Idue interventi che prendono spunto dal mio articolo su “Odissea” di domenica 9
gennaio* da parte del collega Angelo Baracca (“Odissea” 12 e 15 gennaio**) mi
inducono, molto malvolentieri, a provare a riportare il discorso sul reale
contenuto del mio articolo, piuttosto che polemizzare sterilmente sulle mie o
sue conoscenze, più o meno approfondite, su questo o quell’argomento relativo
alle fonti energetiche attuali e future. Desidero dunque tornare a ribadire il
motivo che mi ha spinto a scrivere quell’articolo, teso a fornire motivi di
riflessione e di discussione pragmatica e costruttiva sulla necessità di approfondire
la ricerca e far progredire la tecnologia per reperire fonti energetiche
alternative ai combustibili fossili che siano sufficienti a fornire l’energia
necessaria al “metabolismo” della specie umana (e del nostro Paese,
naturalmente), nel presente e nel prevedibile futuro. A
quei due articoli se n’è poi aggiunto un altro, di Giorgio Ferrari in data 19
gennaio*** al quale vanno i miei ringraziamenti per la sistematicità con la
quale ha affrontato alcuni degli argomenti da me toccati dando spiegazioni
esaurienti e citando autorevoli fonti. Entrambi
gli autori mi rimproverano, a tratti aspramente, di aver considerato l’energia
nucleare come una possibilità anziché usare solo parole di abiura e di condanna
senza appello per questa fonte energetica, pur diffusa in molte parti del mondo
ed anche dietro il nostro “uscio di casa”. Nel caso di Baracca poi, i suoi
articoli sono essenzialmente incentrati su quest’unico aspetto. Vorrei dunque
prima di tutto fugare un sospetto con una esortazione ad entrambi gli autori, pregandoli
di non considerarmi un pasdaran del nucleare così come io vorrei non dover
considerare loro due taliban dell’antinucleare (detto in modo scherzoso,
naturalmente).
L’intento
del mio articolo non era evidentemente quello di stendere un rapporto
tecnico-scientifico con tutti i pro e i contro riguardo tutte le attuali
tecnologie di produzione energetica. Di cui, tra l’altro ne ho menzionato
“solamente” una decina, nelle mie cinque paginette di scrittura discorsiva. Di
queste dieci fonti energetiche, i tre combustibili fossili (carbone, petrolio e
gas naturale) sono ora sul banco degli imputati del COP-ONU a causa della CO2
prodotta dalla loro combustione. Il mio intento era dunque quello di suscitare
un dibattito sull’argomento e questo scopo direi che è stato soddisfatto,
almeno per quanto riguarda alcuni aspetti. Anzi, riguardo l’energia nucleare da
reattori “tradizionali” gli articoli dei due colleghi riportano una mole di
dati e di verifiche in negativo che appaiono sufficienti a scoraggiare
qualsiasi intento di perseguire ulteriori studi o approfondimenti
sull’argomento, tanta è l’evidenza riportata per dimostrare che in quel
comparto non ci sia proprio nulla che valga la pena esaminare o prendere in
considerazione come fonte di energia. Tornando
al mio articolo, mi preme innanzitutto riportare l’attenzione del lettore
sull’osservazione fatta all’inizio, riguardo l’apparente ineluttabilità di un
enorme incremento della bolletta energetica che incombe sulla nostra economia,
come ci viene costantemente ricordato da fonti governative, a fronte della
produzione italiana, per una cospicua percentuale (oltre il 40%), da fonti
rinnovabili (idroelettrico, solare, eolico) totalmente slegata dal costo dei
combustibili fossili. Ed anche considerando che un’altra discreta proporzione
(circa il 10%), acquistata dalla Francia, è prodotta con energia nucleare. Parrebbe
infatti che, vista la nostra posizione apparentemente più virtuosa di altri
paesi, nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili autoctone,
almeno questa bolletta non dovrebbe risentire nella stessa misura
dell’incremento del costo di gas e petrolio. Su questo dunque mi piacerebbe
riportare almeno parte del dibattito anche per i suoi risvolti di economia e
politica internazionale. Dando
poi per scontati i problemi di intermittenza che affliggono la produzione
elettrica da energia solare ed eolica, ben noti e sui quali non mi è sembrato
il caso di elaborare, ho cercato di portare l’attenzione su altre tre
fonti energetiche pulite, rinnovabili, sostenibili e costanti (idroelettrico,
geotermico, idrogeno per idrolisi da fonti rinnovabili).
Il
fatto che anche questi casi possano presentare problemi, dal reperimento dei
siti più appropriati, alla produzione dei materiali, macchine e infrastrutture
necessarie e relative “impronte” ambientali negative, inclusa la famosa
“sindrome nimby”, ci porterebbe troppo lontano in questa sede. Quindi tutti
questi dettagli possono essere valutati solo a grandi linee, a patto però che
siano presenti i suddetti parametri riguardo le fonti (pulite, rinnovabili,
sostenibili, costanti). La ricerca, la tecnologia e le conoscenze più recenti
debbono logicamente svolgere il loro ruolo. Tanto per fare l’esempio più
emblematico, anche l’idroelettrico non è esente da enormi rischi di disastro
ambientale e umano. La diga del Vaiont è ancora lì, dopo 60 anni, a dimostrare
quanto fosse meravigliosa e ardita l’opera ingegneristica e quanto grande e
imperdonabile sia stata (e probabilmente è tutt’ora) l’ignoranza geologica,
oltre che linguistica! Infatti, persino la denominazione del monte che con la
frana scatenata dal riempimento dell’invaso ha creato l’onda “assassina”
avrebbe dovuto sconsigliare la costruzione di quell’impianto idroelettrico, peraltro
mai entrato in funzione. Si chiama Monte Toc, che nella lingua del posto
significa marcio (=patoc). Ringrazio
comunque gli stimati colleghi per i loro circostanziati interventi sulla
questione dell’energia nucleare che ben conoscono per quanto riguarda gli
impianti a tecnologia tradizionale. I loro articoli sono corretti e ben noti
sono gli svantaggi che presenta l'attuale tecnologia. Altrettanto ben noti sono
gli incidenti (grandi e piccoli) che si sono verificati. Il mio
"promemoria" voleva piuttosto stimolare le idee e possibilmente
verificare quali progressi siano in atto o futuribili per superare gli ostacoli
che restano (sicurezza intrinseca ed eliminazione delle scorie). D’altr’onde,
l’Italia già partecipa con un impegno finanziario e scientifico non
trascurabile (ma poco più che marginale nel complesso) al progetto “fusione
nucleare” per confinamento magnetico di plasma. Un nucleare senza nuclidi
radioattivi ma pur sempre di energia nucleare si tratta. Incidentalmente, anche
quel laboratorio, come ormai tutti i grandi laboratori di recente costruzione
che trattano anche solo vagamente di nucleare, non si trova in Italia, bensì in
Francia.
Ancor
più utile sarebbe, come dicevo nell’articolo, approfondire le questioni che
hanno impedito lo sviluppo dello sfruttamento delle altre due più importanti
fonti rinnovabili, pulite e sostenibili ben presenti in Italia: idroelettrico e
geotermico. Ad onor del vero, l’articolo di Ferrari accenna ad alcuni problemi
verificatisi con queste fonti ma non offre spunti per la loro soluzione.
Sarebbe anche molto utile cercare di capire qualcosa di più sulla possibilità
di produrre idrogeno per idrolisi da fonti rinnovabili, incluso il solare
termico, che ebbe un suo fautore nel prof. Carlo Rubbia e che poi non portò ad
alcuna realizzazione sul suolo italiano. Questo anche in funzione del fatto che
cominciano già ad essere offerte sul mercato vetture a propulsione elettrica da
celle a combustibile (idrogeno appunto). Questa tecnologia potrebbe inoltre
fornire il “volano energetico” per le fonti intermittenti, ecco un altro aspetto
che meriterebbe approfondimento. Infine
mi sia consentito rammentare un altro fatto che ho cercato di rimarcare e che
non è stato colto negli interventi dei due colleghi. Quello del primato
italiano in moltissimi campi della ricerca scientifica e delle applicazioni
tecnologiche a cui ha fatto quasi immancabilmente seguito l’abbandono del
primato ed il mesto ritorno a paese gregario nelle produzioni e sfruttamento
delle invenzioni e della proprietà intellettuale. In
ultima analisi mi rincresce dover constatare, dal punto di vista puramente
formale che l’ultimo argomento che ho trattato nel mio articolo, ha avuto la
funzione del drappo rosso davanti agli occhi del toro. Il tasto nucleare ha evidentemente
una scarica elettrica incorporata! Per parte mia ho cercato (evidentemente
invano) di suscitare interesse verso la ripresa della ricerca scientifica per un
nucleare sicuro e pulito. E l'ho messo per ultimo perché quello è il suo posto,
non certo per enfatizzarne l'importanza. Altrimenti avrei chiaramente usato la
frase fatta adatta al caso. Sono
tuttavia convinto che il mio scritto abbia servito almeno in parte lo scopo di
sollecitare un confronto di idee anche se non ha dato il risultato sperato in
termini propositivi verso la soluzione del fabbisogno energetico. L’importante
è mantenere un dibattito equilibrato, positivo e ponderato (difficile in questi
tempi di "caccia alle streghe”) e soprattutto non rivolto alla
demonizzazione della ricerca scientifica, inclusa quella sul nucleare!