa parte, il peggio di sé stesso con il dilagante integralismo e
le teocrazie insediate in Paesi un tempo fari di civiltà. Ma anche gli altri
integralismi non sono da meno. Come sta appunto avvenendo in Israele. In questo
caso poi si tratta di estremismi che si sostengono a vicenda anche se
apparentemente in guerra con lo scopo della reciproca distruzione. Per
chiarezza devo anche rimarcare che nel mio articolo mi riferisco all’estrema
destra come tendenza politica motrice dell’integralismo religioso. Che poi
questo abbia anche un ascendente patriarcale, il discorso non fa una piega. Ciò
naturalmente non riguarda la destra in generale. E soprattutto il mio intento
non è certo quello di tirare a lucido il lato opposto che mi guardo bene dal
menzionare. Perché nel segno dell’ateismo presunto di quel campo, le nefandezze
in nome della sacralità del capo-popolo senza più altra interposta religione,
sono state e sono compiute con la medesima disumanità; gli esempi nei regimi di
quel tipo sono stati e tutt’ora sono all’ordine del giorno. Né devono sfuggire,
sull’altro capo dell’Atlantico, altri pessimi atteggiamenti che appartengono sempre
all’estrema destra, come la devozione alle sette evangeliche professate con
tanto di riti semi-pagani persino all’interno della Casa Bianca, all’insegna
della fede in Dio (quale?) e dei valori della famiglia (patriarcale), da gente
come Trump, Vance, Musk, Hegseth, ecc. che hanno generato un paio di dozzine di
figli con schiere di mogli, amiche e prestatrici d’opera a vario titolo.
C’è poi
una categoria di strabici tutta nostrana, sono gli irriducibili devoti alla
gloriosa storia della mitica Unione Sovietica; imperversano sui social, manifestano
in piazza, giustamente, contro Netanyahu e le stragi di Gaza, ma esprimono
anche dileggio e disprezzo per il governo Zelensky senza tanti complimenti
bollato come nazista, mentre i missili che ogni giorno la Russia indirizza su
condominii, ospedali, scuole e centri commerciali di Kiev e dintorni sono
ritenuti l’opportuna e necessaria reazione che il coraggioso leader russo deve
mettere in atto per fronteggiare l’aggressività della Nato, fino a ieri data
per defunta cerebralmente dagli stessi contraenti il patto atlantico ma
resuscitata proprio dalla propaganda del Cremlino. In
quest’ambito ci sarebbe solo da sperare in un risultato parallelo riguardo
l’Unione Europea. Anche questa fantastica Istituzione, ancor prima di
raggiungere una forma matura, se non adulta, sta dibattendosi come un pesce
fuor d’acqua per la sua stessa sopravvivenza. La speranza è dunque quella che gli
sforzi per ridurla a definitiva impotenza, da un lato con la guerra di
invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dall’altro con la guerra
commerciale ed economica scatenata dall’amministrazione americana, sortiscano
l’effetto di un ricompattamento dell’Unione per far fronte a ben due nemici
comuni, fino a ieri affidabili partners energetici e commerciali, oggi
traditori di quei medesimi principii di collaborazione. È sicuramente una lotta
improba e l’unica speranza rimane la mera potenza dei numeri di una popolazione
che sopravanza di gran lunga la somma degli altri due contendenti messi assieme
e di una economia altrettanto robusta, soprattutto se bene organizzata
unitariamente. Senza voler menzionare l’enorme ricchezza rappresentata da
culture millenarie unite da un disegno, per quanto utopico, altrettanto antico
e tutt’ora quanto di più vicino ad una moderna democrazia tesa a difendere la
pace e il benessere della sua variegata popolazione. Resta purtroppo
l’immaturità politica dovuta soprattutto alla reticenza nel mettere a fattor
comune la potenza economica, commerciale, culturale e diplomatica (e possibilmente
non militare!), attraverso la corrispondente necessaria rinuncia ad una parte
della sovranità dei singoli Stati. Al caro e affascinante disegno
europeo che ha accompagnato la vita di tutti noi negli ultimi 80 anni con
alterne fortune ma col periodo di pacifica convivenza più lungo di sempre, non
resta che un caloroso auspicio: vecchia, cara UE qui si parrà la tua
nobilitate!