TRADURRE
di
Angelo Gaccione
Nanni Cagnone
Cagnone
e l’Agamennone
A
distanza di dieci anni le Edizioni della Galleria Mazzoli di Modena hanno
stampato la seconda edizione rivista dell’Agamennone di Eschilo,
tradotta e curata dal poeta Nanni Cagnone. La prima era stata pubblicata nel
2010, la seconda è uscita nel 2020. Quando una traduzione viene rivista, e a
distanza di due lustri, vuol dire che l’autore ha ancora molto da mettere a
punto e tanto ancora da dire. E del resto Cagnone è un incontentabile
perfezionista e certe opere, da parte loro, non finiscono mai di interrogarci:
figuriamoci i versi poetici di un tragico antico giunti a tratti corrotti,
manchevoli e spesso oscuri. Ben 43 sono le pagine introduttive di Cagnone per
darci le motivazioni del suo procedere, in questo libro stampato in 500
esemplari (la copia in mio possesso è la numero 135) e senza indicazione di
prezzo; come a dire: il libro deve raggiungere poche mani e buone, come avviene
per la poesia. E questi sono versi poetici, per l’esattezza 1673, da soli
riempirebbero un libretto di una cinquantina di pagine o poco più. Non
aspettatevi alcuna nota a pie’ di pagina di questa traduzione, se dovesse
capitarvi fra le mani; e se conservate nell’orecchio (e io stesso lo conservo) l’eco
di tante versioni volte in prosa e rese quanto più comprensibili possibile per
il lettore, qui è tutta un’altra cosa. Qui si tratta di versi poetici e Cagnone
è un poeta: dunque, anche per lui, il linguaggio è il primo attore. E nella
prima pagina del suo lungo “Exsordium” (la XI) ce lo dice chiaramente: “E,
sopra ogni cosa, un assiduo parafrasare – la peggior ingiuria, secondo me, per
un poeta, poiché del testo non si trattiene che il riferimento. Tropi ridotti
alla ragione, addomesticati, e testo sottomesso a epesegesi: più che tradotto
divulgato…”. Siamo dunque avvertiti. La poesia deve rimanere poesia,
con il suo suono (i suoi echi) e la sua oscurità. “Più si legge, più
qualcosa si nasconde, quasi che l’arcano degli antichi misteri sopravviva nella
riluttanza congenita della poesia”, (pag. XXXVIII). A questo punto non
resta che goderci la rilettura di Agamemnon di Æschylus, come ci tiene a
segnalare Cagnone; a leggere con altri occhi la tragica vicenda del re
dell’Argolide che “pagò altrettanto quel che fece” a Ifigenia, “per
quel che ordì la mano d’un padre”. Di colui che aveva scannato e fu
scannato.
Nanni Cagnone |
La copertina del libro |
Traduzione e cura di Nanni Cagnone
Edizioni Galleria Mazzoli, 2020
Pagg. 120 s.i.p.
Per richieste: info@galleriamazzoli.it