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venerdì 18 luglio 2025

CONFRONTI
di Romano Rinaldi


 

Religione, guerra e politica europea.

Ringrazio la collega Gabriella Galzio per l’attenzione dimostrata al mio breve scritto sul sacrilegio di stato perpetrato da Israele nei confronti degli attuali filistei e concordo con lei sull’aspetto del fondamentalismo patriarcale come perniciosa tendenza dei monoteismi che ha tenuto a rimarcare nel suo ultimo intervento (https://libertariam.blogspot.com/2025/07/confronti-c-aro-angelo-mi-riferisco.html?m=1). Ci tengo a precisare che non sono un baciapile né praticante di alcuna religione ma in sintonia con la collega, penso che il pensiero religioso, così come il pensiero filosofico abbia avuto ed abbia tutt’ora un ruolo nello sviluppo della civiltà umana. Altra cosa è l’uso che l’Uomo fa della religione per scopi politici, di potere e di sopraffazione, sia del “nemico”, sia della propria gente. In questo esercizio, per esempio, l’Islam sta fornendo, da un buon mezzo secolo a questa parte, il peggio di sé stesso con il dilagante integralismo e le teocrazie insediate in Paesi un tempo fari di civiltà. Ma anche gli altri integralismi non sono da meno. Come sta appunto avvenendo in Israele. In questo caso poi si tratta di estremismi che si sostengono a vicenda anche se apparentemente in guerra con lo scopo della reciproca distruzione. Per chiarezza devo anche rimarcare che nel mio articolo mi riferisco all’estrema destra come tendenza politica motrice dell’integralismo religioso. Che poi questo abbia anche un ascendente patriarcale, il discorso non fa una piega. Ciò naturalmente non riguarda la destra in generale. E soprattutto il mio intento non è certo quello di tirare a lucido il lato opposto che mi guardo bene dal menzionare. Perché nel segno dell’ateismo presunto di quel campo, le nefandezze in nome della sacralità del capo-popolo senza più altra interposta religione, sono state e sono compiute con la medesima disumanità; gli esempi nei regimi di quel tipo sono stati e tutt’ora sono all’ordine del giorno. Né devono sfuggire, sull’altro capo dell’Atlantico, altri pessimi atteggiamenti che appartengono sempre all’estrema destra, come la devozione alle sette evangeliche professate con tanto di riti semi-pagani persino all’interno della Casa Bianca, all’insegna della fede in Dio (quale?) e dei valori della famiglia (patriarcale), da gente come Trump, Vance, Musk, Hegseth, ecc. che hanno generato un paio di dozzine di figli con schiere di mogli, amiche e prestatrici d’opera a vario titolo.



C’è poi una categoria di strabici tutta nostrana, sono gli irriducibili devoti alla gloriosa storia della mitica Unione Sovietica; imperversano sui social, manifestano in piazza, giustamente, contro Netanyahu e le stragi di Gaza, ma esprimono anche dileggio e disprezzo per il governo Zelensky senza tanti complimenti bollato come nazista, mentre i missili che ogni giorno la Russia indirizza su condominii, ospedali, scuole e centri commerciali di Kiev e dintorni sono ritenuti l’opportuna e necessaria reazione che il coraggioso leader russo deve mettere in atto per fronteggiare l’aggressività della Nato, fino a ieri data per defunta cerebralmente dagli stessi contraenti il patto atlantico ma resuscitata proprio dalla propaganda del Cremlino.
In quest’ambito ci sarebbe solo da sperare in un risultato parallelo riguardo l’Unione Europea. Anche questa fantastica Istituzione, ancor prima di raggiungere una forma matura, se non adulta, sta dibattendosi come un pesce fuor d’acqua per la sua stessa sopravvivenza. La speranza è dunque quella che gli sforzi per ridurla a definitiva impotenza, da un lato con la guerra di invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dall’altro con la guerra commerciale ed economica scatenata dall’amministrazione americana, sortiscano l’effetto di un ricompattamento dell’Unione per far fronte a ben due nemici comuni, fino a ieri affidabili partners energetici e commerciali, oggi traditori di quei medesimi principii di collaborazione. È sicuramente una lotta improba e l’unica speranza rimane la mera potenza dei numeri di una popolazione che sopravanza di gran lunga la somma degli altri due contendenti messi assieme e di una economia altrettanto robusta, soprattutto se bene organizzata unitariamente. Senza voler menzionare l’enorme ricchezza rappresentata da culture millenarie unite da un disegno, per quanto utopico, altrettanto antico e tutt’ora quanto di più vicino ad una moderna democrazia tesa a difendere la pace e il benessere della sua variegata popolazione. Resta purtroppo l’immaturità politica dovuta soprattutto alla reticenza nel mettere a fattor comune la potenza economica, commerciale, culturale e diplomatica (e possibilmente non militare!), attraverso la corrispondente necessaria rinuncia ad una parte della sovranità dei singoli Stati.
Al caro e affascinante disegno europeo che ha accompagnato la vita di tutti noi negli ultimi 80 anni con alterne fortune ma col periodo di pacifica convivenza più lungo di sempre, non resta che un caloroso auspicio: vecchia, cara UE qui si parrà la tua nobilitate!