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martedì 22 luglio 2025

PIGOLII PAPALI
di Luigi Mazzella

Il Papa a cavallo
 
Da un piglio ruspante a uno ragionieristico.
 
Prima domanda: Nell’Occidente delle cinque follie irrazionali, dimostratesi, nel corso di più di venti secoli, irrealizzabili (o asseritamente realizzate con ecatombe di vite umane e con l’arricchimento di ristrette nomenclature di privilegiati) vi sono mai state e vi sono “Autorità Morali”? In passato, quelle che pretendevano di essere tali si sono rese, proprio esse, promotrici di guerre definite “sante” o collaboratrici silenti di cosiddette “pulizie etniche” dei popoli indigeni. Oggi la Chiesa Cattolica, al probabile fine di farsi perdonare crociate e genocidi atroci nel Centro-America, inquisizioni e patiboli nelle pubbliche piazze di Roma (e non solo) fa sentire la sua voce in difesa della pace, con un piglio che oscilla tra quello “ruspante e graffiante” di Francesco e quello “lamentoso e ragionieristico” di Leone XIV. E ciò, a parte la consueta, ben nota, tradizionale, antica duplicità del lessico ecclesiale: che se riesce ad essere, talvolta, espresso e univoco quando è pontificale resta sempre appena sussurrato se non del tutto taciuto (e quindi, fondamentalmente ambiguo) quando è curiale.
Seconda domanda: indipendentemente da ciò, quali sono i margini di efficacia dell’azione di un’Autorità cosiddetta Morale in un momento in cui il cupio dissolvi Occidentale sembra voler raggiungere il suo diapason e concludere il suo iter autodistruttivo?
In altre parole, potranno mai le flebili grida di dolore di un Papa (che pur di “leonino” ha certamente il nome) prevalere: 
a) sulle smargiasse guasconate di un Emmanuel Macron, che rivendica il ruolo di Napoleone del Terzo Millennio e quello, minore, di d’Artagnan?    
b) sulle speranze di rinascita di una Germania uber alles, coltivate da un Metz dal collo rigido (tutt’altro, quindi, che “obtorto”)?
c) sulle malinconie da occasioni perdute di una Meloni tremebonda, impaurita e rannicchiata nell’abbraccio di un collega del Governo che è certamente di ragguardevoli proporzioni fisiche ma che Totò avrebbe potuto mettere in difficoltà con una semplice battuta?
In un caso, come quello attuale, di rapporti internazionali molto complessi e di tesi propagandistiche così strampalate da apparire extra ordinem, di conflitti diplomatici di particolare acredine e di assoluta malafede, la voce del Vaticano per essere ascoltata dovrebbe essere paragonabile al ruggito del Leone della Metro Goldwin Mayer. E, invece da piazza San Pietro si levano solo deboli segnali di pseudo-protesta contro una delle due sedi della guerra (quella israeliana). Anche installare microfoni e altoparlanti potenti per ampliare il suono dei deboli lai percepibili sarebbe del tutto inutile. Difficilmente essi potrebbero giungere alle orecchie degli occupanti dei palazzi dove c’è il vero potere, quello che conta. E ciò, senza dire che la domanda, a suo tempo fatta da Adolf Hitler su quante divisioni corazzate avesse il Vaticano è divenuta di dominio comune. 
Conclusione: Il miagolio, appena percepibile dai palazzi Vaticani sembra destinato a unirsi ai mesti e lamentosi inviti alla pace del Ministro degli Esteri dello Stato Italiano, la cui voce pacifista, comunque, riesce a essere persino meno ambigua e subdola di quella della Presidente del Consiglio (e del suo Ministro della Difesa il cui Dicastero, dopo la dichiarazione di co-belligeranza con Zelensky, sarebbe più proprio chiamare ormai “della Guerra”).