IL TEATRO DELLA MEMORIA
di Angelo Gaccione
La via Domenico Cucchiari si compone di due segmenti sui
rispettivi lati di destra e di sinistra, tagliata in mezzo dalla via Mac Mahon. È una zona di Milano che pullula di generali. Generali sono Cucchiari e
Mac Mahon, e generali sono Giuseppe Govone e Carlo Caneva ai quale la toponomastica
non ha fatto mancare una piazza e una via. Ma non è di generali che si occuperà
questa nota; si occuperà, invece, del Teatro della Memoria che in via Cucchiari
ha sede; la creatura di Aleardo Caliari e che oggi porta il suo nome come è
giusto che sia. Aleardo non solo l’ha creato questo piccolo magico contenitore,
ma lo ha animato fino a quando è rimasto in vita, e, naturalmente, ha animato
la zona. Vi ha portato il dramma e la commedia, la musica e la poesia, la
satira e il cafè chantant, la commedia musicale e il teatro di lingua milanese.
Lingua che Aleardo parlava alla perfezione e che ha tenuto viva; lingua in
pericolo e a rischio d’estinzione, come sappiamo bene. La moglie Gianna ha
preso in mano le redini in qualità di direttrice, e come Aleardo si occupa un
po’ di tutto. Un po’ di tutto si occupa anche l’attore Alberto Grasso che cura
gli spettacoli della Compagnia. Perché un Teatro della Memoria ha un obbligo in
più: non farla disperdere la memoria, che è memoria culturale e insieme memoria
della tradizione e memoria civile.

Alberto Grasso davanti al Teatro

