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giovedì 27 novembre 2025

RECENSIONI A RECENSIONI
di Francesca Mezzadri


Herbert Achterbusch
 
Ella. Viaggio nella sofferenza
 
La recensione del 1988 (ora nel volume A teatro con amore, Effigi 2024, pagine 288 € 19) dedicata a Ella di Herbert Achternbusch coglie con rara intensità la natura lacerata e perturbante del monologo, trasformando la cronaca di uno spettacolo in un vero percorso emotivo. L’autore della recensione, Angelo Gaccione, non si limita a restituire la trama o a segnalare la qualità dell’interpretazione di Lorenzo Alessandri: penetra invece nel nucleo tragico dell’opera, mostrando come il dolore della protagonista – una vita segnata da rifiuto, violenza, assenza d’amore – diventi specchio di una società incapace di accogliere i propri esseri più fragili. La scrittura è partecipe, vibrante, sospesa tra analisi critica e compassione. Da un lato esalta la regia e la prova attorale, sottolineando la potenza mimico-espressiva che dà corpo alla follia di Ella; dall’altro amplia il discorso, trasformando la vicenda individuale in paradigma universale. È proprio questa capacità di allargare il raggio della riflessione a rendere magistrale la recensione. 



L’autore non si accontenta di osservare l’opera: la interroga, la attraversa, ne amplifica i significati. La famiglia come microcosmo oppressivo, la società come ambiente respingente, la follia e il suicidio come protesta estrema contro la crudeltà – tutto si fonde in un quadro compatto e lucidissimo. Il testo critico diventa esso stesso denuncia, atto politico e umano. Che cosa insegna tutto questo a noi contemporanei? Che la sofferenza non nasce nel vuoto, ma in sistemi sociali e affettivi che ancora oggi, come allora, sanno essere giudicanti, violenti, incapaci di ascolto. Ella ci ricorda che la fragilità non è un difetto, bensì un segnale; che chi implora amore non merita stigma, ma sostegno; che le istituzioni – famiglia, scuola, comunità – devono essere luoghi di cura e non di esclusione. In un tempo in cui solitudini e malesseri psicologici crescono, l’opera (e la recensione) ci ammoniscono: ignorare il dolore degli altri significa contribuire alla sua crescita. Riconoscere, accogliere, ascoltare: forse è questa la lezione più urgente che Ella lascia a noi oggi.
 
 [“Medaperta”. Aprile 1988]