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domenica 30 novembre 2025

ARTE
di Flavio Caroli



Luigi Melandri artista accattivante e protagonista dell’invenzione grafica.
 
Confesso che non avevo capito bene. Ho capito adesso, dopo aver guardato e letto questo bellissimo libro di Rina Melandri, che parla di un vero artista, elegante, rapinoso, intelligente, accattivante, un autentico protagonista dell’invenzione grafica in tutta la prima metà del XX secolo. A me incanta anche come pittore. E come potrebbe non farlo, quando vedo l’affondo dei campi, e là in fondo lo zuccherificio, ripreso con l’inquadratura esatta di una fotografia che scattai da ragazzino, all’alba, dalla finestra sul retro della mia casa in Via Reale? Come potrei non emozionarmi quando vedo il molo “corto” di Marina di Ravenna, dove pescavo i “pidocchi” nelle mie prime immersioni subacquee (dico “corto” perché poi sono arrivati i moli “grandi”, protesi nel mare, e lì è veramente cambiato il mondo)? Come potrei non commuovermi, quando vedo i mazzi di fiori, così simili a quelli che Giulio Ruffini dipinse per mascherare una crepa su uno specchio di casa, con me che lo guardavo, nella mattina di primavera, per capire il mistero di quei colori infinitamente attraenti, morbidi e lucidi come gelati? 


Luigi Melandri

Ho capito, da questo libro, che i cromosomi, le aure, il Dna di Luigi Melandri, sono esattamente quelli in cui affonda la mia esistenza. Come potrei non farlo, quando leggo del Teatro, che per me vuol dire le notti di Capodanno, quando i suonatori, a mezzanotte e mezzo, interrompevano le danze e venivano a mangiare a casa mia, e io li spiavo, sotto i lampadari decò che illuminano il mio tavolo anche in questo momento? Mi offesi moltissimo quando, un anno, mi misero a dormire a casa della zia, in Via Bassa, perché a casa non avrei potuto riposare. Ma già: il mio orizzonte vitale originario è tutto lì, fra la Via Bassa e la via Reale… Come potrei non emozionarmi, quando leggo del padre del mio amatissimo cugino Mario Salvagiani, il senatore Rodolfo che scappa a Milano per salvare la pelle, e chi gliela salva è proprio Luigi Melandri? E poi c’è la Drusilla… Ecco: la Drusilla è certamente la prima persona che ha preso la mia testa fra le mani, perché è stata lei (l’ho sempre saputo) a tirarmi fuori dalla mia mamma, nell’alba mi dicono gelida del 9 marzo 1945. La Drusilla abitava vicino al prof. Achille Melandri (padre della nostra Autrice), cui dedico queste righe. È stato lui a insegnarmi i rudimenti (un po’ anche i trucchi) della lingua italiana. Se un po’, in queste righe, mi sono spiegato, lo devo prima di tutto a lui, e al lontano vento di poesia che arriva da Luigi Melandri, lo devo alla catena cromosomica che un giorno è cominciata, che ancora vive evidentemente, e che durerà finché durerà.

 
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