Il trionfo dei due giganti e il declino
dell’Europa. Putin
incassa una notevole vittoria politica con “l’improvviso” prossimo incontro con
Trump, evidentemente programmato dai due da tempo. Loro decidono i tempi. Gli
altri sono comparse. I grandi leader sono quelli che capiscono i tempi giusti e
li dominano, senza subirli e ottenendo il massimo dalle situazioni del momento.
Il tempo giusto per la Russia è quello attuale per ottimizzare consolidando le
conquiste fatte e ottenendo un’Ucraina fuori dalla Nato. Il tempo giusto degli
Usa è l’attuale per ottenere a buon prezzo le materie prime russe e una
collaborazione geopolitica preziosa, per impedire che i Brics di divenire un
blocco coeso, avvantaggiando la Russia in cambio di un nuovo approccio
internazionale che mantenga l’asse russo-americano quale principale baricentro
internazionale. Questo scenario cambierebbe le dinamiche sia interne
all’Occidente che dentro i Brics potendo favorire approcci più integrati e più
costruttivi. Solo un asse russo-americano potrebbe portare a risolvere i tre
più grandi problemi mondiali sul tavolo: il destino del dollaro quale moneta
internazionale, il debito pubblico Usa (da ridurre e riportare sotto controllo)
e l’esigenza di una seconda moneta internazionale che non elimini del tutto il
dollaro ma lo normalizzi. Senza questo accordo, a portata di mano, la
polarizzazione Brics-Occidente continuerà, con reciproci disastri per le masse
di entrambe le aree. La Cina non è ancora in grado di esprimere una capacità
politica e di mediazione efficace e di alto livello come sa esprimere da
sempre, la Russia, maestra di diplomazia già ai tempi degli Zar. Se il mondo
non vuole implodere nel caos e nell’autodissoluzione del sistema bancario-monetario,
morendo di Finanza, c’è bisogno di un accordo globale tra Russia e Usa, specie
ora che la “stampella Giappone” inizia a vacillare perché il suo yen è chiuso
in un doppio vicolo cieco: non essere più a costo zero (impedendo così il carry
trade pro Usa) oppure crollare, facendo concorrenza al dollaro. Questo è il
reale oggetto del prossimo incontro in Alaska: come i due giganti (con
problemi) possano aiutarsi reciprocamente. Li uniscono due avversari: una Ue
miope e anti-produttiva e una Finanza che crea denaro ma non lavoro per gli
americani. La guerra è sullo sfondo, non è il tema principale: è il retaggio
della pessima dottrina Brzezinski, da sempre sposata con fanatismo dal Regno
Unito ma più volte fallita e ormai fuori dai tempi massimi. Chi vince da questo
accordo lo abbiamo capito. Ma chi ci perderebbe? Chi crede che solo con le
guerre e con le destabilizzazioni sia possibile evitare il crollo finanziario
tramite alchimie monetarie dietro il velo della distruzione. La follia
filosofica della “distruzione creativa” a cui Putin e Trump oppongono il loro
ottimismo costruttivo stile Ford e Keynes. Trump in pratica imita i Brics, che
ammira, e cerca un abbraccio con essi in modo da arrestare il declino degli Usa
globalisti, ricchi di denaro ma poveri di produzione. L’accordo con la Russia
permettere agli Usa di guadagnare quel tempo che gli è necessario (5-6 anni)
per riportare le produzioni strategiche a casa. Allora sarà possibile la guerra
contro la Cina. Ovviamente auspichiamo che il tassello finale non si realizzi
ma solo le premesse di cooperazione tra Usa e Russia.