LETTERA
APERTA AL SINDACO DI MILANO
sull’inopportunità di
dedicare una via a Bettino Craxi
Il sindaco Giuseppe Sala |
Gentile signor Sindaco,
sette anni fa ebbi occasione di
scrivere una lettera aperta al Sindaco di allora, la signora Moratti, che aveva
avanzato per la prima volta l’ipotesi di arricchire la toponomastica cittadina
con il nome di Bettino Craxi. Oggi apprendo dai giornali che quell’idea ha ripreso
vita. Nel frattempo l’espressione della mia contrarietà di allora ha cambiato
destinatario. Quello di adesso è Lei e, sostenuto dalla Sua maggioranza, agirà
come meglio crede. In ogni caso, quale che sia la Sua decisione, La prego,
nell’assumerla, di tener conto di questi modesti argomenti.
Per sgomberare il campo da ogni
equivoco Le dirò, signor Sindaco, che nonostante il mio dissenso politico da
lui, sono riconoscente a Craxi per un gesto che ha gratificato la mia identità,
il mio orgoglio di italiano, ahimè troppo spesso feriti allora come oggi:
intendo riferirmi all’episodio di Sigonella, nel quale l’allora Presidente del
Consiglio mostrò dignità e levatura di vero statista. L’ho profondamente
ammirato, in quell’occasione. Non è dunque frutto di acredine la mia
contrarietà all’eventuale progetto che ricordavo. È d’ispirazione civile.
È infatti civile, prima ancora
che politico, il disagio per lo stato miserevole in cui versa l’idea di legalità
nel nostro paese. Ebbene, le parole con cui Craxi intervenne in Parlamento a
proposito dei reati per i quali fu poi condannato furono: «Se io sono
colpevole, in quest’aula nessuno è innocente, e alzi la mano colui che non si è
reso responsabile dei miei stessi atti o che non sia consapevole che qualcun
altro lo è».
Vi è, in quell’intervento, una singolare
deformazione di un concetto nobile del diritto: che la legge debba essere
uguale per tutti. La lettura fatta allora di quel concetto, e condivisa dalle
mani che non si alzarono, fu invece che la legge debba essere uguale per tutti coloro che siedono in
quell’aula, accomunati dal diritto di sottrarsi alla legge, non dal dovere
di sottoporvisi.
Oggi, al di là forse dei limiti
previsti dall’esposizione craxiana, quel diritto si è esteso a un vasto alone parapolitico
di furbi maneggioni, cinici speculatori, sfacciati profittatori e camaleontici
faccendieri che circonda il mondo politico propriamente tale e che infesta la
vita pubblica del nostro paese, uno tra i più corrotti al mondo. Che sottrae
risorse enormi a importanti scopi civili e sociali per deviarle verso tasche
improprie. Che rende di paglia la coda di chi si appresta a richiedere, in sede
europea, deroghe ad accordi finanziari che non sarebbero necessarie senza
quella sottrazione.
C’è però qualcos’altro che
riguarda quella teoria e sul quale vorrei richiamare la Sua attenzione. Se un
comportamento politico tanto diffuso da essere praticamente universale avesse il
diritto di sottrarsi alla valutazione morale renderebbe, se non proprio leciti,
quanto meno accettabili comportamenti
illegali qualora fossero orientati al vantaggio di una formazione politica. A
questo si riferiva quel discorso parlamentare: a cos’altro, se no? Un’attenuante,
dunque, rispetto a una corruzione volta solo al tornaconto personale. Ma se ci riflettiamo
un momento, signor Sindaco, dovremo convenire che essi costituiscono piuttosto
un’aggravante. La maggior disponibilità finanziaria di un partito, oppure
l’aiuto ottenuto elargendo favori a persone o forze potenti, o ancora profitti
d’altra natura di cui possa lucrare, ne aumentano infatti le possibilità di procurarsi
consenso. Con mezzi diversi dalla forza delle idee e della prassi. Una specie
di concorrenza sleale, cioè. Ne consegue che se infrangere la legge per il
proprio vantaggio produce soltanto una vittima, il danneggiato, infrangerla per
un partito ne produce due: il danneggiato e la democrazia. Alle altre forze
politiche, per difendersi da questa slealtà, non resta che fare altrettanto. Tutto
questo, beninteso, senza pregiudizio di benefici anche personali.
Bettino Craxi |
Ecco allora, signor Sindaco, le ragioni
della mia contrarietà all’ipotesi in questione. Non per gli atti eventualmente
compiuti da Bettino Craxi, dei quali non ho conoscenza e che lascio là dove
sono: nei documenti giudiziari. Ma per la devastante idea che se tutti sono
colpevoli, allora nessuno lo è. Davanti
alle spoglie dell’uomo, mi inchino sinceramente rispettoso. Esse, tuttavia,
sono già onorate dal ricordo affettuoso e dal compianto di chi lo ha amato in
vita: una strada cittadina intitolata al suo nome, invece, rischierebbe di celebrare,
accanto ad altre cose certamente degne di essere ricordate, una teoria del comportamento
politico che non può essere condivisa. Chi oggi perpetra lo sfacelo morale ed
economico del nostro paese adduce infatti, a sua giustificazione, proprio quella
teoria.
La ringrazio per l’attenzione,
gentile signor Sindaco, e La prego di gradire i miei migliori saluti.
Francesco Piscitello, cittadino
milanese.
[Milano, 27 gennaio 2017]