Sentendo la definizione di “Liberation
Day” usurpata dall'inquilino della Casa Bianca nel giorno dell’imposizione di
dazi sugli scambi commerciali col resto del mondo (tranne la Federazione
Russa), coi noti e nefasti risultati sulle economie di tutti i Paesi coinvolti
(non solo i passivi, anzi…), mi è venuto spontaneo considerare quanto sia fuori
luogo qualsiasi analogia con quella giornata che in Italia ci apprestiamo a
ricordare, nell’ottantesima ricorrenza, il prossimo 25 Aprile. Si tratta, a mio parere, di una effettiva
bestemmia. A maggior ragione in quanto quella vera Liberazione (dal
Nazifascismo), fu conseguita dal nostro Paese e dal resto della tanto
vituperata Europa, grazie al sacrificio di centinaia di migliaia di soldati
Americani, di cui circa 90.000 morti per liberare l’Italia, a fronte di meno di
un decimo dei combattenti delle forze di liberazione italiane, rimasti sul
terreno. Si tratta dunque della peggior profanazione di una memoria che
dovrebbe essere ritenuta sacra da coloro che si autodefiniscono patrioti e che
sono gli effettivi custodi della nazione americana e delle sue Istituzioni
(tutt’ora liberal-democratiche). Non molto tempo fa, la portavoce del ministero
degli esteri del Cremlino definì blasfema la similitudine fatta dal nostro Presidente
della Repubblica tra le trattative di pace in Ucraina, intraprese dalle due
superpotenze e la “soluzione” della questione dei Sudeti nella Conferenza di
Monaco del 1938. (https://libertariam.blogspot.com/2025/02/blasfemia-sui-generis-di-romano-rinaldi.html?m=1).Similitudine
peraltro più che legittima da un punto di vista prettamente storico. Ora, di
fronte alla definizione di Liberation Day
del giorno più nefasto per le Borse di tutto il mondo che arriva dal Paese
culla del capitalismo, non si tratta più soltanto di blasfemia ma di una vera e
propria bestemmia di Stato. Evidentemente la cosiddetta verità alternativa, di
cui fanno uso sistematico le autocrazie populiste della destra internazionale,
sta soverchiando di gran lunga qualsiasi verità storica, civile, economica e
persino religiosa. Evidentemente, gli autocrati si sentono custodi ipso facto
della parola (il verbo) e del suo significato come in un nuovo inizio della
creazione. Credo che presto qualcuno dovrà mettere mano alle camicie di forza.