L’attualità
dell’argomento e le contrapposte tesi sulla cosiddetta “riforma Nordio” mi
inducono ad anticipare la trattazione del tema costituzionale della separazione
delle carriere di giudici e pubblici ministeri, pur limitandomi, al
momento, a darne solo un’estrema sintesi, per ovvi motivi. Politicamente
si tratta dell’unico punto in cui l’attuale coalizione di governo si
contrappone in modo chiaro e sostanziale alle vedute dominanti nel noto “Ventennio”
ispirate alla prevalenza in uno stato di polizia dei poteri del P.M. In Cinquanta
proposte di buon governo, edito da Marsilio nel 1992, riproducendo la tesi
da me esposta su “Mondoperaio” dieci anni prima
(1982), sostenevo la tesi della discrezionalità dell’azione penale e
la stretta correlazione del suo esercizio con una necessaria riconduzione del
pubblico ministero in seno al potere politico. E ciò per consentire la
possibilità di chiamare sempre l’Esecutivo a rispondere al Parlamento dell’operato di
suoi pubblici impiegati. Il ragionamento che ponevo alla base di tale tesi
era chiaro: la natura della funzione esercitata dai P.M. non era certamente
giurisdizionale, perché il potere di ius dicere non rientrava
tra le attribuzioni di tali organi.A
mio parere (di allora e di oggi) il Pubblico Ministero dev’essere un organo
estraneo all’ordine giudiziario in senso stretto essendo egli, come è
“l’avvocato dello Stato” in campo amministrativo e civile, un naturale
“difensore e propugnatore” delle tesi (nel caso specifico: accusatorie o
assolutorie) dello Stato.In altri scritti
sull’argomento facevo notare l’assurdità della situazione derivante
dalla previsione di un’unica carriera per giudici e pubblici ministeri: se
davanti a un organo giudicante era portata una causa di natura patrimoniale o
amministrativa il difensore dello Stato era sullo stesso piano e livello del
legale della parte privata; se, invece, era in discussione la libertà del
cittadino il difensore della tesi (per lo più accusatoria) dello Stato
saliva di livello e si collocava allo stesso piano dello scranno del magistrato
giudicante. Con buona pace del bla bla bla su libertà e democrazia!