CALABRIA E CLASSI DIRIGENTIdi Vincenzo
Rizzuto
Non è solo il Covid che ci angustia Ma
come si fa a non essere turbati, arrabbiati, ‘incazzati’ e sfiduciati non solo
per tutto quello che sta succedendo in Italia e nel mondo a causa della
pandemia, ma anche per quello che sta capitando ormai da decenni in Calabria,
una regione che sembra davvero maledettamente lasciata alla deriva, ignorata da
tutti i Governi, condannata ad essere rappresentata da una classe politica
imbelle, dormiente e, nella maggior parte, fortemente compromessa, con ambienti
spesso in ‘odore di santità’, come dimostrano le continue indagini
giudiziarie, che si protraggono per decenni, senza soluzione di continuità,
attraverso estenuanti andirivieni di richieste di condanna e di assoluzioni nei
vari gangli della pubblica amministrazione e del privato. E uno dei settori più
piagati dalla corruzione e dal malaffare è proprio la sanità, che in Calabria
ormai è stata ridotta ad un colabrodo, ad un coacervo di interessi mille miglia
lontani dal bene pubblico, dai bisogni della gente, che è lasciata spesso nella
disperazione della solitudine e dell’abbandono.La nostra
sfortunata Calabria è poi caratterizzata da una fuga generalizzata delle
giovani generazioni, una diaspora che la priva di qualsiasi speranza di
rinnovamento e la condanna ad un coma irreversibile; in essa ormai, pur con la
presenza di tre sedi universitarie, a Reggio, Catanzaro e Cosenza, nelle quali
operano centinaia di studiosi e dalle quali escono altre centinaia di laureati,
sembra quasi impossibile trovare energie e competenze in grado di impegnarsi
nella gestione di una politica diversa, sana, propositiva di un nuovo corso;
prova ne è che, ogni volta, per eleggere presidenti regionali, manager dei vari
enti e ‘super commissari’, si ricorre a ‘forestieri’, a personaggi provenienti
da fuori, salvo poi a decretarne, dopo qualche tempo, la inadeguatezza o
addirittura la condanna con la interdizione dai pubblici uffici, come
puntualmente è avvenuto in questi giorni per alcuni di essi.Il fatto è
che la vera colpa di quanto ci accade da ormai troppo tempo in buona parte è
nostra, siamo noi che recandoci alle urne mandiamo a rappresentarci, dalle
realtà locali al Parlamento nazionale, pochi uomini e molti ‘ominicchi e
quaquaraquà’. E finché avverrà tutto questo, la nostra amata terra di Calabria
sarà sempre derelitta. Per oltre
quarant’anni sono stato insieme ai giovani fra i banchi di scuola come docente
ed ho sperato che da loro sarebbe venuta fuori una nuova realtà, ma non è
avvenuto così, sono stato deluso e, dolorosamente, mi chiedo dove si è
sbagliato anche da parte nostra.
Il fatto è
che la vera colpa di quanto ci accade da ormai troppo tempo in buona parte è
nostra, siamo noi che recandoci alle urne mandiamo a rappresentarci, dalle
realtà locali al Parlamento nazionale, pochi uomini e molti ‘ominicchi e
quaquaraquà’. E finché avverrà tutto questo, la nostra amata terra di Calabria
sarà sempre derelitta.