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mercoledì 17 settembre 2025

UN PENSIERO DA GAZA
di Malak A Tantesh  


 
La campana della morte. Una chiamata può distruggere un’intera vita. 

Gaza City. Fu una sola chiamata, fredda e spietata, a informare gli inquilini dell’edificio che il bombardamento era imminente. In un breve istante, la vita si trasformò in caos, urla e fughe, una scena che ricordava la fuga da un terremoto o da un vulcano, ma perpetrata da esseri umani che non sanno nulla dell’umanità.  Vidi una madre che cullava tremante i suoi figli, contandoli uno ad uno affinché nessuno scappasse. Un uomo si sollevò il padre anziano sulle spalle, lasciando dietro di sé una sedia a rotelle che lo aveva accompagnato per anni, ma la sopravvivenza non gli lasciò scelta. Altri se ne andarono seminudi, alcuni con una piccola borsa come se fossero gli ultimi resti di una lunga vita.

Ogni passo avanti era intervallato da uno sguardo al passato, un addio al passato, ai ricordi, alla casa che era stata un rifugio sicuro ma che era diventata una trappola mortale. Tutto ciò che rimaneva era un presente doloroso e un futuro incerto. Pochi minuti dopo, il missile colpì. Un soldato premette un pulsante a sangue freddo, sentendosi vittorioso perché aveva distrutto un edificio, quando in realtà aveva distrutto un’intera vita. La scena non era crudele solo per i muri che crollavano e il rumore dell’esplosione, ma anche perché si verificava nel silenzio di un mondo che osservava. Grida di aiuto si levavano al cielo: “Oh mondo, salvaci!”. Ma la terra rimase sorda. Era come se i cuori si fossero spenti, come se il mondo intero fosse diventato spietato.



A tutti coloro che credono ancora che l’umanità abbia un significato, salvate i bambini che ci sono rimasti, le madri e i padri, gli anziani e i giovani. Non lasciate che le grida di aiuto soffochino nell’aria. Il silenzio di fronte a questi crimini non è neutralità; è partecipazione alla crudeltà.
Un mondo che non riesce a proteggere gli innocenti è un mondo che ha abbandonato i suoi valori. Non chiediamo l’impossibile; chiediamo solo una vita sicura, un tetto sopra la testa per proteggere i nostri figli e un futuro che non inizi con le lacrime e finisca con le macerie. 
C’è un cuore che ascolta? C’è una coscienza che risponde?