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venerdì 21 gennaio 2022

Confronti
FONTI ENERGETICHE
di Romano Rinaldi


 
I due interventi che prendono spunto dal mio articolo su “Odissea” di domenica 9 gennaio* da parte del collega Angelo Baracca (“Odissea” 12 e 15 gennaio**) mi inducono, molto malvolentieri, a provare a riportare il discorso sul reale contenuto del mio articolo, piuttosto che polemizzare sterilmente sulle mie o sue conoscenze, più o meno approfondite, su questo o quell’argomento relativo alle fonti energetiche attuali e future. Desidero dunque tornare a ribadire il motivo che mi ha spinto a scrivere quell’articolo, teso a fornire motivi di riflessione e di discussione pragmatica e costruttiva sulla necessità di approfondire la ricerca e far progredire la tecnologia per reperire fonti energetiche alternative ai combustibili fossili che siano sufficienti a fornire l’energia necessaria al “metabolismo” della specie umana (e del nostro Paese, naturalmente), nel presente e nel prevedibile futuro.
A quei due articoli se n’è poi aggiunto un altro, di Giorgio Ferrari in data 19 gennaio*** al quale vanno i miei ringraziamenti per la sistematicità con la quale ha affrontato alcuni degli argomenti da me toccati dando spiegazioni esaurienti e citando autorevoli fonti.
Entrambi gli autori mi rimproverano, a tratti aspramente, di aver considerato l’energia nucleare come una possibilità anziché usare solo parole di abiura e di condanna senza appello per questa fonte energetica, pur diffusa in molte parti del mondo ed anche dietro il nostro “uscio di casa”. Nel caso di Baracca poi, i suoi articoli sono essenzialmente incentrati su quest’unico aspetto. Vorrei dunque prima di tutto fugare un sospetto con una esortazione ad entrambi gli autori, pregandoli di non considerarmi un pasdaran del nucleare così come io vorrei non dover considerare loro due taliban dell’antinucleare (detto in modo scherzoso, naturalmente).



L’intento del mio articolo non era evidentemente quello di stendere un rapporto tecnico-scientifico con tutti i pro e i contro riguardo tutte le attuali tecnologie di produzione energetica. Di cui, tra l’altro ne ho menzionato “solamente” una decina, nelle mie cinque paginette di scrittura discorsiva. Di queste dieci fonti energetiche, i tre combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) sono ora sul banco degli imputati del COP-ONU a causa della CO2 prodotta dalla loro combustione. Il mio intento era dunque quello di suscitare un dibattito sull’argomento e questo scopo direi che è stato soddisfatto, almeno per quanto riguarda alcuni aspetti. Anzi, riguardo l’energia nucleare da reattori “tradizionali” gli articoli dei due colleghi riportano una mole di dati e di verifiche in negativo che appaiono sufficienti a scoraggiare qualsiasi intento di perseguire ulteriori studi o approfondimenti sull’argomento, tanta è l’evidenza riportata per dimostrare che in quel comparto non ci sia proprio nulla che valga la pena esaminare o prendere in considerazione come fonte di energia.
Tornando al mio articolo, mi preme innanzitutto riportare l’attenzione del lettore sull’osservazione fatta all’inizio, riguardo l’apparente ineluttabilità di un enorme incremento della bolletta energetica che incombe sulla nostra economia, come ci viene costantemente ricordato da fonti governative, a fronte della produzione italiana, per una cospicua percentuale (oltre il 40%), da fonti rinnovabili (idroelettrico, solare, eolico) totalmente slegata dal costo dei combustibili fossili. Ed anche considerando che un’altra discreta proporzione (circa il 10%), acquistata dalla Francia, è prodotta con energia nucleare. Parrebbe infatti che, vista la nostra posizione apparentemente più virtuosa di altri paesi, nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili autoctone, almeno questa bolletta non dovrebbe risentire nella stessa misura dell’incremento del costo di gas e petrolio. Su questo dunque mi piacerebbe riportare almeno parte del dibattito anche per i suoi risvolti di economia e politica internazionale.
Dando poi per scontati i problemi di intermittenza che affliggono la produzione elettrica da energia solare ed eolica, ben noti e sui quali non mi è sembrato il caso di elaborare, ho cercato di portare l’attenzione su altre tre fonti energetiche pulite, rinnovabili, sostenibili e costanti (idroelettrico, geotermico, idrogeno per idrolisi da fonti rinnovabili).



Il fatto che anche questi casi possano presentare problemi, dal reperimento dei siti più appropriati, alla produzione dei materiali, macchine e infrastrutture necessarie e relative “impronte” ambientali negative, inclusa la famosa “sindrome nimby”, ci porterebbe troppo lontano in questa sede. Quindi tutti questi dettagli possono essere valutati solo a grandi linee, a patto però che siano presenti i suddetti parametri riguardo le fonti (pulite, rinnovabili, sostenibili, costanti). La ricerca, la tecnologia e le conoscenze più recenti debbono logicamente svolgere il loro ruolo. Tanto per fare l’esempio più emblematico, anche l’idroelettrico non è esente da enormi rischi di disastro ambientale e umano. La diga del Vaiont è ancora lì, dopo 60 anni, a dimostrare quanto fosse meravigliosa e ardita l’opera ingegneristica e quanto grande e imperdonabile sia stata (e probabilmente è tutt’ora) l’ignoranza geologica, oltre che linguistica! Infatti, persino la denominazione del monte che con la frana scatenata dal riempimento dell’invaso ha creato l’onda “assassina” avrebbe dovuto sconsigliare la costruzione di quell’impianto idroelettrico, peraltro mai entrato in funzione. Si chiama Monte Toc, che nella lingua del posto significa marcio (=patoc).
Ringrazio comunque gli stimati colleghi per i loro circostanziati interventi sulla questione dell’energia nucleare che ben conoscono per quanto riguarda gli impianti a tecnologia tradizionale. I loro articoli sono corretti e ben noti sono gli svantaggi che presenta l'attuale tecnologia. Altrettanto ben noti sono gli incidenti (grandi e piccoli) che si sono verificati. Il mio "promemoria" voleva piuttosto stimolare le idee e possibilmente verificare quali progressi siano in atto o futuribili per superare gli ostacoli che restano (sicurezza intrinseca ed eliminazione delle scorie). D’altr’onde, l’Italia già partecipa con un impegno finanziario e scientifico non trascurabile (ma poco più che marginale nel complesso) al progetto “fusione nucleare” per confinamento magnetico di plasma. Un nucleare senza nuclidi radioattivi ma pur sempre di energia nucleare si tratta. Incidentalmente, anche quel laboratorio, come ormai tutti i grandi laboratori di recente costruzione che trattano anche solo vagamente di nucleare, non si trova in Italia, bensì in Francia.



Ancor più utile sarebbe, come dicevo nell’articolo, approfondire le questioni che hanno impedito lo sviluppo dello sfruttamento delle altre due più importanti fonti rinnovabili, pulite e sostenibili ben presenti in Italia: idroelettrico e geotermico. Ad onor del vero, l’articolo di Ferrari accenna ad alcuni problemi verificatisi con queste fonti ma non offre spunti per la loro soluzione. Sarebbe anche molto utile cercare di capire qualcosa di più sulla possibilità di produrre idrogeno per idrolisi da fonti rinnovabili, incluso il solare termico, che ebbe un suo fautore nel prof. Carlo Rubbia e che poi non portò ad alcuna realizzazione sul suolo italiano. Questo anche in funzione del fatto che cominciano già ad essere offerte sul mercato vetture a propulsione elettrica da celle a combustibile (idrogeno appunto). Questa tecnologia potrebbe inoltre fornire il “volano energetico” per le fonti intermittenti, ecco un altro aspetto che meriterebbe approfondimento.
Infine mi sia consentito rammentare un altro fatto che ho cercato di rimarcare e che non è stato colto negli interventi dei due colleghi. Quello del primato italiano in moltissimi campi della ricerca scientifica e delle applicazioni tecnologiche a cui ha fatto quasi immancabilmente seguito l’abbandono del primato ed il mesto ritorno a paese gregario nelle produzioni e sfruttamento delle invenzioni e della proprietà intellettuale.
In ultima analisi mi rincresce dover constatare, dal punto di vista puramente formale che l’ultimo argomento che ho trattato nel mio articolo, ha avuto la funzione del drappo rosso davanti agli occhi del toro. Il tasto nucleare ha evidentemente una scarica elettrica incorporata! Per parte mia ho cercato (evidentemente invano) di suscitare interesse verso la ripresa della ricerca scientifica per un nucleare sicuro e pulito. E l'ho messo per ultimo perché quello è il suo posto, non certo per enfatizzarne l'importanza. Altrimenti avrei chiaramente usato la frase fatta adatta al caso.
Sono tuttavia convinto che il mio scritto abbia servito almeno in parte lo scopo di sollecitare un confronto di idee anche se non ha dato il risultato sperato in termini propositivi verso la soluzione del fabbisogno energetico. L’importante è mantenere un dibattito equilibrato, positivo e ponderato (difficile in questi tempi di "caccia alle streghe”) e soprattutto non rivolto alla demonizzazione della ricerca scientifica, inclusa quella sul nucleare!
 


* R. Rinaldi, “Odissea”, domenica 9 gennaio 2022
https://libertariam.blogspot.com/2022/01/fabbisogno-energetico-e-sviluppo.html?m=1
** A. Baracca, “Odissea”, mercoledì 12 e sabato 15 gennaio 2022
https://libertariam.blogspot.com/2022/01/confronti-no-allenergia-nucleare.html
https://libertariam.blogspot.com/2022/01/fonti-energetiche-diangelo-baracca-ci.html
*** G. Ferrari, “Odissea”, mercoledì 19 gennaio 2022
https://libertariam.blogspot.com/2022/01/confronti-fonti-energetiche-e-questione.html