DIPLOMAZIA: APPELLO AL
MOVIMENTO PER LA PACE di Franco Astengo
È arrivato
il momento in cui il movimento per la pace deve sapersi misurare con lo spinoso
nodo della diplomazia. Il conflitto che si sta svolgendo da quattro anni nel
cuore dell’Europa si trova ad un possibile punto di svolta: su di un crinale
scivoloso. L’intesa tra USA e Russia potrebbe sortire, infatti, un esito di
vera e propria trasformazione dell’insieme delle relazioni internazionali in
ispecie sul piano europeo. È necessario ed urgentissimo che il movimento per la
pace (che pure ha dato in questi ultimi anni alcune prove di capacità
transnazionale) si rivolga alle forze politiche della sinistra perché si giunga
ad una proposta che consenta una presenza al tavolo che non consista
semplicisticamente all’idea della prosecuzione del conflitto e del processo di
riarmo dei singoli Paesi (“in primis” della Germania). Dovrebbe essere
considerata la possibilità di proporre una conferenza di pace sul suolo europeo
nella quale si riesca a discutere dell'assetto complessivo del Continente. Il tema della pace può essere declinato soltanto
intervenendo attivamente sulla politica estera compiendo scelte di programma
anche difficili e rovesciando anche alcune impostazioni “storiche”. La presidenza
Trump ha spostato diversi punti di riferimento mandando in crisi il sistema di
relazioni sovranazionali NATO inclusa: un sistema di relazioni cui la destra si
è prontamente acconciata. Per la sinistra è rimasto scoperto un campo d’intervento
decisivo: quello europeo. È necessario riflettere appunto sullo spazio politico
europeo. Senza farla lunga limitiamoci all’analisi del concetto teorico di
“neutralità” che potrebbe essere collegato alla definizione di uno spazio
politico europeo e alla presenza di una sinistra sovranazionale. In senso
stretto neutralità è la situazione giuridica regolata dal diritto
internazionale di estraneità e di equidistanza di uno Stato in presenza di un
conflitto armato, tra gli stati. L’istituto ha una lunga storia di convenzioni
e norme. Il concetto, invece, pone una serie di problemi, provocati dalla
pluralità dei significati di neutralità e dei termini giuridici e politici da
esso derivanti (neutralizzazione, neutralismo) ma soprattutto dalla relazione
di neutralità con concetti come guerra, terzo, amicizia. Oggi l’idea di
“neutralità” potrebbe essere collegata a una ripresa del discorso su di una
“terza via” riferita non semplicemente alla ricerca di un equilibrio tra
sistemi politici ma all’elaborazione di una strategia globale posta sul piano
delle relazioni internazionali riportando al centro l’idea fondamentale del
rapporto Nord/Sud in un quadro di recupero degli organismi sovranazionali nel
senso di un re-orientamento nell’utilizzo delle risorse e di complessiva smilitarizzazione.
Questo potrebbe essere il tema della proposta di conferenza di pace. Potrebbe
essere possibile allora avanzare una proposta di struttura politica europea
fondata sulla ripresa di alcune concezioni di carattere costituzionale e di
ruolo degli organismi elettivi in un disegno di raccordo tra il lavoro dei
Parlamenti Nazionali e di quello Europeo. La sinistra potrebbe tentare di
muoversi per costituzionalizzare la neutralità in parallelo con la nascita di
uno spazio politico europeo nel quale agire in una dimensione di potestà
sovranazionale. Una sovranazionalità che ritorni ad individuare un nesso con il
concetto di neutralità codificato in passato, tra gli altri, da Grozio, Wolff,
Vattel e poi ripreso da più parti nel cuore della “guerra fredda”
(smilitarizzazione e neutralità: pensiamo al Piano Rapacki). Una sinistra
sovranazionale che recuperi la centralità del diritto pubblico europeo come
proprio fondamento nel determinare l’indirizzo della propria politica e ritrovi
autonomia nella complicata, difficilissima contesa internazionale.