Oltre mezzo secolo di produzione
in versi del poliedrico intellettuale, a partire dalle prime composizioni
adolescenziali fino a quelle più attuali, con tre contributi critici: Franco
Loi, Tiziano Rossi e Fulvio Papi. Arrivati a quella che in passato veniva
eufemisticamente definita “terza età”, è giusto e naturale riconsiderare il
proprio percorso intellettuale, e tracciare un inventario di quello che si è
scritto e pubblicato, meditando anche sulle proprie censure, esclusioni e inclusioni,
indulgenti od orgogliose che siano. Lo ha fatto Angelo Gaccione (Cosenza, 1951)
- calabrese residente a Milano dagli anni universitari, prolifico autore in
prosa e versi, impegnato culturalmente in innumerevoli battaglie civili e politiche,
fondatore ventidue anni fa della combattiva rivista Odissea -,
pubblicando Una gioiosa fatica, raccolta complessiva delle sue poesie, scritte
a partire dal 1964. Si tratta di una selezione antologica curata dal Professor
Giuseppe Langella per le edizioni campane La Scuola di Pitagora, con tre
contributi critici del 2011 di Franco Loi, Tiziano Rossi e Fulvio Papi, che
concordemente sottolineano l’impulso etico come prima istanza della produzione
letteraria dell’autore. Se Loi sottolineava i due
aspetti preminenti nella lirica di Gaccione (“l’amoreversoilprossimo;latensioneverso qualcosaditrascendente-sichiaminaturaosocietà”), Tiziano
Rossi gli faceva eco negli stessi termini: “Gaccione punta dritto su rigore e
onestà… ecco l’indignazione e l’incitamento, il giudizio pacato e la frustata
polemica, la confessione inerme, la caricatura e la gelida constatazione”, e il filosofo Fulvio Papi rimarcava la coerenza di uno
stile che riassume esperienzaesensibilità,doloree saggezza,
in un lessico capace di accogliere senza
alcuna artificiosità l’ondad’urtodelreale.
La raccolta si compone di dodici sezioni
(Le Ritrovate, Le Illuminate, Le Straniere, Le Milanesi, Le Disperse, Le Arrabbiate,
Le Sacre, Le Dolenti, Le Liete, Le Diverse, Le Incivili, Le Ultime) che
raggruppano i testi secondo vari contenuti, certificando in tal modo la
complessità e pluralità degli argomenti trattati. A partire dalle
primissime composizioni adolescenziali, già indicative di una delicatezza
emotiva che nel tempo continuerà ad approfondirsi, il rapporto di Gaccione con
la propria soggettività mette in luce sia aspetti biografici esterni (il
paesaggio, gli affetti, le letture predilette), sia lo scavo introspettivo.
Come giustamente rilevava Tiziano Rossi, il pronome io insieme ai
possessivi mio-mia-miei tornano in moltissime composizioni, e non con la
vanità di un’autocelebrazione, ma proprio a indicare una fortemente voluta
appartenenza alla vita personale e collettiva (dai
versi elegiaci del 1977 “Avvicinatevi alla mia finestra / nuvole mercanti e
straniere” fino al Testamento del 2014: “Poiché ho vissuto /
tutta la vita di libri / custoditelemieceneri
/ siano ben in vista -/ accanto ai libri / - sulripiano- / diunaBiblioteca). Milano, “grigia e impura”, è presenza costante in tutta
la produzione letteraria dell’autore, e anche in questa antologia le viene
dedicata un’intera sezione: “Miaamata-odiatacittà prima che l’alba arriviavvolgimifraituoiumori”.
Il capoluogo lombardo è raccontato, oltre che nei caratteri più noti
(sferraglianti tram, grattacieli, palazzi settecenteschi, giardini segreti, “caos,
smog e ferocia” …) anche nella centralità attribuitale dai brutali avvenimenti del
nostro recente passato, come la strage di Piazza Fontana. L’attenzione che
Gaccione riserva alla storia, italiana e internazionale, è ribadita nelle
sezioni del volume intitolate alle Dolenti, alle Arrabbiate, alle Incivili, là
dove lo sdegno e la collera dell’autore promuovono appelli alla mobilitazione,all’impegno solidale verso gli
sfruttati, i migranti, i senza tetto (“la
verità è che puzzano… // losipuòconstatareseappenavisfiorano
/ emananountalelezzo…unchedimalsano…
/ Dio ci scampi di autobus, tram e metrò”). La guerra diventa, nelle parole del
poeta, il più grande degli scandali, un’offesa verso Dio e l’umanità tutta, insieme
ai gulag sovietici, ai campi di concentramento nazisti e al massacro della
scuola di Beslan, per arrivare ai delitti di mafia, alle ingiustizie sociali,
all’avvelenamento colpevole dell’aria e delle acque. La
dichiarazione del credo di chi scrive è esplicita: “Iosonounuomodiparte, / e sto da una parte sola: //non è la
vostra parte, / questo dev’essere chiaro”. Per Angelo Gaccione fare
poesia diventa - oltre che “una gioiosa fatica” - una missione, come recita la
citazione di Aristotele che fa da esergo al libro: “La poesia è qualcosa di più
filosofico ed elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l’universaleelastoriailparticolare”.
Angelo Gaccione Una gioiosa fatica. 1964 - 2022 La Scuola di Pitagora Editrice,
Napoli 2025 Pagg. 160 € 16 A cura di Giuseppe Langella
*Per
gentile concessione dell’autrice e della rivista “SoloLibri.net” dove è apparsa domenica 7 settembre
2025.