Pagine

domenica 26 ottobre 2025

LIBRI
di Giuseppe Airaghi


Carlo Penati 

L’atto libero tra debito, dono e ri-conoscenza.
 
Il saggio-pamphlet di Carlo Penati, La restituzione, si configura come una profonda riflessione sui fondamenti dell'esistenza umana, che l’autore inquadra ineludibilmente nella relazione e nella dipendenza reciproca. Rivolto a un pubblico colto ma non elitario, il testo demolisce il mito dell’autosufficienza, ricordando che nessuno si “fa da solo” e che siamo costantemente generati dagli altri. Penati invita a una riconsiderazione del concetto di limite. L’essere creature finite, che vivono in relazione e dipendenza, non è una debolezza, ma la nostra vera ricchezza, poiché è dal limite che prende forma il desiderio, scaturendo energie e possibilità nuove (la funzione generativa dei confini). L’identità che ci distingue non si forma sulla separazione o su una presunta purezza originaria, ma, al contrario, dalla contaminazione con altre esistenze. L’ineludibilità della relazione è talmente centrale che essa persiste anche nelle esperienze più solitarie o negative: anche nell'odio più intenso o nella sfida individuale si è legati all’Altro. In quest’ottica, persino la mancanza di perdono per i torti subiti lega la vittima al carnefice, impedendo un “oblio salutare”. Il perdono, infatti, è visto come la massima espressione del dono, sia per l'Altro che per sé stessi, un atto che libera dalle catene del passato.


 

Il concetto cardine del saggio è la restituzione. Guardando al lato del ricevere, l’autore osserva che qualità come il genio, la bellezza o un patrimonio sono ricevute senza alcun merito. Il vero merito risiede nell’uso che di tali qualità viene fatto, nel valorizzarle e nel metterle a disposizione degli altri, immergendosi nella “danza del ricevere e del dare”. La restituzione, tuttavia, viene nettamente distinta dal risarcimento o dall’estinzione di un debito. Il saggio critica costrutti religiosi e la loro “manipolazione” che intendono la vita stessa come un debito primario da riscattare attraverso la colpa e il sacrificio. Al contrario, la restituzione è un atto libero che si fonda sulla ri-conoscenza. La ri-conoscenza è intesa come il prendere atto, in modo sempre nuovo, dell’originaria dipendenza dalla relazione, un “sapere nuovo che porta a vedere l’Altro e se stessi da un inedito punto di vista”.
Penati estende l’analisi al contesto sociale ed economico, osservando come uno dei tratti più negativi degli ultimi decenni sia la diminuzione della fiducia reciproca, alimentando profonde crepe nella convivenza comune attraverso la contrapposizione tra “Noi” e “Loro”.
Questa crisi relazionale si specchia in quella economica: da quando l’economia del denaro ha sostituito l’economia del dono, il valore delle cose e, tragicamente, delle persone, è misurato dalla loro monetizzabilità e consumabilità. Il capitalismo viene analizzato, in linea con le intuizioni marxiane, come una vera e propria ideologia religiosa che diventa l'unica fonte di senso. In alternativa, l’autore valorizza la collaborazione (che i sistemi naturali sostenibili dimostrano essere più efficace della competizione del “più forte”) e propone un modello di economia additiva che, come la condivisione di conoscenze o affetti, arricchisce tutti i partecipanti. In sintesi, La restituzione sottolinea che la maturità psichica coincide con l’interiorizzazione della dipendenza reciproca. Accettando la gratuità dell’atto primo, la vita, e basando il dare sulla ri-conoscenza, si ottiene la possibilità non solo di curare l’Altro, ma di ri-nascere e farsi nuovi.


 
Carlo Penati
La restituzione
Saggio-Pamphlet filosofico, sociale e antropologico
ChiareVoci Edizioni 2025 
Pagg. 120 - € 12.00