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martedì 12 agosto 2025

PROTAGONISTI E COMPARSE
di Giacomo Maria Prati


 
Il trionfo dei due giganti e il declino dell’Europa.
 
Putin incassa una notevole vittoria politica con “l’improvviso” prossimo incontro con Trump, evidentemente programmato dai due da tempo. Loro decidono i tempi. Gli altri sono comparse. I grandi leader sono quelli che capiscono i tempi giusti e li dominano, senza subirli e ottenendo il massimo dalle situazioni del momento. Il tempo giusto per la Russia è quello attuale per ottimizzare consolidando le conquiste fatte e ottenendo un’Ucraina fuori dalla Nato. Il tempo giusto degli Usa è l’attuale per ottenere a buon prezzo le materie prime russe e una collaborazione geopolitica preziosa, per impedire che i Brics di divenire un blocco coeso, avvantaggiando la Russia in cambio di un nuovo approccio internazionale che mantenga l’asse russo-americano quale principale baricentro internazionale. Questo scenario cambierebbe le dinamiche sia interne all’Occidente che dentro i Brics potendo favorire approcci più integrati e più costruttivi. Solo un asse russo-americano potrebbe portare a risolvere i tre più grandi problemi mondiali sul tavolo: il destino del dollaro quale moneta internazionale, il debito pubblico Usa (da ridurre e riportare sotto controllo) e l’esigenza di una seconda moneta internazionale che non elimini del tutto il dollaro ma lo normalizzi. Senza questo accordo, a portata di mano, la polarizzazione Brics-Occidente continuerà, con reciproci disastri per le masse di entrambe le aree. La Cina non è ancora in grado di esprimere una capacità politica e di mediazione efficace e di alto livello come sa esprimere da sempre, la Russia, maestra di diplomazia già ai tempi degli Zar. Se il mondo non vuole implodere nel caos e nell’autodissoluzione del sistema bancario-monetario, morendo di Finanza, c’è bisogno di un accordo globale tra Russia e Usa, specie ora che la “stampella Giappone” inizia a vacillare perché il suo yen è chiuso in un doppio vicolo cieco: non essere più a costo zero (impedendo così il carry trade pro Usa) oppure crollare, facendo concorrenza al dollaro. Questo è il reale oggetto del prossimo incontro in Alaska: come i due giganti (con problemi) possano aiutarsi reciprocamente. Li uniscono due avversari: una Ue miope e anti-produttiva e una Finanza che crea denaro ma non lavoro per gli americani. La guerra è sullo sfondo, non è il tema principale: è il retaggio della pessima dottrina Brzezinski, da sempre sposata con fanatismo dal Regno Unito ma più volte fallita e ormai fuori dai tempi massimi. Chi vince da questo accordo lo abbiamo capito. Ma chi ci perderebbe? Chi crede che solo con le guerre e con le destabilizzazioni sia possibile evitare il crollo finanziario tramite alchimie monetarie dietro il velo della distruzione. La follia filosofica della “distruzione creativa” a cui Putin e Trump oppongono il loro ottimismo costruttivo stile Ford e Keynes. Trump in pratica imita i Brics, che ammira, e cerca un abbraccio con essi in modo da arrestare il declino degli Usa globalisti, ricchi di denaro ma poveri di produzione. L’accordo con la Russia permettere agli Usa di guadagnare quel tempo che gli è necessario (5-6 anni) per riportare le produzioni strategiche a casa. Allora sarà possibile la guerra contro la Cina. Ovviamente auspichiamo che il tassello finale non si realizzi ma solo le premesse di cooperazione tra Usa e Russia.