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mercoledì 17 settembre 2025

ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO
di Luigi Mazzella


 
Nell’Occidente dalle cinque “credenze” a diffusa vocazione aggressiva (verbale e manesca ma che potrebbe diventare, in un batter d’occhio, anche omicida) chiedersi quale di esse alimenti maggiormente il clima di violenza che caratterizza la vita politica del “Bel Paese” è un lapalissiano fuor d’opera. Non si può misurare con il bilancino del farmacista la dose di odio che sviluppano i monoteisti religiosi in Medio Oriente e in Occidente contro gli infedeli (non importa se essi sono pur sempre devoti del comune Dio Unico) né quella di cui si nutrono nazifascisti e socialcomunisti nella loro reciproca avversione, pur nel dichiarato unico intento benefico di voler salvare l’umanità.
Naturalmente gli stimoli all’odio, ai giorni nostri, sono somministrati, come medicinali per l’anima e il suo miglioramento molto ben camuffati e racchiusi in “capsule” dai colori graziosi e allettanti, ma il veleno raggiunge comunque i suoi effetti. Gli inquinatori, chi si tiene lontano dagli animali, quelli che vorrebbero meno stupri e meno traffico di droga determinati da immigrazioni massicce di gente senza arte né parte sono additati al pubblico ludibrio dalle Greta Turmberg, dalle Brambille che accarezzano le tigri (magari drogate), dai Papi (Francesco e per imitarlo in tutto: Leone XIV) che si recano a Lampedusa per invitare i migranti non di certo nei loro conventi vuoti (per il fortunato calo delle cosiddette “vocazioni’) ma nello Stato estero che pure li ospita.
Non tutti questi “inviti” a essere buoni, aperti, misericordiosi (secondo il mellifluo linguaggio ecclesiastico) sono ricordati nelle prime pagine della stampa e nei talk show televisivi del sistema informativo “ufficiale” (quello che “violentemente” esclude gli interventi eterodossi delle persone libere ma il tema della violenza resta centrale. Nessuno ricollega tale clima di intimidazioni, di ingiurie, di scontri alla nostra cosiddetta “cultura”, intessuta di concezioni tutte ugualmente fantasiose, irrealizzabili e quando realizzate “catastrofiche”. E neppure, associa a tale degenerazione della nostra vita politica la progressiva scomparsa di “statisti” e l’assenza delle voci di persone di pacata saggezza, pubblica o privata. È una mancanza grave. E ciò anche se lo statista, in modo quasi tautologico è definito da Treccani: un uomo o una donna che ha una profonda esperienza, teorica e pratica dell’arte di governare uno Stato, senza enumerare le ulteriori doti che una persona di tal fatta normalmente possiede. È del tutto evidente, infatti, che dovendo lo statista governare una res publica, entità composta da tutti i cittadini, dovrebbe, almeno, essere tutt’altro che fazioso e partigiano. 
Ora: che in Occidente tra Capi di Stato e di Governo sia invalso l’uso dello scambio di ingiurie, di epiteti, anche volgari, nonché di minacciosi gridi di odio e di battaglia contro chi la pensa diversamente è un segno di profondo malessere dagli sbocchi prevedibilmente nefasti. La scomparsa di persone di pacata saggezza politica apre la strada alle guerre, in-equivoche fonti di distruzione dell’umanità. In uno dei libri a me più cari (il mio: L’elogio del pensiero libero, edito da Avagliano) sostengo che, come diceva Luis Bunuel (ma solo a proposito del suo ateismo e non anche del suo comunismo) si dovrebbe essere liberi dai condizionamenti religiosi (e io, aggiungo: anche passionali ed emotivi) “da sempre”. Bisognerebbe essere atei nonché anticomunisti e antifascisti “da sempre”.