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lunedì 11 gennaio 2021

TRADURRE
di Angelo Gaccione

Nanni Cagnone

Cagnone e l’Agamennone
 
A distanza di dieci anni le Edizioni della Galleria Mazzoli di Modena hanno stampato la seconda edizione rivista dell’Agamennone di Eschilo, tradotta e curata dal poeta Nanni Cagnone. La prima era stata pubblicata nel 2010, la seconda è uscita nel 2020. Quando una traduzione viene rivista, e a distanza di due lustri, vuol dire che l’autore ha ancora molto da mettere a punto e tanto ancora da dire. E del resto Cagnone è un incontentabile perfezionista e certe opere, da parte loro, non finiscono mai di interrogarci: figuriamoci i versi poetici di un tragico antico giunti a tratti corrotti, manchevoli e spesso oscuri. Ben 43 sono le pagine introduttive di Cagnone per darci le motivazioni del suo procedere, in questo libro stampato in 500 esemplari (la copia in mio possesso è la numero 135) e senza indicazione di prezzo; come a dire: il libro deve raggiungere poche mani e buone, come avviene per la poesia. E questi sono versi poetici, per l’esattezza 1673, da soli riempirebbero un libretto di una cinquantina di pagine o poco più. Non aspettatevi alcuna nota a pie’ di pagina di questa traduzione, se dovesse capitarvi fra le mani; e se conservate nell’orecchio (e io stesso lo conservo) l’eco di tante versioni volte in prosa e rese quanto più comprensibili possibile per il lettore, qui è tutta un’altra cosa. Qui si tratta di versi poetici e Cagnone è un poeta: dunque, anche per lui, il linguaggio è il primo attore. E nella prima pagina del suo lungo “Exsordium” (la XI) ce lo dice chiaramente: “E, sopra ogni cosa, un assiduo parafrasare – la peggior ingiuria, secondo me, per un poeta, poiché del testo non si trattiene che il riferimento. Tropi ridotti alla ragione, addomesticati, e testo sottomesso a epesegesi: più che tradotto divulgato…”. Siamo dunque avvertiti. La poesia deve rimanere poesia, con il suo suono (i suoi echi) e la sua oscurità. “Più si legge, più qualcosa si nasconde, quasi che l’arcano degli antichi misteri sopravviva nella riluttanza congenita della poesia”, (pag. XXXVIII). A questo punto non resta che goderci la rilettura di Agamemnon di Æschylus, come ci tiene a segnalare Cagnone; a leggere con altri occhi la tragica vicenda del re dell’Argolide che “pagò altrettanto quel che fece” a Ifigenia, “per quel che ordì la mano d’un padre”. Di colui che aveva scannato e fu scannato.


 

La copertina del libro


 Æschilus
Agamemnon
Traduzione e cura di Nanni Cagnone
Edizioni Galleria Mazzoli, 2020
Pagg. 120 s.i.p.
Per richieste: info@galleriamazzoli.it