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giovedì 12 ottobre 2023

GUERRE
di Franco Continolo


Prima di tornare alla questione israelo-palestinese, un pensiero all’Ucraina, dove, scrive Gilbert Doctorow, c’è una novità: la Russia ha iniziato a bombardare Avdeevka, la roccaforte da cui partono i quotidiani colpi di artiglieria sulla città di Donetsk (e dintorni) che dista 14 chilometri.  Sul perché solo ora Mosca si sia decisa, Doctorow fa diverse ipotesi; di certo c’è che la conquista di queste città fortificate comporta migliaia di vittime, tra civili e militari, e che per qualche motivo Mariupol e Bachmut sono state giudicate prioritarie. A differenza dei cittadini di Gaza, quelli di Avdeevka hanno una via d’uscita, prima che i russi attacchino in forze; i palestinesi sanno invece benissimo che se abbandonassero Gaza, ammesso e non concesso che l’Egitto li accolga, non rientrerebbero più nella loro terra – sarebbe pulizia etnica. Un’altra differenza è che i combattenti palestinesi non hanno alternativa all’asserragliarsi nella città – gli ucraini invece trasformano arbitrariamente le città in fortezze, facendosi scudo dei civili. Un’ultima differenza è che gli israeliani si sono limitati finora a bombardare, senza rischiare i propri uomini, e in questa occasione hanno aggiunto il taglio di cibo, acqua ed energia elettrica, bloccando fra l'altro l’attività degli ospedali, o almeno di quelli rimasti in piedi. Come nota Scott Ritter, per il momento Israele si muove sull’esclusivo terreno dei crimini di guerra. Ovviamente anche i palestinesi nell’attacco di sabato hanno compiuto crimini, tuttavia i media nostrani hanno messo in secondo piano l’aspetto militare dell’operazione – esemplare in proposito l’editoriale di Mieli. Diverso, osserva Doctorow in un altro commento, il caso della televisione russa che ha dato molto più spazio alle scene di carri armati dati alle fiamme, e di resa dei soldati israeliani. Doctorow specula anche sugli sviluppi politici, e in questo senso trova inquietante l’arrivo della flotta americana: si prepara la guerra all’Iran? A sostegno di questa ipotesi c’è un articolo del WSJ che accusa Teheran di aver aiutato con l'intelligence i palestinesi nell’attacco di sabato. L’articolo è una patacca, scrive con buoni argomenti Bernhard di Moon of Alabama, tuttavia esso è preoccupante perché esprime la volontà dei neocon. Non è invece uno sviluppo politico significativo il fatto che l’UE sia tornata sulla decisione di bloccare gli aiuti alla Palestina: solo un po’ meno idiozia. È Alexandra Sharp nella Newsletter di Foreign Policy a darne notizia.