TRUMP A BOTTA CALDA
di Paolo Maria Di
Stefano
Donald Trump |
Tre pensieri nell’immediato (sono le sette del
mattino, in Italia, e la vittoria di Trump non è stata ancora ufficializzata),
in ordine…di arrivo:
Il primo: fino a
poche ore fa, i due contendenti hanno recitato la più squallida delle campagne
elettorali, rendendo agli Stati Uniti il peggior servizio da alcuni anni a
questa parte. Pettegolezzi e insulti e chiacchiere da cortile hanno dato degli
USA una immagine di povertà politica ed intellettuale a dir poco misera. Tanto che il problema posto agli elettori è sembrato essere
la scelta tra due nullità politiche e forse non solo. Per fortuna (loro) la memoria della gente si va
progressivamente indebolendo…
Il secondo: la
promessa di costruzione di muri, di espulsione degli infedeli, di cancellazione
della sanità per tutti, della libertà di circolazione delle armi e di alcuni
tipi di droga e piacevolezze simili sono sembrate sottolineare lo smarrimento
dei principi etici, morali, sociali e forse anche giuridici dei quali gli Stati
Uniti sono stati accreditati fino ad oggi. Non che l’ulteriore tentativo di
creare una nuova dinastia sia qualificabile come migliore e neppure come
preferibile: i Kennedy e i Bush ci sono già riusciti nei tempi andati, ma ciò
non ostante a me sembra che il riproporre una monarchia elettiva con i tempi
che corrono non sia che una ulteriore dimostrazione che la democrazia americana
soffre di qualche malanno in più del necessario, da aggiungersi ad un male
endemico costruito sull’egoismo proprio di una parte della società tesa a
difendere i privilegi della alta e media
borghesia di tutti i colori perché bianca.
Il terzo: nessuno
sembra voler prendere atto che tutta la vicenda è una descrizione – parziale,
ma non più che tanto – della decadenza di un tipo di civiltà, la nostra, ormai
palesemente nella fase discendente del suo ciclo di vita. L’America agli
americani lo proclamava Monroe, e già allora era il sintomo della presenza di
un egoismo della cui cancellazione l’immagine degli USA si è giovata fino ad
ora. Il richiamarlo, anche con toni più duri, non farà “tornare il Paese alla
grandezza che gli compete”, bensì sarà causa di un progressivo isolamento a
beneficio di altre più consapevoli “potenze”, peraltro già all’orizzonte e
piuttosto attive, anche.
E forse spingerà almeno l’Europa a ripensare a se stessa e
ad agire per raggiungere quella unità in vista della quale è stata pensata.
E poi, un quarto pensiero, sopraggiunto con qualche ora di
ritardo: in Francia ed in Italia sono già presenti sedicenti politici pronti a
saltare sul carro del vincitore e ad utilizzare Trump quale esempio luminoso della
affidabilità di una politica fatta di incoscienza sociale, di disinteresse
verso gli altri, di egoismi personali… Tutto anche perché nessuno, di qua e di
là dell’Atlantico, riesce a pensare ad un sistema economico diverso, più
moderno e giusto, tesi come siamo a difendere i nostri personali privilegi e ad
aumentare le nostre personali ricchezze, ed quelle di qualche sodale per
necessità.
A proposito, leggo sul dizionario alla voce trump “persona
retta, onesta”, in un uso familiare antiquato. Oggi, sembra che i significati
attengano più al gioco della briscola ed all’aver fortuna al gioco, appunto. E
che la Politica sia un gioco è una realtà.