Ho trovato interessante la lettura della Lettera Apostolica In Unitate Fidei di Papa Leone XIVnel
1700° Anniversario del Concilio di Nicea, essenzialmente per due motivi: il primo è che, sottolineando il
ruolo di Costantino, essa riconosce che Chiesa e Impero non sono il bene e il
male, e che il confronto fra i due può essere molto produttivo. Giorgio Falco
nel suo La Santa Romana Repubblica mette bene in luce questo
fatto affermando che l’Europa non è figlia esclusiva dell’una o dell’altro, ma
dello scontro tra i due. L’ultimo episodio importante di questa storia ha per
protagonisti Pio IX e Cavour, il quale è consapevole del significato della fine
del potere temporale. Purtroppo va registrato che la Chiesa solo con il
Vaticano II ha cominciato a prendere atto dei cambiamenti avvenuti con la
breccia di Porta Pia, e che tuttora esita a scontrarsi con l’Impero, anche
quando questo sia causa dell’estinzione delle antiche comunità cristiane
d’Oriente, dove tutto è nato. Il secondo motivo, non in ordine di importanza, è
che lo scontro teologico che avviene prima a Nicea, poi a Costantinopoli,
testimonia della vivacità dei tempi, e si risolve in modo geniale con
l’introduzione della terza figura, lo Spirito Santo. Tutto parte da Ario che
vorrebbe Gesù una specie di demiurgo, e si conclude, potremmo dire, con
l’affermazione della natura divina della Ragione, voce che viene
dal profondo. Essendo reduce dalla visione del Vangelo secondo
Matteo, di Pasolini, ho chiaro come Gesù Cristo nello scontro con
le autorità religiose ebraiche ricorra ad artifici dialettici per
affermare il primato dello Spirito, della Ragione, della Coscienza, della
Responsabilità individuale, sull’autorità costituita, civile o religiosa che
sia. Del film devo dire che ho trovato eccessivo il numero di citazioni
musicali, ma molto attuali le immagini scure, la mancanza di sole, il vento
continuo, simboli di cattivo presagio. Il dramma della modernità è di avere esaltato
la ragione, e di averla al tempo stesso umiliata facendone una funzione logica;
il risultato di questo processo di esaltazione/minimizzazione della ragione è
stato il materialismo, ovvero l’irrazionalismo radicale del positivismo e dell’economics,
di cui siamo tuttora impregnati.