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venerdì 27 gennaio 2017

LETTERA APERTA AL SINDACO DI MILANO
sull’inopportunità di dedicare una via a Bettino Craxi

Il sindaco Giuseppe Sala

Gentile signor Sindaco,
sette anni fa ebbi occasione di scrivere una lettera aperta al Sindaco di allora, la signora Moratti, che aveva avanzato per la prima volta l’ipotesi di arricchire la toponomastica cittadina con il nome di Bettino Craxi. Oggi apprendo dai giornali che quell’idea ha ripreso vita. Nel frattempo l’espressione della mia contrarietà di allora ha cambiato destinatario. Quello di adesso è Lei e, sostenuto dalla Sua maggioranza, agirà come meglio crede. In ogni caso, quale che sia la Sua decisione, La prego, nell’assumerla, di tener conto di questi modesti argomenti.
Per sgomberare il campo da ogni equivoco Le dirò, signor Sindaco, che nonostante il mio dissenso politico da lui, sono riconoscente a Craxi per un gesto che ha gratificato la mia identità, il mio orgoglio di italiano, ahimè troppo spesso feriti allora come oggi: intendo riferirmi all’episodio di Sigonella, nel quale l’allora Presidente del Consiglio mostrò dignità e levatura di vero statista. L’ho profondamente ammirato, in quell’occasione. Non è dunque frutto di acredine la mia contrarietà all’eventuale progetto che ricordavo. È d’ispirazione civile.
È infatti civile, prima ancora che politico, il disagio per lo stato miserevole in cui versa l’idea di legalità nel nostro paese. Ebbene, le parole con cui Craxi intervenne in Parlamento a proposito dei reati per i quali fu poi condannato furono: «Se io sono colpevole, in quest’aula nessuno è innocente, e alzi la mano colui che non si è reso responsabile dei miei stessi atti o che non sia consapevole che qualcun altro lo è».
Vi è, in quell’intervento, una singolare deformazione di un concetto nobile del diritto: che la legge debba essere uguale per tutti. La lettura fatta allora di quel concetto, e condivisa dalle mani che non si alzarono, fu invece che la legge debba essere uguale per tutti coloro che siedono in quell’aula, accomunati dal diritto di sottrarsi alla legge, non dal dovere di sottoporvisi.
Oggi, al di là forse dei limiti previsti dall’esposizione craxiana, quel diritto si è esteso a un vasto alone parapolitico di furbi maneggioni, cinici speculatori, sfacciati profittatori e camaleontici faccendieri che circonda il mondo politico propriamente tale e che infesta la vita pubblica del nostro paese, uno tra i più corrotti al mondo. Che sottrae risorse enormi a importanti scopi civili e sociali per deviarle verso tasche improprie. Che rende di paglia la coda di chi si appresta a richiedere, in sede europea, deroghe ad accordi finanziari che non sarebbero necessarie senza quella sottrazione.
C’è però qualcos’altro che riguarda quella teoria e sul quale vorrei richiamare la Sua attenzione. Se un comportamento politico tanto diffuso da essere praticamente universale avesse il diritto di sottrarsi alla valutazione morale renderebbe, se non proprio leciti,  quanto meno accettabili comportamenti illegali qualora fossero orientati al vantaggio di una formazione politica. A questo si riferiva quel discorso parlamentare: a cos’altro, se no? Un’attenuante, dunque, rispetto a una corruzione volta solo al tornaconto personale. Ma se ci riflettiamo un momento, signor Sindaco, dovremo convenire che essi costituiscono piuttosto un’aggravante. La maggior disponibilità finanziaria di un partito, oppure l’aiuto ottenuto elargendo favori a persone o forze potenti, o ancora profitti d’altra natura di cui possa lucrare, ne aumentano infatti le possibilità di procurarsi consenso. Con mezzi diversi dalla forza delle idee e della prassi. Una specie di concorrenza sleale, cioè. Ne consegue che se infrangere la legge per il proprio vantaggio produce soltanto una vittima, il danneggiato, infrangerla per un partito ne produce due: il danneggiato e la democrazia. Alle altre forze politiche, per difendersi da questa slealtà, non resta che fare altrettanto. Tutto questo, beninteso, senza pregiudizio di benefici anche personali.

Bettino Craxi

Ecco allora, signor Sindaco, le ragioni della mia contrarietà all’ipotesi in questione. Non per gli atti eventualmente compiuti da Bettino Craxi, dei quali non ho conoscenza e che lascio là dove sono: nei documenti giudiziari. Ma per la devastante idea che se tutti sono colpevoli, allora nessuno lo è. Davanti alle spoglie dell’uomo, mi inchino sinceramente rispettoso. Esse, tuttavia, sono già onorate dal ricordo affettuoso e dal compianto di chi lo ha amato in vita: una strada cittadina intitolata al suo nome, invece, rischierebbe di celebrare, accanto ad altre cose certamente degne di essere ricordate, una teoria del comportamento politico che non può essere condivisa. Chi oggi perpetra lo sfacelo morale ed economico del nostro paese adduce infatti, a sua giustificazione, proprio quella teoria.
La ringrazio per l’attenzione, gentile signor Sindaco, e La prego di gradire i miei migliori saluti.
Francesco Piscitello, cittadino milanese.
[Milano, 27 gennaio 2017]