LA SICUREZZA COMUNE
di
Franco Continolo

Opera di Alberto Casiraghi
Sebbene Trump risulti indisponente ai più, e per buoni motivi,
gli va però riconosciuto il merito di non volere rischiare la guerra nucleare.
Ciò lo distingue dal suo demente predecessore e dagli ancor più dementi
collaboratori del medesimo. Questa immagine non è però priva di ombre,
come sappiamo. Il caso ucraino è esemplare: lì il disimpegno americano è pieno
di contraddizioni, volendo Trump al tempo stesso salvare la faccia, ossia non
apparire sconfitto, soddisfare i bellicosi vassalli europei che
sono anche clienti, e mantenere con la guerra economica - una guerra nella
quale gli Stati Uniti non hanno alleati, ma solo nemici - l’egemonia e i privilegi
conseguenti. Su questo fronte, Bernhard di Moon of Alabama segnala lo
sbandamento del ministro degli Esteri polacco che tra una smargiassata e
l’altra riconosce che la garanzia di sicurezza all’Ucraina equivale a
dichiarare guerra alla Russia - non ci vuole molto a capire perché. In aiuto agli
zucconi interviene Jeffrey Sachs che scrive: anche le grandi potenze hanno
il problema della sicurezza, e la presenza di forze di altre potenze ai propri
confini la vedono, giustamente, come una minaccia. Il commento di Sachs è
interessante perché spiega la differenza fra sfera di influenza e sfera di
sicurezza: la prima è arbitraria, la seconda legittima. Superfluo aggiungere
che in Ucraina è stata, consapevolmente, violata la sicurezza russa, e che le
garanzie occidentali non farebbero che continuare la violazione. Se la Russia
si sente insicura, e l’Europa pure, non resta che mettersi a un tavolo e
progettare la sicurezza comune. La guerra la lasciamo ai super-idioti.
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Opera di Alberto Casiraghi |