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giovedì 25 febbraio 2021

CALABRIA E CLASSI DIRIGENTI
di Vincenzo Rizzuto


 
Non è solo il Covid che ci angustia
 
Ma come si fa a non essere turbati, arrabbiati, ‘incazzati’ e sfiduciati non solo per tutto quello che sta succedendo in Italia e nel mondo a causa della pandemia, ma anche per quello che sta capitando ormai da decenni in Calabria, una regione che sembra davvero maledettamente lasciata alla deriva, ignorata da tutti i Governi, condannata ad essere rappresentata da una classe politica imbelle, dormiente e, nella maggior parte, fortemente compromessa, con ambienti spesso in ‘odore di santità’, come dimostrano le continue indagini giudiziarie, che si protraggono per decenni, senza soluzione di continuità, attraverso estenuanti andirivieni di richieste di condanna e di assoluzioni nei vari gangli della pubblica amministrazione e del privato. E uno dei settori più piagati dalla corruzione e dal malaffare è proprio la sanità, che in Calabria ormai è stata ridotta ad un colabrodo, ad un coacervo di interessi mille miglia lontani dal bene pubblico, dai bisogni della gente, che è lasciata spesso nella disperazione della solitudine e dell’abbandono.
La nostra sfortunata Calabria è poi caratterizzata da una fuga generalizzata delle giovani generazioni, una diaspora che la priva di qualsiasi speranza di rinnovamento e la condanna ad un coma irreversibile; in essa ormai, pur con la presenza di tre sedi universitarie, a Reggio, Catanzaro e Cosenza, nelle quali operano centinaia di studiosi e dalle quali escono altre centinaia di laureati, sembra quasi impossibile trovare energie e competenze in grado di impegnarsi nella gestione di una politica diversa, sana, propositiva di un nuovo corso; prova ne è che, ogni volta, per eleggere presidenti regionali, manager dei vari enti e ‘super commissari’, si ricorre a ‘forestieri’, a personaggi provenienti da fuori, salvo poi a decretarne, dopo qualche tempo, la inadeguatezza o addirittura la condanna con la interdizione dai pubblici uffici, come puntualmente è avvenuto in questi giorni per alcuni di essi.
Il fatto è che la vera colpa di quanto ci accade da ormai troppo tempo in buona parte è nostra, siamo noi che recandoci alle urne mandiamo a rappresentarci, dalle realtà locali al Parlamento nazionale, pochi uomini e molti ‘ominicchi e quaquaraquà’. E finché avverrà tutto questo, la nostra amata terra di Calabria sarà sempre derelitta.
Per oltre quarant’anni sono stato insieme ai giovani fra i banchi di scuola come docente ed ho sperato che da loro sarebbe venuta fuori una nuova realtà, ma non è avvenuto così, sono stato deluso e, dolorosamente, mi chiedo dove si è sbagliato anche da parte nostra.