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martedì 16 settembre 2025

SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LIBRI



C
aro Angelo, alcune rapide riflessioni sul tuo articolo Intelligenza Artificiale e libri, dove racconti della fiaba, “di una persona che non si era mai cimentata con la scrittura in vita sua”. Non capisco la motivazione di chi “scrive” in questo modo. Dov’è allora il dolore e la gioia della creazione (che sono interdipendenti)? Quando tutti gli appassionati di queste simulazioni si saranno divertiti con il nuovo giocattolo, questa bolla scoppierà (ma per ora siamo ancora lontani da quel punto). Il fatto è che nella creazione non è necessario solo l’intelletto, ma anche qualcos’altro, che non può essere calcolato né imitato, e questo “qualcos’altro” è inaccessibile all’intelligenza artificiale. Per quanto riguarda gli articoli critici, è un po’ più facile imitarli, ma solo imitarli, mentre i veri studiosi di letteratura sono capaci di fare scoperte. È interessante leggere non tanto ciò che è abilmente sistemato sugli scaffali a noi familiari, quanto ciò che ci offre nuove concezioni, nuovi termini, una nuova visione del mondo.
Uso l’IA, per esempio per tradurre questo testo, ma la guido io. Una specie di “human-assisted artificial intelligence”. 
Uso anche l’IA per il brainstorming legato al lavoro, quando non ci sono altre persone vicino, e a volte ottengo davvero degli spunti interessanti per un’ulteriore elaborazione (mia!). Esclusivamente compiti pratici, nel mio piccolo. Vedo quanto possa essere utile in ambito scientifico. Ma l’arte è un’altra cosa: i creatori non hanno compiti pratici. E questo modo di “comporre fiabe” è altrettanto scorretto quanto il plagio: io, come lettrice, sento di essere stata derubata. Spero che presto verranno introdotte leggi che obblighino a “marcare la produzione dell’intelligenza artificiale”.
Quando saremo circondati da medici, insegnanti, scrittori, guide turistiche artificiali, tutto ciò che è umano sarà valutato molto alto. (Perché non apprezzarlo già adesso?)
Ovviamente, tutto ciò, a condizione che non scompaiano le persone a cui questo importa. 
Julia Pikalova
 
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Certo, è possibile quello che tu affermi. Anch’io ho avuto modo di notare una sorprendente imitazione della scrittura umana in alcuni ambiti: presentazioni, recensioni di libri… E molta ragionevolezza perfino nelle risposte dell’assistente tecnico Al di Whatsapp, a volte impeccabili. Ma ho pure intercettato assurdità e illogicità pazzesche, tonfate più che rivelatrici. Dico soltanto questo: l’autenticità, l’originalità imprevedibile del pensiero e del sentimento umani sono già da lungo tempo assenti dai libri. E solo se non si sa più cosa siano, si può dare credito alla mistificazione tecnologica. Scherziamo? Maupassant, Goethe, Byron, San Guedoro creati dall’intelligenza artificiale?!   
Lodovica San Guedoro
 
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Tremendo (per noi, attardati esseri umani figli dell’era dell’intelligenza pre-post-biologica) ciò che segnali e terribile la tua amaramente sarcastica conclusione. Proviamo a consolarci pensando che qualcuno, umano (almeno lui), le istruzioni per fare quelle cose mirabolanti alle macchine gliele ha date.  
Luca Marchesini