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domenica 28 dicembre 2025

ATTACCO ALLA NOSTRA INTELLIGENZA
di Chicca Morone


 
“Gli umani sono da oggi degli animali hackerabili. Questa stessa idea che abbiano un’anima o uno spirito, e nessuno di loro sa cosa succeda dentro di loro e che abbiano liberi desideri, da oggi è superata”. Traduzione di una perla di saggezza di Yuval Noah Harari, Top Advisor di Klaus Schwab
  
Siamo probabilmente una delle ultime generazioni di Homo Sapiens in quanto nelle prossime generazioni impareremo a ingegnerizzare corpi, cervelli e menti.
Ma come saranno i futuri padroni del pianeta? Questo sarà deciso dalle persone che possiedono i dati. Perché i dati sono così importanti? Perché abbiamo raggiunto un punto in cui possiamo hackerare non solo i computer, ma anche gli esseri umani e altri organismi. Di che cosa si ha bisogno per hackerare un essere umano? Sono necessarie due cose: di molta potenza di calcolo e di molti dati, specialmente dati biometrici. Ma il controllo dei dati potrebbe consentire alle élites umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costituire dittature digitali. Hackerando gli organismi, le élites potrebbero ottenere il potere di reingegnerizzare il futuro della vita stessa, perché una volta che si può hackerare qualcosa, solitamente si può anche ingegnerizzarla. Tutta la vita per 4 miliardi di anni (dinosauri, amebe, pomodori, esseri umani) è stata soggetta alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ma questo ora sta per cambiare: la scienza sta sostituendo l’evoluzione tramite selezione naturale, con l’evoluzione tramite design intelligente. Non design intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro design intelligente: quello delle nostre nuvole (IBM, Microsoft) le nuove forze motrici dell’evoluzione. Nello stesso tempo la scienza può rendere possibile la vita, dopo che è stata confinata per 4 miliardi di anni nel regno limitato dei composti organici, la scienza può permettere alla vita di emergere nel regno inorganico” (Yuval Noah Harari – WEF, 31 gennaio 2018)



Due anni dopo, la pandemia! Un evento che ha distrutto qualsiasi forma di dignità e di tutela della privacy dell’individuo, mettendo le basi alla realizzazione del piano delirante delle invocate élites del filosofo israeliano. Sfortunatamente ciò che allora sembrava una vera e propria follia, oggi pare essere assai prossima e con connotazioni più che inquietanti. Il fatto che il virus sia partito in primis dal laboratorio cinese di Wuhan (forti i legami con il Galveston National Laboratory negli Stati Uniti, il Centre International de Recherche en Infectiologie in Francia e il National Microlology Laboratory in Canada) non è da sottovalutare perché è proprio in Cina che il controllo sulla popolazione è stato ampiamente deformato, rispetto al progetto canadese di incentivazione ad azioni salutari, con ricompense dei comportamenti virtuosi dei cittadini: il sistema di sorveglianza cinese rimane tuttora uno sconcertante esempio di come si diventa schiavi.

Harari

E di schiavitù ne parla il professor Harari, quando considera una nuova enorme classe di gente “inutile”, visto che i computer diventano sempre più potenti, in un numero sempre maggiore di campi: secondo lui esiste la chiara possibilità che diventino migliori di noi nella maggior parte dei compiti, rendendoci superflui; una pia illusione ma con grosse implicazioni per l’uomo nella fiducia i se stesso, vittima della credulità umana. A questo punto la domanda di carattere politico ed economico sorge spontanea nel cervello di alcuni personaggi, facenti parte della famosa élite “A cosa servono gli uomini? A cosa servono così tanti uomini?”
Uno su tutti, l’economista di origini ebraiche Jacques Attali conferma che dopo i sessantacinque anni l’uomo diventa un peso per la società, in quanto consuma più di quanto abbia potuto produrre (L’avenir de la vie, Entretiens avec Michel Salomon, collection Les Visages de l’avenir, éditions Seghers - 1981). Arriva anche a predire che sarà trovato un mezzo per ridurre la popolazione, in un primo tempo, appunto, degli ultra settantenni, “nous nous en débarrasserons en lui faisan croire que c’est pour leur bien”: niente da eccepire, si sono sbarazzati di un bel numero di cittadini obbedienti ai diktat di un altro encomiabile economista, Mario Draghi, la maggior parte provvisti di Greenpass, dalle ambigue implicazioni!
E sul documento che era “una misura con cui gli italiani possono continuare a esercitare le proprie attività, a divertirsi andare al ristorante a partecipare a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose” peccato l’illustre statista essere stato smentito dagli abbondanti contagi di chi si era fidato delle sue indicazioni, per altro disattese anche dalla stessa casa farmaceutica produttrice. Niente paura, però, l’onore è salvo: pochi mesi dopo Mario Draghi ha ricevuto il premio come miglior statista dell’anno (“Il primo ministro Mario Draghi è un leader inclusivo, un uomo saggio e con un cuore che ha portato stabilità) direttamente dalle mani del rabbino di New York Arthur Schneier al “World Statesman Award 2022” della Appeal of Conscience Foundation a New York. Immancabile la stretta di mano dell’ormai defunto Henry Kissinger, quello che aveva avvertito Aldo Moro della pericolosa deriva che stava prendendo l’Italia con il suo progetto di compromesso storico. 


 
Oggi ci troviamo in un mondo malato in cui l’Intelligenza Artificiale fatta arrivare alla portata di tutti proprio in periodo pandemico, se da una parte ha velocizzato i tempi per molte operazioni, dall’altra ha manifestamente ridotto la creatività del singolo individuo che poco alla volta si è abituato a ricorrere a lei, convinto di una migliore realizzazione delle proprie idee: nessuno sforzo per trovare una parola, un verbo, una frase migliore… lei ha qualità superiori, è un assioma. Se nel campo lavorativo risolve molti compiti, dapprima espletati dall’uomo, con notevole vantaggio di chi possiede aziende, imprese e organizzazioni volte alla produzione di denaro, nell’ambito del singolo che ha bisogno di lavorare, la sua sostituzione da parte di un macchinario non è certo di buon auspicio: quale soluzione può trovare?
Il diritto al lavoro,
come sancito dagli articoli 4 e 35 della Costituzione Italiana, non è qualcosa di astratto bensì un cardine della democrazia: non può e non deve essere sostituito dal reddito di cittadinanza come palliativo: calpestare la dignità umana non porta grande giovamento alla comunità. La creazione di questa enorme classe di gente “inutile”, la divisione dell’umanità in diverse caste biologiche, con i ricchi che vengono elevati a status di veri e propri Dei e i poveri relegati al livello di gente inetta, non possono produrre che rivolte e guerre: inutile invocare pace ed equilibrio nelle popolazioni se non si estirpa questa arrogante volontà di sopraffazione delle cosiddette élites globaliste.