Caro Angelo, alcune rapide riflessioni sul tuo
articolo Intelligenza Artificiale elibri, dove racconti della
fiaba, “di una persona che non si era mai cimentata con la scrittura in vita
sua”. Non capisco la motivazione di chi “scrive” in questo modo. Dov’è allora
il dolore e la gioia della creazione (che sono interdipendenti)? Quando tutti
gli appassionati di queste simulazioni si saranno divertiti con il nuovo
giocattolo, questa bolla scoppierà (ma per ora siamo ancora lontani da quel
punto). Il fatto è che nella creazione non è necessario solo l’intelletto, ma
anche qualcos’altro, che non può essere calcolato né imitato, e questo
“qualcos’altro” è inaccessibile all’intelligenza artificiale. Per quanto
riguarda gli articoli critici, è un po’ più facile imitarli, ma solo imitarli,
mentre i veri studiosi di letteratura sono capaci di fare scoperte. È
interessante leggere non tanto ciò che è abilmente sistemato sugli scaffali a
noi familiari, quanto ciò che ci offre nuove concezioni, nuovi termini, una
nuova visione del mondo. Uso l’IA, per esempio per tradurre questo testo, ma la guido io. Una specie
di “human-assisted artificial intelligence”. Uso anche l’IA per il brainstorming legato al lavoro, quando non ci sono
altre persone vicino, e a volte ottengo davvero degli spunti interessanti per
un’ulteriore elaborazione (mia!). Esclusivamente compiti pratici, nel mio
piccolo. Vedo quanto possa essere utile in ambito scientifico. Ma l’arte è un’altra
cosa: i creatori non hanno compiti pratici. E questo modo di
“comporre fiabe” è altrettanto scorretto quanto il plagio: io, come lettrice,
sento di essere stata derubata. Spero che presto verranno introdotte leggi che
obblighino a “marcare la produzione dell’intelligenza artificiale”. Quando saremo circondati da medici, insegnanti, scrittori, guide turistiche
artificiali, tutto ciò che è umano sarà valutato molto alto. (Perché non
apprezzarlo già adesso?) Ovviamente, tutto ciò, a condizione che non scompaiano le persone a cui
questo importa. Julia
Pikalova * Certo,
è possibile quello che tu affermi. Anch’io ho avuto modo di notare una
sorprendente imitazione della scrittura umana in alcuni ambiti: presentazioni,
recensioni di libri… E molta ragionevolezza perfino nelle risposte dell’assistente
tecnico Al di Whatsapp, a volte impeccabili. Ma ho pure intercettato assurdità
e illogicità pazzesche, tonfate più che rivelatrici. Dico soltanto questo:
l’autenticità, l’originalità imprevedibile del pensiero e del sentimento umani sono
già da lungo tempo assenti dai libri. E solo se non si sa più cosa siano, si
può dare credito alla mistificazione tecnologica. Scherziamo? Maupassant,
Goethe, Byron, San Guedoro creati dall’intelligenza artificiale?! Lodovica San Guedoro * Tremendo (per
noi, attardati esseri umani figli dell’era dell’intelligenza
pre-post-biologica) ciò che segnali e terribile la tua amaramente sarcastica
conclusione. Proviamo a consolarci pensando che qualcuno, umano (almeno lui),
le istruzioni per fare quelle cose mirabolanti alle macchine gliele ha
date. Luca
Marchesini