Provo un’avversione smisurata per i ladri, li disprezzo fin
nelle pieghe di ogni mia più riposta fibra. Trovo intollerabile, allo stesso
modo del più spregevole dei delitti, che qualcuno possa infilare la mano nella
tasca di un’altra persona. Non parliamone se si tratta di un furto ai danni di
un soggetto debole, indifeso, anziano, malato; in questo caso la mia
indignazione sale alle stelle. Non è affatto vero che i ladri siano poveri:
sono attrezzati, furbi, scafati, maligni. Ladri del bene pubblico ce ne sono in
abbondanza: in genere sono alti funzionari e svolgono mansioni di prestigio,
sono già ricchi e rubano per ingordigia, per una perversa pulsione verso l’accumulo.
Colletti bianchi li chiamano; sarebbe meglio definirli pendagli da forca. Più
di costoro, che pure rappresentano un danno serio per la collettività tutta, il
mio disprezzo si appunta maggiormente su coloro che rubano negli ospedali ai
danni dei degenti. Su quanti forzano dei semplici armadietti per portar via le
misere cose che custodiscono. Su chi si introduce nelle case, le mette a
soqquadro, ne violenta l’intimità più privata e, non contento di impossessarsi
della refurtiva, pratica persino degli sfregi. Ad un musicista, non paghi di
aver rubato quanto desideravano, hanno metodicamente ridotto a brandelli
centinaia di spartiti musicali che gli erano costati decenni e decenni di
fatica e di creazione. Non riesco ad essere solidale, come fanno diverse
persone che conosco, neppure con i ladri che svaligiano case di lusso e ville, sebbene sia consapevole che moltissima di quella ricchezza sia
stata a sua volta accumulata con il ladrocinio e lo sfruttamento. “Dietro
ogni grande fortuna c’è il delitto”, ha scritto Balzac. Ma so anche che le
bande che hanno messo a segno il colpo sono costituite da elementi tutt’altro
che poveri, e che usano la refurtiva per lo scialo con la stessa logica
disgustosa di quanti l’hanno accumulata. “Ciò che non vi perdoneranno mai è
che non volete essere né ladri né sognatori”, è una frase di Bakunin, si
trova nel libro Nero su bianco che contiene massime, aforismi e pensieri
di vari autori da me raccolti nel corso degli anni. È stato pubblicato nel
Duemila. Sognatori mi sta bene, ma ladri no: il teorico russo non deve averla
meditata abbastanza questa frase. Spesso avviene che chi scrive si innamora
delle parole e del loro suono, e si fa abbagliare. Capita anche a uomini di
pensiero intelligenti come Bakunin.