L’AFRICA
PUÒ RINASCERE DAL BASSO? di Peter Bayuku Konteh*
Non
intendo parlare della mia esperienza politica, ma di quello che ho visto e
sentito nei miei viaggi in varie parti dell’Africa. Alludo ai cambiamenti e
alle aspettative della popolazione e parlo da ottimista, vedendo il mezzo
bicchiere pieno.Lo
sviluppo non è mai lineare o integrale, ci sono sempre contrasti fra città e
villaggi, ricchi e poveri, non è un evento ma è un processo, spesso lungo e
difficile.Non farò riferimento a delle
statistiche per quanto riguarda i segnali di rinascita dal basso nel continente
africano, però vi posso garantire che qualcosa sta succedendo che dà una
piccola speranza, anche se i problemi non mancano. Dopo la Prima guerra mondiale un economista
inglese aveva detto che l’Asia non sarebbe mai stata sviluppata perché la
cultura asiatica non era conforme alla cultura occidentale industriale. Ora voi
sapete come sono andate le cose. Oggi ci sono molti in Occidente che pensano che
l’Africa sia condannata per sempre alla povertà, alle malattie, alla fame, alla
corruzione, alle guerre e al sottosviluppo. Io non sono d’accordo. Andate a
vedere i progressi che alcuni Paesi stanno facendo in Africa, come Angola,
Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Senegal, Gabon, Ruanda, Sud Africa, Namibia,
etc.Quindi, l’Africa sta rinascendo dal
basso. Come? I desideri degli Africani sono pace e stabilità,
libertà, democrazia, sviluppo, giustizia, benessere, cura dell’ambiente, etc.
Dal basso la gente sta lottando per ottenere tutto ciò. Per esempio, la gente
richiede elezioni regolari e trasparenti e, anche se non si svolgono in modo
perfetto, stanno migliorando gradualmente. Inoltre in tutta l’Africa si
chiedono servizi legati allo sviluppo umano, come l’istruzione, la sanità, la
sicurezza alimentare, l’acqua potabile, le strade, i trasporti, l’elettricità,
le reti di telecomunicazioni, etc. I politici che non si impegnano per questi
scopi non sono più votati. Questo è tanto vero che oggi le popolazioni fanno
pressione sui governanti a tutti i livelli per avere tutto ciò, pretendendo che
le promesse elettorali si traducano in realtà.
C’è
un altro aspetto che sta cambiando in Africa: i rapporti sociali e le tradizioni.
Il senso di appartenenza alla comunità sta cambiando. La gente diventa più
consapevole, grazie alla scolarizzazione e al commercio, e ognuno oggi vuole
essere indipendente e cercare di avere i comfort della vita e inizia la
ribellione contro tradizioni che non ne tengono conto, come ad esempio l’infibulazione
oppure considerare il capo villaggio un semidio.Ricordate che più del 60% della popolazione africana è
giovane: potete immaginare la forza di stimolo che questo comporta a tutti i
livelli. Tra i giovani forte è la competizione per diventare autonomi e di
successo.Un altro fattore importante da
sottolineare è che le popolazioni, dove possiedono delle risorse naturali,
cominciano a chiedere introiti superiori dalla vendita di queste risorse, a
volte anzi la gente ostacola compagnie o multinazionali, come sta succedendo in
Niger con delle compagnie francesi, che non ridanno il dovuto ai locali.Anche l’ambiente e la salute vengono difesi
dalle comunità locali. Posso anche citare il caso recente della Namibia, dove
gli agguerriti attivisti locali stanno cercando di difendere gli ettari dei
loro campi, ad est del Paese, dalla voracità di una compagnia russa che
vorrebbe scavare miniere nel sottosuolo per l’uranio.Perciò dal basso le persone cominciano a capire il
valore delle loro risorse e l’uso che ne fanno i governi, la gente non lascia
più nelle mani del governo il compito di trattare da solo le condizioni
di estrazione con le compagnie, pretendendo pure che le compagnie facciano
interventi di ricaduta sociale per i locali.Quello che gli Africani hanno in comune è la voglia di migliorare i
processi e le procedure del loro percorso, di emanciparsi dalle politiche delle
istituzioni internazionali, come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario
Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e soprattutto il
Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U: non c’è mai stato, come membro permanente,
uno Stato africano, questi sono dunque organismi che non favoriscono lo
sviluppo africano, anzi sono tra i più grandi problemi degli Africani e
qualcuno dal basso in Africa, non avendo per nulla fiducia in queste
organizzazioni, comincia a chiedere una loro rapida riforma. Se ci fosse una
vera democratica riforma, il continente, come altri, potrebbe partecipare
attivamente e pienamente al processo di sviluppo.
Non
posso parlare di questo cambiamento dal basso senza menzionare il ruolo delle
donne. Oggi in tutta l’Africa il ruolo delle donne sta diventando sempre più
evidente e importante, a tutti i livelli, sia donne emancipate che stanno
ricoprendo diversi ruoli nella società, come ministri, parlamentari, dirigenti,
sia a livello tradizionale: anche nei villaggi non sono più le serve degli
uomini, cominciano a sfidare la vecchia mentalità di stare sottoposte agli
uomini. Ora le donne si stanno facendo sentire su tutte le questioni che
riguardano la società. In alcuni Stati, come Ruanda, la maggior parte dei
parlamentari sono donne e in Sierra Leone è a loro riservato il 30% dei posti,
in altri Paesi addirittura il 50%. Sono a volte le prime a difendere la democrazia,
la legge, la libertà etc., come in Sierra Leone all’epoca della guerra civile e
in Sudan per cacciare via il dittatore Omar al-Bashir, che era al potete per
oltre 30 anni, Per concludere, dico che, se i nostri antenati
di 100 anni fa tornassero in vita, troverebbero l’Africa irriconoscibile, nel
bene e nel male.D’altro canto, come
nessun popolo si è sviluppato senza attraversare povertà, malattie, guerre,
corruzione e simili, così gli Stati africani ora devono per forza passare
questa fase difficile di cambiamento. Perciò date all’Africa il tempo che ci
vuole. Conosciamo l’oggi, non possiamo prevedere che
cosa accadrà domani sia all’Africa che al mondo.Infine si vedrà una rinascita sostenibile dell’Africa con queste tre
condizioni: investire sempre di più nello sviluppo umano, nelle infrastrutture
essenziali e nel consolidamento delle istituzioni.
*ex ministro del Turismo e della Cultura della Sierra Leone