BELGRADO, UNA LETTERA
ALLA CITTÀ di Gianmarco Pisa
La notizia della proclamazione, da parte
della European Film Commissions Network (EUFCN), la Rete delle Commissioni
Cinematografiche d’Europa, delle cinque migliori “destinazioni
cinematografiche” del continente, vale a dire i cinque migliori scenari di
cinema, trascende l’ambito ristretto degli addetti ai lavori e dice qualcosa di
più sulle città stesse, le loro caratteristiche e i loro paesaggi, ciò che può
rendere queste stesse città suggestive o affascinanti. Al di là del merito
della proclamazione, infatti, essa sollecita una riflessione più ampia sullo
“spazio della città”, come contesto complesso di relazioni e funzioni, in cui
si svolgono rilevanti attività sociali e culturali. Ebbene, la giuria del premio ha
designato cinque finaliste: La Palma (Spagna), Figuera de Foz (Portogallo),
Inari (Finlandia), Zangerhausen (Germania). E Belgrado, capitale della Serbia,
storica capitale del “Paese che non c’è più”, la Jugoslavia. Delle città
nominate è l’unica capitale e, insieme con le altre, una città la varietà dei cui
scenari e la ricchezza della cui storia sarebbe perfino superfluo ribadire. Ciò
che pare interessante evidenziare non è tanto l’iter della designazione (alla
fine, la città vincitrice, quella che sarà proclamata migliore destinazione cinematografica,
sarà annunciata nel mese di febbraio 2026 durante una cerimonia in occasione
della Berlinale), quanto piuttosto le sue motivazioni, le ragioni che rendono
Belgrado una “capitale del cinema”.
La motivazione
occasionale è nota. Belgrado è stata candidata dalla Serbian Film Association (l’Associazione
cinematografica serba) per le riprese della serie “The Librarians: The Next
Chapter”, realizzata in Serbia dalla casa di produzione “Balkanic Media”. Si
tratta di una serie fantasy di successo, ambientata a Belgrado nel 1847. Un
Bibliotecario, custode di un deposito magico contenente i più potenti artefatti
soprannaturali, viaggia dal passato al presente, rimanendo intrappolato nel
“nostro” tempo. Quando torna al suo castello, ora trasformato in museo,
inavvertitamente libera la magia in tutto il continente. Gli viene allora assegnata
una nuova squadra di bibliotecari che lo aiutino a risistemare le cose. Ovviamente,
è questo solo l’asse della trama, che si dipana tra eventi magici e avventure
fantastiche, sorprese, e viaggi nel tempo e nello spazio. Qui entra in gioco Belgrado. Molte
location della serie sono infatti luoghi di Belgrado: il Kalemegdan, il Teatro nazionale,
l’Osservatorio astronomico, l’area di Knez Mihailova. Quest’ultima è la
passeggiata pedonale del centro storico di Belgrado.
Qui nulla è come sembra e,
al di là dei progetti speculativi che vorrebbero farne (e in parte già ne
stanno facendo) luogo di consumo urbano e spesa compulsiva, la strada ospita un
patrimonio storico e culturale che spesso sfugge alla vista degli osservatori
distratti. Dalla via principale (Kolarčeva), prima di giungere in Piazza della
Repubblica, immettendosi su Knez Mihailova, è
un susseguirsi di sorprese: il
Kulturni Centar (Centro culturale), luogo di incontri e conferenze, la fontana
Delijska, lo straordinarioedificiodella Accademiaserba delle arti e delle
scienze, con l’annessa Galleria
d’arte, la cui collezione comprende circa
tremila opere, di ben 270 artisti nazionali e non pochi artisti stranieri. E poi ancora, la Galleriadell’Associazione degli artisti di belle arti, il Palazzo Zepter, con annesso Museo di arte
moderna e contemporanea, e infine, a pochi passi dal Kalemegdan, la Biblioteca
Civica, con un patrimonio di 1.8 milioni di contenuti. I creatori della serie, la società “Electric
Entertainment”, hanno raccontato che Belgrado è per loro (non solo per loro) una
vera e propria fonte di ispirazione soprattutto per il confronto tra il mondo magico
dei bibliotecari e l'ambiente moderno della città contemporanea. Hanno cioè
sostanzialmente confermato che, pur senza
scomodare indebiti paragoni con altre celebrate capitali, Belgrado è ciò
che sappiamo: una città magica, capace di mettere a confronto, spesso
stridente, il mondo magico e la realtà contemporanea. Ma quali sono gli altri scenari
associati a questi luoghi? Eravamo alle soglie del Kalemegdan, uno dei simboli
di Belgrado. Come hanno scritto, nella loro monografia dedicata alla capitale,
Tomislav Rakičević e Srečko Nikolić, “Nel corso dello sviluppo della città, si
sono venuti creando differenti complessi ambientali, ognuno con i suoi
monumenti caratteristici, cosa che conferisce alla città un colorito speciale.
[...]
La fortezza del Kalemegdan e il suo
omonimo parco costituiscono un complesso unico che, meglio di altri, parla
della storia di questa città. Il suo nome è di derivazione turca (Kale,
“fortezza” e Mejdan, “campo”) e indica tanto
le mura dell’antica Singidunum quanto uno dei più bei parchi belgradesi.
Il Kalemegdan è, senz’altro, il simbolo di Belgrado. [...] In una zona di
questo parco, chiamata “Veliki Kalemegdan”, si trovano numerosi monumenti
eretti a ricordo di letterati, artisti, politici e altri personaggi insigni
della storia serba”. Si tratta di un sacrario della memoria,
un vero e proprio Pantheon della città e del Paese. Vi si trovano la Fontana con la statua simbolica della Lotta, di
Simeon Roksandić, il Monumento memoriale sul luogo in cui i Turchi per la prima
volta consegnarono le chiavi della fortezza al principe Mihailo, il “Monumento
di gratitudine alla Francia”, simbolo dell’amicizia tra i due Paesi e delle
battaglie combattute nella guerra del 1914-1918, i capolavori di Ivan Meštrović e il Mausoleo degli Eroi del Popolo, dove
sono sepolti gli eroi della lotta di liberazione antifascista, Ivo
“Lola” Ribar, Ivan Milutinović, Djuro Djaković, Moša Pijade.
Non meno importanti sono gli altri
luoghi. Uno di questi è il Teatro Nazionale. È anche questo un simbolo di
Belgrado e della Serbia. Si trova in Piazza della Repubblica, sul versante
opposto a quello ove sorge lo straordinario Museo Nazionale. Per la sua costruzione,
nel 1868, fu scelto lo spazio dell’attuale piazza, intanto bonificata; qui fu
costruito il teatro, che non nasconde influenze classiche e si ispira, per
alcune caratteristiche, al modello della Scala di Milano. Vi fu rappresentata, secondo
alcuni come prima messa in scena operistica del teatro, la “Madama Butterfly”
di Puccini nel 1919. Qui hanno poi diretto grandi direttori d’orchestra, da Lovro
von Matačić a Muhai Tang. Come ha ricordato Milica Božanić dell’Associazione
cinematografica serba, questo genere di partenariato è fondamentale per
sostenere le produzioni cinematografiche, creando così un ambiente favorevole
all’ulteriore sviluppo del cinema, incluso il turismo culturale e
cinematografico a Belgrado. Belgrado è un naturale punto di incrocio e di
ripartenze, di viaggi e di ritorni, in cui le storie e le memorie si
stratificano e si condensano, insieme con un patrimonio storico e culturale di
rilevanza assoluta, in modo singolare ed indiscutibile. Si possono riconoscere, in questa filigrana, tutti i volti di Belgrado e
della Jugoslavia, antichi e moderni, storici e attuali, di volta in
volta memoriali o negletti. D’altronde, parliamo di una città orgogliosa, per
la sua storia e la sua memoria, come si racconta, “quaranta volte distrutta e
quaranta volte ricostruita”. “È caratteristico - scriveva il Giusti - che idee
di fratellanza e solidarietà si siano sviluppate specialmente presso le nazioni
slave più piccole, che sentivano incerte le proprie frontiere e minacciose le
forze che premevano dal di fuori: [...] questi piccoli popoli, attraverso
l’idea della solidarietà slava, si sentivano partecipi di un mondo più vasto
... che popolava immense distese dell’Europa e dell’Asia” (W. Giusti, Il
panslavismo, Bonacci, Roma, 1941, n. e. 1993).
Pensiamo, ad esempio, a un altro luogo
cruciale, e dimenticato, di Belgrado: l’Obelisco dei Non Allineati, uno dei
simboli della Belgrado della Fratellanza e Unità, opera, insieme con altri, di
Svetislav Ličina. Fu eretto per lo storico Vertice di Belgrado del 1961; sebbene
negletto, l’obelisco è rimasto con tutta la sua potenza, anzi, secondo
l’architetto Milorad Jevtić (cui si deve
l’attribuzione dell’opera a Ličina), resta una delle più significative
testimonianze dello «spazio bianco» che caratterizza Belgrado (il cui nome significa,
appunto, “Città bianca”). Dal canto loro, i Paesi non allineati non sono scomparsi dalla scena. Nella loro più
recente risoluzione, la Dichiarazione di Kampala del 15-16 ottobre scorsi, sottolineano che
“la solidarietà internazionale, massima espressione di rispetto, amicizia e
pace tra gli Stati, è un concetto ampio che comprende la sostenibilità delle
relazioni internazionali, la coesistenza pacifica e gli obiettivi di equità e
di emancipazione dei Paesi in via di sviluppo, il cui obiettivo finale è il
raggiungimento del pieno sviluppo economico e sociale dei loro popoli”. Nel caos
drammatico del tempo presente, ancora una volta dal Sud globale, trovano spazio
per affacciarsi messaggi di pace, di solidarietà e di speranza.
Riferimenti: Beograd jedna od pet najboljih
filmskih destinacija na svetu, Nova, link Dichiarazione
di Kampala del Movimento dei Non Allineati, 2025, link Tourist Organization of Belgrade,
Official Site, link