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domenica 30 novembre 2025

ASCOLTIAMO LE PIETRE
di Zaccaria Gallo


 
Venti di guerra soffiano sulla coscienza del mondo. Venti di barbarie travolgono le anime che vogliono la pace. La libertà, la vita, la felicità sono diritti violati continuamente. Senza sosta, in gran parte della terra, dalle guerre e dall’assenza si pace. Chi dobbiamo interrogare allora, qui, oggi? Ascoltiamo le pietre. Oggetti all’apparenza inerti, ma picchetti di campi e ovili. Guanciali per il Cristo dormiente, armadi per i vestiti del bagnante, sedili, riassunti plastici di una giornata. Sì, le pietre… le nostre pietre. Queste pietre! Quelle che vivono da secoli e salutano il sole quando nasce, la luna quando le bagna di luce, le stelle che cantano la canzone della notte. Nella memoria, queste pietre hanno perso il loro rigore, si sono ammorbidite, come cose di carne, levigate dal vento, molate dal tempo. Conservano tesori di saggezza. Ascoltiamo la loro voce. La sentite?



 Un impercettibile battito che viene da sotto la loro scorza e che dice: guardateci! Siamo quattro, messe qui, di pietra. Siamo il Dolmen. Io mi chiamo Rispetto: non ci potrà mai essere pace, senza il rispetto delle differenze. Io mi chiamo Etica: non ci potrà mai essere pace, se l’uomo non rinuncia ad armare gli altri uomini. Io mi chiamo Libertà: mai pace potrà esserci nel cuore e nell’anima di un uomo schiavo di un altro uomo, di un popolo schiavo di un altro popolo, non ci potrà essere pace in un paese che diventa una prigione, perché uomini e donne e bambini non possono muoversi liberamente; non potrà esserci pace, fino a che un uomo sfrutterà un altro uomo. E, infine, io mi chiamo Giustizia: non potrà mai esserci pace nel mondo, fino a quando ci saranno i poveri, gli affamati, gli assetati, i senza casa e senza lavoro. 



Queste quattro grandi pietre, così come sono messe, in questo posto, ci parlano delle condizioni necessarie perché la pace non sia una parola vana e non è un caso che questo Dolmen, che così ci parla, sia stato scelto come monumento della e per la pace dall’Unesco. Non poteva esserci scelta migliore, e mi piace pensare, infine che sia stato eretto da qualcuno di quegli uomini che dal Neolitico, all’età del ferro, abitarono nelle nostre contrade, provenendo magari dalla grotta di Scaloria, vicino a Manfredonia, dove dieci anni fa una grande archeologa, Maria Gimbutas ha fatto una scoperta che ha rivoluzionato le nostre conoscenze. In quel posto, infatti, Maria Gimbutas ha scoperto che è esistita una società policentrica, che non ha mai usato le armi e non ha costruito fortificazioni e che ha fatto del suo grande senso del Sacro verso la terra, la Dea Madre, una società edificata sulla pace. Proprio qui da noi. Nella nostra terra. Nella nostra Puglia.