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mercoledì 9 novembre 2016

TRUMP A BOTTA CALDA
di Paolo Maria Di Stefano

Donald Trump

Tre pensieri nell’immediato (sono le sette del mattino, in Italia, e la vittoria di Trump non è stata ancora ufficializzata), in ordine…di arrivo:
Il primo: fino a poche ore fa, i due contendenti hanno recitato la più squallida delle campagne elettorali, rendendo agli Stati Uniti il peggior servizio da alcuni anni a questa parte. Pettegolezzi e insulti e chiacchiere da cortile hanno dato degli USA una immagine di povertà politica ed intellettuale a dir poco misera. Tanto che il problema posto agli elettori è sembrato essere la scelta tra due nullità politiche e forse non solo. Per fortuna (loro) la memoria della gente si va progressivamente indebolendo…
Il secondo: la promessa di costruzione di muri, di espulsione degli infedeli, di cancellazione della sanità per tutti, della libertà di circolazione delle armi e di alcuni tipi di droga e piacevolezze simili sono sembrate sottolineare lo smarrimento dei principi etici, morali, sociali e forse anche giuridici dei quali gli Stati Uniti sono stati accreditati fino ad oggi. Non che l’ulteriore tentativo di creare una nuova dinastia sia qualificabile come migliore e neppure come preferibile: i Kennedy e i Bush ci sono già riusciti nei tempi andati, ma ciò non ostante a me sembra che il riproporre una monarchia elettiva con i tempi che corrono non sia che una ulteriore dimostrazione che la democrazia americana soffre di qualche malanno in più del necessario, da aggiungersi ad un male endemico costruito sull’egoismo proprio di una parte della società tesa a difendere i privilegi della  alta e media borghesia di tutti i colori perché bianca.
Il terzo: nessuno sembra voler prendere atto che tutta la vicenda è una descrizione – parziale, ma non più che tanto – della decadenza di un tipo di civiltà, la nostra, ormai palesemente nella fase discendente del suo ciclo di vita. L’America agli americani lo proclamava Monroe, e già allora era il sintomo della presenza di un egoismo della cui cancellazione l’immagine degli USA si è giovata fino ad ora. Il richiamarlo, anche con toni più duri, non farà “tornare il Paese alla grandezza che gli compete”, bensì sarà causa di un progressivo isolamento a beneficio di altre più consapevoli “potenze”, peraltro già all’orizzonte e piuttosto attive, anche.
E forse spingerà almeno l’Europa a ripensare a se stessa e ad agire per raggiungere quella unità in vista della quale è stata pensata.
E poi, un quarto pensiero, sopraggiunto con qualche ora di ritardo: in Francia ed in Italia sono già presenti sedicenti politici pronti a saltare sul carro del vincitore e ad utilizzare Trump quale esempio luminoso della affidabilità di una politica fatta di incoscienza sociale, di disinteresse verso gli altri, di egoismi personali… Tutto anche perché nessuno, di qua e di là dell’Atlantico, riesce a pensare ad un sistema economico diverso, più moderno e giusto, tesi come siamo a difendere i nostri personali privilegi e ad aumentare le nostre personali ricchezze, ed quelle di qualche sodale per necessità.
A proposito, leggo sul dizionario alla voce trump “persona retta, onesta”, in un uso familiare antiquato. Oggi, sembra che i significati attengano più al gioco della briscola ed all’aver fortuna al gioco, appunto. E che la Politica sia un gioco è una realtà.