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martedì 16 settembre 2025

LA SICUREZZA COMUNE
di Franco Continolo


Opera di Alberto Casiraghi
 
Sebbene Trump risulti indisponente ai più, e per buoni motivi, gli va però riconosciuto il merito di non volere rischiare la guerra nucleare. Ciò lo distingue dal suo demente predecessore e dagli ancor più dementi collaboratori del medesimo. Questa immagine non è però priva di ombre, come sappiamo. Il caso ucraino è esemplare: lì il disimpegno americano è pieno di contraddizioni, volendo Trump al tempo stesso salvare la faccia, ossia non apparire sconfitto, soddisfare i bellicosi vassalli europei che sono anche clienti, e mantenere con la guerra economica - una guerra nella quale gli Stati Uniti non hanno alleati, ma solo nemici - l’egemonia e i privilegi conseguenti. Su questo fronte, Bernhard di Moon of Alabama segnala lo sbandamento del ministro degli Esteri polacco che tra una smargiassata e l’altra riconosce che la garanzia di sicurezza all’Ucraina equivale a dichiarare guerra alla Russia - non ci vuole molto a capire perché. In aiuto agli zucconi interviene Jeffrey Sachs che scrive: anche le grandi potenze hanno il problema della sicurezza, e la presenza di forze di altre potenze ai propri confini la vedono, giustamente, come una minaccia. Il commento di Sachs è interessante perché spiega la differenza fra sfera di influenza e sfera di sicurezza: la prima è arbitraria, la seconda legittima. Superfluo aggiungere che in Ucraina è stata, consapevolmente, violata la sicurezza russa, e che le garanzie occidentali non farebbero che continuare la violazione. Se la Russia si sente insicura, e l’Europa pure, non resta che mettersi a un tavolo e progettare la sicurezza comune. La guerra la lasciamo ai super-idioti.